Prologo

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A VOI CHE AMATE LA MARVEL
QUANTO LA AMO IO.
AI SOGNATORI COME ME.

L'unica vita degna di essere vissuta,
è quella che ti fa battere il cuore

Il tempo si era congelato come la vita stessa, ogni aspetto era cambiato, ogni speranza era andata persa e adesso l'unica cosa da fare era quella di andare avanti.
Non è sempre facile ma si è obbligati a farlo se si vuole vivere uno straccio di vita.
Erano passati anni da quando Steve Grant Rogers era andato per l'ultima volta in missione e sicuramente in questa occasione era con una squadra al quanto strana.
Non li conosceva per niente ma sapeva solo che quando sarebbero tornati avrebbero parlato di un progetto di cui lui stesso faceva parte. Si sentiva così arrabbiato e solo in mezzo a quelle persone, forse perché tutti erano di quell'epoca mentre lui era rimasto congelato nel suo dolore.
Dovevano entrare in una base di cui non si conosceva l' organizzazione, sembrava che facessero esperimenti con dei potenziati poichè c'era una fonte esagerata di energia in quella zona.
Cosa che poteva avere un collegamento con il Tesseract, una forza aliena vitale dell'universo con cui aveva avuto a che fare il Capitano negli anni 40'.
I suoi colleghi non parlavano di cose serie, a parte Bruce.
La coversazione era tra Natasha Romanoff, una donna sulla trentina con dei capelli rossi corti, degli occhi verdi smeraldo, un fisico perfetto e una freddezza stravagante ; con Tony Stark che guidava la navicella come se fosse un giocattolo.
Quest'ultimo era molto più irritante di quanto lo fosse il padre, era eccentrico e troppo ironico, Steve cercava di non ascoltarlo perché ai suoi tempi lo avrebbe sicuramente steso.
Bruce Banner era un uomo molto intelligente, bruno con degli occhi scuri accompagnati da una scintilla verde, era un famosissimo dottore e scienzato, sapeva solo che era meglio non farlo arrabbiare perché si trasformava in una creatura di nome "HULK", ma non gli interessava un granché, sapeva che non era un mostro, lo stava osservando da lontano pensando che il mondo avrebbe avuto bisogno di Capitain America ma lui stesso aveva perso così tanto.
Il suo amore, Peggy Carter, che era ancora viva ma molto anziana.
Il suo migliore amico, Bucky Barnes, morto.
I suoi soldati morti ormai.
I suoi amici.
I suoi vecchi capi.
Aveva perduto il suo momento.
Non aveva ringraziato quelli che lo avevano aiutato a uscire fuori dal ghiaccio. Gli mancava vedere i vecchi taxi gialli di Brooklyn, le case costruite in quel modo, i negozi con le vetrine classiche, il linguaggio che usavano, il fumo che usciva dai camini, il modo di vestirsi, gli uomini in divisa per strada e il rispetto che c'era.
Aveva perso il suo mondo.

Non sapeva perché avesse scelto di accettare quel compito, il capo dello SHIELD gli aveva detto solo che era importante per il mondo e quindi quella era la sua prova

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Non sapeva perché avesse scelto di accettare quel compito, il capo dello SHIELD gli aveva detto solo che era importante per il mondo e quindi quella era la sua prova.
A fine missione doveva solo dire si o no, ma non sapeva se sarebbe riuscito a vivere senza combattere.
E per il momento voleva solo sentirsi utile prima di fidarsi ciecamente.
Sapeva che avevano vinto la guerra grazie a lui poiché si era buttato in quel luogo ghiacciato, eppure si sentiva ancora dentro quel periodo, Captain America era vivo ma Steve Roger era disperso da qualche parte annegando, da solo.

𝐔𝐍𝐈𝐕𝐄𝐑𝐒𝐄 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora