Capitolo cinquantasei

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*** CAMILLA ***

La sera precedente

"Smettila. Ti prego fermati" sussurro senza emettere un filo di voce, non ci riesco e come se quell'uomo mi avesse ormai prosciugata di tutte le forze e parlare adesso mi sembra un'impresa impossibile. Guardo Stefan tempestare di pugni suo padre a causa mia e ora tutti i sacrifici che ho fatto per tenerlo al sicuro da se stesso e dalla sua famiglia si sono disintegrati in questo istante. Nel momento esatto in cui ha sfondato la porta e ha visto il male che mi ha dilaniato per anni.
Anthony ha il volto ricoperto di sangue e non riesco a smettere di tremare, mi sembra di essermi catapultata in uno dei miei peggiori incubi, eppure una piccola parte egoista di me esulta per questa scena. Finalmente il mio aggressore sta pagando per tutta la sofferenza che mi ha causato, anche se in un modo sbagliato. E come se in un solo momento, tutta la verità fosse salita a galla e ora nessuno può tirarsi indietro, me compresa.
Per fortuna giunge Luke intervenendo subito,mettendo fine allo spettacolo nonostante Stefan non smette di scalciare e provare a divincolarsi dalla presa dell'amico.
La lite ha catturato l'attenzione di quasi tutti i presenti e ora la maggior parte è salita di sopra e mi fissa come se avessi la scabbia. Mi sento come un'appestata, quando in realtà ho bisogno solo di essere curata dalla malattia.

Vedo il demone che ha provato a stuprarmi di nuovo sgattaiolare fuori con il capo chino il più in fretta possibile, sua moglie e Kelly lo seguono a ruota. Stefan mi fissa addolorato, con lo sguardo che evidenzia la sua anima lacerata. Si avvicina e si toglie la giacca, fa un altro passo ma istintivamente indietreggio. Non so perché lo faccio, ma è come se il mio corpo si stesse proteggendo più di quanto non abbia mai fatto quando doveva realmente.

<<Non voglio farti nulla, solo...prendila>> dice con voce più calma. Osservo dubitante la sua mano allungata verso di me che stringe tra le lunghe dita, qualcuna macchiata di sangue, la sua giacca. Lentamente l'afferro e me la stringo intorno alle spalle, la parte orgogliosa di me voleva rifiutare ma ho l'abito praticamente distrutto e non indosso il reggiseno quindi restare, più o meno, nuda davanti a tutti non mi va proprio a genio.

<<Dov'è?>> grida la mia amica. Anche Sophie e Sammy mi raggiungono allarmati, e non credo si possa descrivere a parole la bellissima sensazione di sollievo che sento quando stringo forte mio figlio tra le braccia. Il suo profumo è morfina per la mia anima dolorante.

<<Quel bastardo ti ha fatto di nuovo del male?>>domanda Sophie accarezzandomi il volto.

<<Di nuovo?>>chiede Stefan allibito. <<Che cazzo significa,di nuovo?>>ripete duro. Ha lo sguardo confuso e si passa frenetico una mano tra i capelli scompigliati.

<<Sarai contento ora,spero che continuerai ad essere fiero del cognome che ostenti a elogiare con tanta arroganza>> ribatte la mia amica con tanta violenza da fare male, perché so esattamente che lo sta facendo per ferirlo.
Anche Luke si blocca improvvisamente spalancando la bocca e fissandomi con compassione, sentimento che mi da una certa stizza. È mai possibile che le persone cominciano a definirvi una "brava persona" solo dopo aver scoperto che ho patito le pene dell'inferno senza avere mai avuto il coraggio di ammetterlo e gridarlo al mondo.
Ma le cose non sono così, sono molto più complicate.

<<Che diavolo significa di nuovo?>> domanda allibito, ha gli occhi spalancati e boccheggia in cerca d'aria.

<<Significa...>> comincia sospirando Sophie <<...che hai sprecato il tuo tempo a insultare la persona sbagliata>> conclude granitica. Lo guarda duro e furiosa, ma vorrei tanto che la smettesse di trattarlo così. Non sopporto di vederlo soffrire. Inspiro profondamente e dopo qualche minuto ritengo che è arrivato il momento di andare via. Lasciamo la grande tenuta degli Howard con un altro pessimo ricordo alle spalle e adesso non posso fare altro che confermare che questa è decisamente la casa degli orrori.
Raggiungiamo Italo a passo svelto e una volta chiusa nell'abitacolo faccio un lungo sospiro di sollievo. Finalmente sono lontana da tutti.

<<Forza, torniamo a casa>> afferma Sophie carezzandomi la spalla e facendo un lieve sollievo smorzato.
Annuisco e volto la testa verso il finestrino,mentre inspiro il profumo di Sammy.
Il pick-up ci impiega almeno qualche minuto prima di partire e non posso fare a meno di lasciarmi sfuggire un risolino per le innumerevoli imprecazioni della mia amica.

Questa sera New York sembra più spenta del solito, è come se ci fosse stato un grosso blackout e la città dei miei sogni si stesse spegnendo lentamente sotto il mio sguardo triste, o forse sono io che in questo momento non riesco a vedere altro che sofferenza e buio.
Sammy si è addormentato durante il tragitto, era così stanco che ha persino russato, cosa che non fa mai. Fermiamo l'auto sotto casa e saliamo di sopra, Lucy ci apre assonnata e con uno sfizioso pigiama a unicorni fluorescente.

<<Perché il tuo vestito è distrutto?>> domanda fissandomi confusa con voce roca, probabilmente stava dormendo.

<<Ne parliamo domani>> esalo lasciandole un bacio sulla guancia e raggiungendo come un' automa la mia camera. Sistemo mio figlio nel letto e gli sfilo dolcemente gli abiti di dosso, lo infilo sotto le lenzuola e lascio che almeno uno dei due si riposi questa notte perché sono certa che non chiuderò occhio.
Tolgo il vestito ormai da buttare e metto il pigiama,sono troppo esausta per andare al bagno e struccarmi così decido di lasciar correre. Mi siedo sul letto e poggio le braccia sulle ginocchia chiudendo la testa tra le mani, finalmente sono sola e il silenzio mi da pace. Sfogo tutta la mia frustrazione in un pianto liberatorio che non aiuta affatto, i singhiozzi impiegano un po' di tempo prima di fermarsi e ho i pantaloni del pigiama bagnati dalle lacrime.
La vibrazione del cellulare attira la mia attenzione, vado verso la sedia dove avevo poggiato la borsa e prendo il telefono. È Stefan.
Per un attimo sono tentata di rispondere, di sentire la sua voce e chiedergli come sta nonostante quella che sta peggio sono io.
Faccio un respiro profondo e torno a letto, lascio il telefono sul comodino affianco e mi distendo accanto a Sammy. Lo abbraccio forte e lascio che il suo respiro mi tranquillizzi.
Non riesco a non pensare a quello che è successo, alla paura e all'istante stesso in cui Stefan ha fatto irruzione nella stanza e ho visto la luce in fondo al tunnel. Peccato per che era tutta una bugia, perché una volta uscita mi sono ritrovata direttamente in una galleria oscura.

Amami Adesso                                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora