Capitolo sessantotto

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*** CAMILLA ***

Dopo un' abbondante colazione per Sammy ed esserci cambiati, ritengo opportuno uscire per prendere una boccata d'aria e per distrarmi, almeno per un po', da tutti i pensieri che mi stanno consumando.
Raggiungo casa dei miei genitori che ci accolgono entusiasti e gioiosi, fa molto caldo e il clima non sembra voler cambiare. Non c'è un filo di venticello e questo aumenta ancora di più il mio nervosismo.

<<Tesoro, hai un pessimo aspetto>> afferma preoccupata mia madre venendomi in contro.

<< Ho passato delle pessime ore>> rispondo scrollando le spalle. Siamo fuori, sul portico mentre osserviamo Sammy e mio padre che giocano con gli attrezzi da giardinaggio. Non sono molto pratico e la cosa fa sorridere.

<< Ti va di parlarne?>> domanda soffiando la tazzina di caffè caldo.

Scuoto la testa e fisso un punto incerto del giardino, a quanto pare niente riesce a farmi distogliere l'attenzione da lui.

<<Come preferisci...ma, almeno dimmi se resterete per pranzo. Ho preparato la lasagna>> annuncia entusiasta.
Sono molto tentata di rifiutare, ma d'altronde a casa non ho nulla di già pronto e stare con la mia famiglia mi farà stare bene, ci farà stare bene.

<< D'accordo>> accetto infine.
La vedo sorridere e lascio che la sua tranquillità coinvolga anche me.

<< Quando riaprirà il negozio papà?>> domando cambiando discorso.

<< Suppongo tra una settimana, anche se quel pigrone ha tutta l'intenzione di rimandare ancora per altre tre>> risponde.

<<Tre settimane?>> chiedo sorpresa.

<< Già, l'età comincia a farsi sentire e la voglia di riposo ancora di più>> continua.
Annuisco, a volte dimentico che il tempo stia passando in fretta anche per loro e che il desiderio di riposarsi dopo una vita di sacrifici comincia a bussare rumorosamente alla porta.

<< Un giorno sarà tuo e toccherà a te occupartene.>>

<<Che grossa responsabilità!>> esclamo allarmata. Ho sempre pensato che l'attività di famiglia in futuro sarebbe passata nelle mie mani, ma non mi sono mai sentita troppo pronta per soffermarmici solo a pensare e non so nemmeno se ne sarò in grado.
La verità è che ho sempre immaginato, o meglio sperato, che la mia vita in futuro sarebbe stata altrove. Con un pezzo di cuore a Napoli, ma con la parte mancante e la testa a New York.

<<Io e tuo padre siamo certi che tu ce la farai, non lasciarti abbattere da inutili preoccupazioni>> aggiunge.

<< Lo so mamma, ma per adesso che ne dici di lasciar perdere? Dovrà passare ancora qualche anno, fammi godere questa "spensieratezza">> scherzo.
Ride e insieme a lei lo faccio anche io.

Entriamo in casa, prendo il cellulare dalla borsa per controllare se Sophie mi ha mandato qualche altro messaggio.
Ho anche la batteria scarica, che cavolo. Sono stata così tanto tempo con il cellulare in mano che ho dimenticato di metterlo in carica.
Poco importa, di Sophie nessuna traccia.
Lo lascio alla rinfusa su una delle mensole della sala da pranzo, insieme ad alcune cianfrusaglie della mamma ereditate da mia nonna ancor prima che io nascessi.

<<Questi sono cimeli di famiglia, e un giorno saranno tuoi>> ripete sempre mia madre e puntualmente suo marito controbatte con una delle sue risposte che la fanno incavolare.

<< Tutt'  mbicc' ca primm o poi andranno a frní nda munnezz' >>.
E a quel punto lei si porta una mano al cuore, e sbraita. Prima piange, poi urla.

Tornando a noi, le do una mano a sistemare quel po' che c'è da fare, mia madre è sempre stata una donna molto ordinata e starsene con le mani in mano quando c'è una casa che può essere ancor più pulita di quel che è non è nei suoi piani.

<<Lascia stare tesoro, me ne occuperò io dopo. Siediti e rilassati>> aggiunge.
Quasi mi metterei a ridere, qualcuno sa spiegarmi cosa significa esattamente la parola rilassare? Ve ne sarei grata, perché io non ne ho la più pallida idea.

Detto ciò, faccio come dice. Non voglio farla arrabbiare, d'altronde la mamma è sempre la mamma e guai a contraddirla.

<<Ti vedo sciupata tesoro, ma stai mangiando?>> domanda d'un tratto.

<<Come al solito, penso sia lo stress a farmi perdere peso>> ammetto.
Annuisce, sapendo che non è il caso di chiedere altro.

L'ora di pranzo giunge in fretta, mangiamo una gran fetta di lasagna a testa e una fetta di torta alle mele del giorno prima. Tutto a suon di canzoncine rilassanti che papà adora mettere quando è a tavola, dice che lo aiuta a rilassarsi e ad aprire ancor di più il suo stomaco. Come se avere il buco dell'ozono al posto di quest'ultimo non fosse già abbastanza.

<<Tutto squisito tesoro, adesso però questo vecchietto ha bisogno di farsi una bella dormita. La pancia piena porta sonnolenza e con tutto quello che ho mangiato, credo di averne davvero parecchia>> scherza grattandosi la pancia.
Mamma ride e Sammy accompagna il nonno in soggiorno, li vedo stendersi sul divano. Il mio piccolo si sistema tra le braccia robuste di papà e si lascia massaggiare la schiena con dolci carezze. Bene, mi sa che anche Sammy si farà questo pisolino post- pranzo.

Nel frattempo, aiuto la mamma a sparecchiare la tavola. C'è un'infinità di piatti da lavare, insieme a bicchieri, posate e una grande teglia grande quasi quanto il tavolo. Penso che l'abbiate capito, quando a Napoli si dice "ho fatto la lasagna" significa che questa è sufficiente per sfamare tutto il vicinato.
Mentre asciugo i piatti, e mamma pulisce la cucina guardando di tanto in tanto la televisione che da in onda Forum, programma tanto divertente quanto veritiero, il mio cellulare comincia a squillare.
Il cuore quando sente la suoneria comincia a battere all'impazzata, dal niente. Vado in sala da pranzo, o meglio corro, e lo afferro.
È Sophie.

<<Pronto, tutto bene?>> chiedo allarmata.

<<Che bello sentirti Cami, so che non dovrei informarti e lasciarti in pace ma...>> comincia.

<< È bello anche per me. Fai bene a farlo invece, allora?>> insisto.

<< È ufficiale, dopo domani ci sarà il processo. Ne parlano tutti i notiziari e gira voce che questa volta Stefan sia spacciato. Suo padre ha assunto un avvocato da paura e ha anche dei testimoni. Ti rendi conto quel bastardo?>> sbotta tutto d'un fiato, mentre io non riesco nemmeno a respirare.

<< Ma com'è possibile?>>

<< Il potere del Dio denaro amica mia>> risponde sospirando.

<<Non è giusto>> esclamo con il magone in gola.

<<No, non lo è. Nemmeno per Stefan>> aggiunge.
Niente è mai stato giusto anche per lui, perché come me non è altro che un'altra vittima della sua stessa famiglia. Che siano dannati gli Howard, oggi e sempre.

Amami Adesso                                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora