~~~ STEFAN ~~~
Salgo in fretta le scale, non so perché sto correndo ma ho una strana sensazione che mi attanaglia lo stomaco e non riesco a spiegarne il motivo. Una volta raggiunta la soglia dell'appartamento delle ragazza busso ripetutamente il citofono fregandomene di risultare troppo fastidioso.
<<Un attimo...>>grida una voce mentre continuo a suonare <<...porca puttana sto arrivando>>continua. Solo una persona parla in questo modo e la mia idea viene confermata quando una rossa scocciata mi si para davanti.
Fa per richiudere la porta ma la blocco giusto in tempo con il piede. <<Devo parlarle...>>faccio un respiro profondo <<...ti prego>> aggiungo forzato.
<<Sei arrivato tardi amico...>> Luke ci raggiunge e mi guarda amareggiato. Tralascio il fatto che lui sia qui e soffermo la mia attenzione sulle sue parole.
<<Che vuoi dire?>> domando confuso.
<<Vuol dire che...se n'è andata. Per colpa della tua sporca famiglia ho perso di nuovo la mia amica>>interviene scorbutica Sophie.
Boccheggio e faccio un passo indietro come se stessi per inciampare, per un attimo tutto vortica intorno a me e mi sento di impazzire. Tutto è andato a puttane e questa volta non posso incolpare nessuno, o meglio dovrei ma in questo squallido quadretto c'entro anche io.<<Da quanto?>> chiedo.
<<L'ho accompagnata all'aeroporto due ore fa>> risponde seccata. Assimilo bene le sue parole e corro di sotto ignorando la rossa che mi chiama e continua a gridare di lasciare in pace Camilla. Raggiungo l'auto come un forsennato e ingrano la marcia sgommando lasciandomi alle spalle una nube nera.
Prendo il cellulare dalla tasca e provo a chiamarla.
Rispondi, ti prego.
Ripeto a me stesso ma niente, dopo i tre squilli parte la segreteria e sono così scocciato che lancerei il telefono dalla finestra.
I centotrenta chilometri orari non mi fanno paura e suono il clacson ogni qualvolta qualche coglione rammollito mi si para davanti. Devo raggiungerla prima che vada via, ho bisogno di avere almeno una possibilità di parlarle anche con il rischio che sia l'ultima volta. E poi con lei c'è mio figlio, non ho alcuna intenzione di perdere anche lui, proprio ora che l'ho trovato. Assolutamente no, non se ne parla.
Sorpasso e ignoro il rosso dei semafori, probabilmente mi ritroverò con qualche pattuglia di polizia alle spalle o con una multa salata sul conto.
A quest'ora del mattino c'è un caos esagerato tra le strade e mi maledico per non essermi fiondato da lei ieri sera, avrei potuto avere l'opportunità di vederla. Di farle cambiare idea.
Dopo una mezz'ora riesco a raggiungere l'aeroporto, sosto l'auto nel parcheggio e sbatto la portiera per la fretta. Corro verso l'ingresso, e cerco sui grandi schermi il volo per l'Italia.
Mentre provo a cercarla ovunque ritento a chiamarla disperato,ho le mani sudate e il battito del cuore accelerato. Guardo ovunque, quando finalmente scorgo una ragazza dai capelli neri di spalle che cerca di trascinare una grande valigia pesante. Spintono il resto dei passanti e la raggiungo.
<<Camilla>> la chiamo afferrandole la spalla, questa di volta e quando vedo il suo viso mi scappa un'imprecazione. Maledizione, non è lei.
<<Mi scusi>> affermo e in preda al panico mi avvio verso uno dei caselli.
<<Il volo per l'Italia do...>> la donna dagli occhiali spessi e gialli mi squadra da sopra le lenti e non mi da il tempo di finire la frase.
<<Mi dispiace, l'aereo è già decollato se vuole posso prenotarle un biglietto per domani pomeriggio>> esclama rapida.
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Sbuffo nervoso e scuoto la testa, mi allontano dimenticando persino di ringraziare. La mia mente ormai è diventata un grande buco nero e non ho più scampo. L'ho persa, è andata via e probabilmente non la rivedrò mai più.***
Arrivo a casa frustrato, sbatto la porta d'ingresso e mi fiondo sul divano. Passo una mano frenetica tra i capelli e penso a quanto questa giornata sia cominciata di merda. Il cellulare in tasca suona, e speranzoso che sia lei lo prendo seduta stante ma resto deluso quando il volto idilliaco di mia madre spicca sulla schermata.
Ignoro la chiamata ma questa non demorde e richiama altre sue volte prima di ricevere una risposta.<<Che vuoi?>> sbotto nervoso.
<<È questo il modo di rispondere a tua madre?>>domanda brusca <<...devo parlarti, ti aspetto a casa per pranzo>> esclama granitica prima di staccare. Non mi lascia il tempo di replicare e sono tentato di mandare a fanculo lei e quel fottuto pranzo del cazzo, ma decido che forse è meglio non rifiutare l'invito perché ho tutte le intenzioni di andare lì e prendermela con qualcuno per aver perso di nuovo la donna che amo.
Si, perché la amo e non posso nasconderlo più e ora che ho scoperto che quel verme di mio padre ha osato toccarla, anche tempo fa, mi manda il sangue in ebollizione.
Sbuffo e vado in cucina, ho la gola secca, prendo una bottiglia d'acqua fresca dal frigo e ne ingollo delle lunghe sorsate.
Il pc sul bancone trilla continuamente e sono certo che siano le numerose email di lavoro, ignoro deliberatamente quel suono squillante è fastidioso, afferro le chiavi della Lamborghini dalla mensola in corridoio e raggiungo il garage.
Andare a casa dei miei non è esattamente una buona idea, lo so perfettamente ma non posso farne a meno.
Impiego poco tempo ad arrivarci, il traffico sembra essere diminuito anche se il caldo afoso di questa giornata di merda è asfissiante. Ho la fronte imperlata di sudore e le mani scivolose che stringono forte il volante.
Svolto sulla cinquantesima e sorpasso il grande ingresso della tenuta.
Busso al campanello e aspetto che una delle donne di pulizia mi apra, senza salutare vado spedito in salone dove trovo mia madre accomodata sul divano intenta a limarsi le unghie.<<Ti stavo aspettando>> afferma senza alzare nemmeno lo sguardo.
<<C'è anche lui?>> chiedo duro. Sorpresa dalla domanda alza gli occhi al cielo e poi li porta su di me.
<<È di sopra, sta ancora riposando. È molto scosso e ancora dolorante>> risponde calcando il tono sull'ultima parola.
<<Non me ne frega un cazzo>> sbotto.
<<Modera il linguaggio e siediti vicino a me>> inspiro una lunga boccata d'aria e controvoglia mi sistemo di fianco a lei. <<Bene, adesso parliamo e questa volta mi ascolterai>> esala granitica mentre lo sfregare furioso delle unghie risuona in tutta la stanza.
<<Parliamo.>>
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Amami Adesso
ChickLit"L'amore è l'unico in grado di distruggerti,ma il solo a poterti salvare." Prima di conoscerlo ero solo una ragazzina timida con tanti sogni e una chiave per aprire la porta all'esperienza più bella della mia vita a New York. Stefan Howard mi è entr...