Capitolo ventotto

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~~~ STEFAN ~~~

È arrabbiata,anzi è completamente incazzata.
Lo vedo dal modo nervoso di corrucciare le labbra,e dal lieve rossore che le imporpora le guance. Ma,cazzo,se si sarebbe fatta scopare dalle mie dita in acqua davanti al suo ragazzo.
Anche se noto che c'è qualcosa di diverso rispetto al solito. Una carezza in meno e un dolce bacio mancato.
Che si siano lasciati?
Non so perché,ma per qualche assurdo motivo mi sento sollevato. Saperla lontano da lui,da qualsiasi uomo presente sulla faccia della terra,mi permette di non impazzire.
Anche se non posso averla. Anche se non è più mia.
Ci sono stati giorni nei quali questo solo pensiero mi distruggeva,facendomi sentire continuamente arrabbiato e vulnerabile. Si dice che non bisogna mai lasciare che la propria felicità dipenda da un'altra persona.
Tutte cazzate. Come si può sostituire la gioia che il cuore prova quanto ti risvegli accanto alla persona che ami?
Non puoi.
La verità è che la felicità va condivisa,a volte una metà può essere più soddisfacente di una parte intera.
Smettiamola di credere alle apparenze o alle stronzate che si leggono sui social o tra qualche pagina di un libro sdolcinato fatto di menzogne e amori perfetti.
L'amore non è perfetto,è un casino. Un completo disastro fatto di errori e parole sbagliate,la maggior parte delle volte inutili e fuori luogo. Sono i silenzi quelli che contano.
Avete idea di quante cose si possono capire da uno sguardo immerso nel silenzio assoluto?
Infinite.
Sono sempre stato un uomo che pesava ogni parola,anzi,lo sono ancora tutt'oggi,ma quando c'è il cuore di mezzo è tutt'altra storia.
Il problema però,è che con lei non riesco a mettere in pratica il mio pensiero. Peso ogni singola sillaba che esce dalle sue labbra,ho bisogno di sentire la sua voce e il silenzio diventa un pesante macigno che non riesco a spostare. Mi destabilizza,impedendomi di essere coerente con me stesso e questo mi manda in bestia.
Perché,come forse avrò ribadito più e più volte,quando c'è quella donna di mezzo,il mio sistema nervoso ha un elevato aumento di pressione rendendomi una bomba a orologeria pronta a esplodere da un momento all'altro.
Ma non posso scoppiare,lasciare che ogni mia singola emozione salti fuori. La mia vita ormai è questa,il ragazzo di un tempo davvero non c'è più.
Prima ero semplicemente Stefan,ora sono Stefan Howard.

<<Camilla tutto bene?>>domanda allarmato Luke. Mi volto verso di lei e osservo il leggero tremolio della bocca e gli occhi arrossati e lucidi.

<<Si sto bene,forse è meglio che vada dentro>>risponde con un sorriso così finto che non le si addice.

<<Sei sicura? Per caso non ti senti bene?>>continua preoccupato.

<<Davvero,sto bene.>>
Rapida e senza guardarmi nemmeno un volta si allontana da noi,giunge alla scaletta e come un razzo prende l'asciugamano dal lettino,i suoi vestiti e scappa in casa.

<<Non sta bene affatto! Forse è meglio se vado a controllare>>insiste il mio amico.

<<Hai scassato i coglioni! Se ha detto che sta bene...sta bene>>inveisco lapidario.
Non sopporto questa sua insistenza nel volerle starle vicino,e dubito che si preoccupi davvero per lei.
Non lo faccio io,figuriamoci se per lui la sua salute è importante.
Perché chi sei tu?
La mia vocina del cazzo interiore mi pone una bella domanda. Chi sono io?
Ormai solo un misero granello di un amore consumato.

<<Che ti prende? Sai,ultimamente non ti riconosco più. Sei sempre così nervoso che molte volte penso di aver commesso qualche sbaglio>>commenta. E poi,eccome se lo ha commesso.

<<Il troppo lavoro mi stressa,non centri tu>>mento.

<<E da quando il lavoro è un problema per Stefan Howard?>> lui e queste fottute domande mi hanno rotto il cazzo.

<<Senti amico non è giornata>> tronco scocciato.

<<Fino a poco fa sembrava il contrario>>continua innervosendomi maggiormente.

Senza aggiungere altro e,per evitare che lo faccia anche lui,mi dirigo fuori dalla piscina.
Non mi volto verso il mio amico,nemmeno quando dice <<sai,ultimamente non ti capisco proprio.>>

Una volta in casa,vado verso il frigo,prendo una birra,la stappo con i denti e ne faccio lunghe sorsate per rigenerare la mia gola secca.
Ho la sensazione di sprofondare nel vuoto assoluto in balia di ansie e confusioni.

<<Sono stanca di essere trattata così da te,devi smetterla Stefan. Giuro che non lo reggo più.>>
D'un tratto la voce di Camilla esplode nei miei timpani facendomi andare il liquido amaro di traverso. Boccheggio in cerca d'aria e dopo un profondo respiro mi volto verso di lei. È appoggiata contro lo stipite della porta e ha un'espressione stanca. 

<<Non ti sto trattando in nessun modo è questo il punto>>affermo sapendo perfettamente di non dire il vero.

<<Ma dai...>>si lascia andare a una risata nervosa <<sai benissimo che il tuo atteggiamento nei miei confronti è più di quanto io meriti realmente>>continua.

<<E dimmi...perché pensi di meritare qualcosa da me?>>

<<Sei sempre stato bravo a girare le parole dalla tua parte anzi,non mi sorprende affatto una risposta del genere da te...>>piano si avvicina verso la mia direzione <<ma il punto è sempre stato un altro,solo che tu non hai mai voluto accettarlo. Io da te non mi aspetto e non voglio nulla. Ignorami,fai finta che non esista. Per Stefan,Camilla non c'è più e per Camilla...bhè io ci provo costantemente a fingere che non ci sei>>conclude con il fiato corto come se avesse corso una maratona da dieci km.
Questa volta sono io a fare un passo verso di lei,osservo l'impercettibile movimento delle pupille che vorrebbero guardare altrove ma che lei impone a rimanerle fermi nei miei occhi. Il petto,così dannatamente eccitante,si alza e si abbassa a ogni suo respiro.

<<Fingere che tu non esista sarebbe troppo facile...per te>>sussurro a un centimetro dalle sue labbra.

<<Sei cattivo>>afferma furiosa. Riporto la distanza tra i nostri corpi e fingo di sentirmi offeso.

<<E tu una mocciosa del cazzo>>sputo senza pensarci.

<<Come scusa?>>chiede sconvolta. Lei sì,che si è offesa. Lo vedo.
La conosco.

<<Non prendertela,ma la tua età anagrafica è perfettamente a pari passo con la tua maturità>>continuo senza riflettere.

<<Sei un bastardo!>>sbotta furiosa per poi voltarsi e fare per andarsene. Ma col cazzo che la lascio andare così facilmente.

<<Che fai?...Te ne vai?...Ecco,mi stai dando la dimostrazione che le mie parole sono vere. Non hai il coraggio di affrontare il discorso>>continuo.
Si volta allibita e torna spedita verso di me.

<<Ho provato così tante volte a parlarti,a cercare di farti capire,ma le tue risposte sono sempre state così deludenti e infantili da sapere perfettamente che non cambieranno mai. Sono stanca di perdere tempo,sono stufa di sentirmi ripetere cattiverie continuamente e sono maledettamente esausta dall'affrontarti. Hai raggiunto il tuo scopo Stefan,eccome se hai lo hai fatto>>conclude passandosi una mano frenetica tra i capelli spettinati.

<<Cosa ho ottenuto esattamente?>>domando confuso.

<<La mia sofferenza. Ma,lascia che ti dica che,ancora una volta,non sono state le tue parole a farmi tanto male>>senza lasciarmi il tempo di controbattere se ne va.
Sparisce nel nulla,facendomi ascoltare solo lo sbattere della porta una volta raggiunto il piano di sopra.

Ho raggiunto il mio scopo.
Davvero?
Certo che no! Non ho mai voluto farle del male,perché il suo dolore è anche il mio.
Solo che non lo sa,il mio comportamento non è altro che tanto rancore che necessita di uscire fuori.
Maledizione,volevo solo che capisse quanto sono stato di merda senza di lei. Ma evidentemente ho combinato solo un gran casino.
E mi sento una merda,più di prima.

Amami Adesso                                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora