Capitolo undici

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~~~ STEFAN ~~~

Mi sveglio con un mal di testa allucinante,il dolore è così forte che devo massaggiarmi le tempie per placarlo almeno un po'.
Apro lentamente gli occhi per abituarmi alla luce forte che brucia maledettamente.
Sbatto ripetutamente le palpebre per avere una chiara visione di una casa che non è mia.
Dove cazzo sono?

Mi agito improvvisamente perché non ho la più pallida idea di dove sono,passo una mano frenetica sul viso e tra i capelli per darmi una risvegliata e,quando mi volto sussulto dallo spavento a causa del bambino che mi fissa incuriosito.

<<Ciao>> afferma sorridente.
È un bimbo molto bello,dai lineamenti dolci e colori scuri,indossa un pigiamino con tante macchine colorare sopra.
Qualcosa,però,mi dice che ho già visto questo bambino.

Mi alzo,rimanendo seduto sul minuscolo divano,causa del mio evidente mal di schiena.

<<Ciao,come ti chiami?>> chiedo con una voce talmente roca da non riconoscerla come mia.

<<Sammy...Vuoi che ti chiami la mamma?>> domanda con la sua vocina delicata.

<<Si,Sammy grazie>> non mi piacciono i bambini,però questo non significa che sono un mostro con loro. Questo piccolo ometto corre nella prima stanza a destra,osservo rapidamente ogni dettaglio di questa camera e mi rendo conto di esserci già stato.
Eccome,se ci sono stato!
Ci ho anche scopato su questo divano.

Qualche secondo dopo Sammy mi raggiunge insieme a sua madre,che non appena vedo non posso evitare di lasciarmi sfuggire un'imprecazione.
Cazzo.

<<Buongiorno,come ti senti?>> è in imbarazzo,lo vedo dal colore rossastro delle sue guance e dal modo frenetico di giocherellare con le mani.
Mi sento frastornato e non sto capendo un cazzo,inoltre non ricordo minimamente di come sia arrivato qui e soprattutto,vederla in questo stato,con dei semplici pantaloncini bianchi della tuta e una canotta celeste,mi manda il sangue direttamente al cazzo.
Il cervello si è bruciato già da un bel po'.

<<Che ci faccio qui?>> domando nervoso.

<<Ieri ti ho incontrato al bar ed eri messo piuttosto male,non volevi che chiamassi Luke,così ti ho portato qui>> afferma intimorita. Il bambino,che ora ricordo perfettamente, stringe la gamba della madre come se fosse una sorta di protezione da me,mentre solo qualche minuto prima mi osservava e sorrideva continuamente.

<<Luke>> sussurro beffardo.
Non so perché mi dia fastidio così tanto,ma non riesco a controllare questa gelosia inutile che sento nei confronti di questa donna.
La voglio così tanto eppure non posso volerla perché la odio troppo.

<<Che fine ha fatto la mia camicia?>>domando rendendomi conto solo adesso di essere a petto nudo.

<<Oh,ecco...era sporca di vomito così l'ho lavata...te la vado a prendere subito>> balbetta imbarazzata.
Eppure sono io che dovrei sentirmi di merda,visto che ho bevuto come un ubriacone e vomitato come un'idiota. Non ricordo nulla,almeno niente dopo essermi seduto al bancone del bar.
Va di là a prendere la camicia,mentre il bambino resta fermo a fissarmi.

<<Qualcosa non va?>>chiedo incuriosito.
Non riesco a capire se gli faccio paura o gli sto sulle palle.

<<Perchè sei cattivo con mamma?>> resto di stucco non appena pronuncia quelle parole.
Non avrei mai immaginato di sentirmi a disagio con un bambino.
Io. Il grande uomo dal cuore di pietra.

<<Non lo sono>>mento.

<<Mamma dice che le bugie non si dicono>> continua indispettito.

Amami Adesso                                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora