Capitolo ventidue

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~~~ STEFAN ~~~

*Tic tic*

Il suono dei macchinari continua a rimbombarmi nella testa.
Ho sempre cercato, sin da piccolo, di essere forte,di mostrarmi sempre duro e mai spaventato,un bambino e,ben presto, un uomo pronto a tutto. Ma mai mi sarei aspettato di sentirmi così debole,vulnerabile,davanti a Camilla.
E,solo adesso,dopo la conferma dei medici e ritrovarmi,improvvisamente,in sala operatoria,mi rendo conto di quello che sta accadendo realmente.
Seppur con tutto l'odio del mondo abbia accettato di sottopormi a questo intervento,capisco solo ora che l'essere qui non è stata una decisione dettata dalla ragione,ma bensì dal cuore,perché quest'ultimo sa perfettamente che non lo sta facendo solo per il bambino,ma anche per lei.
Per la seconda volta in tutta la mia vita,ha preso il sopravvento su ogni cosa,su tutti gli altri,e questo mi terrorizza,perché da delle conferme che non sono pronto ad accettare. Devo ammettere che sono molto sorpreso da me stesso,e sono certo che appena Kelly verrà a trovarmi comincerà a rompermi di nuovo i coglioni sul volere un bambino. Non ne voglio uno,eppure adesso lo sto facendo per l'unico moccioso che avrei dovuto evitare come la peste. Ma quegli occhietti,l'ingenua ironia,la capacità di vedermi come una brava persona,mi hanno stordito. La tenerezza che sento quando lo vedo,quando mi parla,è impressionante. Fuori da ogni logica e ragione. Forse sono impazzito,e spiegare quanto mi sia fottuto il cervello da quando è tornata non avrebbe più senso. Ormai non ci sto capendo più un cazzo nemmeno io.
Probabilmente tutte queste emozioni contrastanti sono frutto dell'intensità di questo momento. Non ho mai subito un intervento,e ho sempre sperato che non ne avessi mai dovuto avere bisogno.
Come ho già ripetuto più volte non sopporto l'odore degli ospedali. Quando ero bambino,ho speso la maggior parte delle mie giornate in un posto del genere. Mia nonna,madre di mia madre,si ammalò gravemente e arrivò un momento dove la sua vita non era più al sicuro nemmeno a casa. Non volevo lasciarla sola,le volevo bene. Era l'unica in grado di capirmi e a credere in me,e ho sempre creduto che Camilla le sarebbe piaciuta da impazzire.
Appena morì la mia vita andò a rotoli,a partire dal trasferimento in Inghilterra. Poi è arrivata lei,e mi ha salvato.

Mentre rimugino sulla problematica della mia intera esistenza,il piccolo Sammy continua a piangere e chiamare disperato sua madre.
Il via vai dei medici,il silenzio assordante,più rumoroso della musica a palla in discoteca,il ticchettio dell'orologio,rendono la situazione ancora più inquietante.
Nessuno bada a me,ne tanto meno si preoccupano di calmare il piccoletto.

<<Ehi,ometto,la tua mamma è qui fuori. Non avere paura ci sono io con te>>affermo guardandolo e allungando la mano cercando la sua.

<<Mam...ma>>singhiozza spaventato tirando su col naso.
Stringo forte la piccola manina morbida e delicata e provo a cercare,il più rapidamente possibile,una soluzione per riuscire a calmarlo.

<<Ho un'idea>>affermo<<che ne dici se cantiamo insieme una bella canzoncina finché non ci addormentiamo?>>chiedo speranzoso.

Sammy annuisce e lentamente cominciamo a canticchiare una semplice canzone per bambini.

<<Il coccodrillo come fa...na na na...non c'è nessuno che lo sa...na na na..si..dice...mangi trop..>>improvvisamente qualcosa sembra cambiare,tutto comincia a diventare sfocato,la vista mi si appanna e capisco che è giunto il momento. Chiudo gli occhi e prego Dio affinché ci salvi,e la cosa buffa è che non ho mai creduto a tali assurdità,eppure adesso,mentre il buio mi inghiottisce,l'unica cosa che posso fare è sperare che lassù ci sia qualcuno pronto a sorvegliare sulla mia vita e quella di Sammy.

1 AGOSTO 2014

<<Non essere timida,sono certo che gli piacerai sicuramente>>affermo sicuro.

Amami Adesso                                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora