Capitolo nove

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~~~ STEFAN ~~~

<<Buonasera signor Howard>> sono appena arrivato a casa,o meglio quella dei miei genitori. Albert,il maggiordomo di famiglia,mi accoglie con il suo solito garbo,celando,dietro a quel visto rugoso consumato dagli anni,il fastidio che prova nel vedermi.
Non gli sono mai andato a genio,da quando ero bambino,ma le cose sono peggiorate quando tre anni fa mi ha beccato a scopare sua figlia nel soggiorno. Non pensavo ci fosse qualcuno in casa,o semplicemente non me ne sono badato.
E poi la sua dolce Meredith era una troia di prima categoria,voleva essere scopata in tutti i modi e farlo in una casa dove suo padre girava continuamente la eccitava a dismisura.
Quindi,se lei non se ne preoccupava perché dovevo farlo io?
Mi limito a salutarlo con un cenno del capo,tolgo la giacca che sistemo sull'appendiabiti e vado dritto in sala da pranzo.
Sono in ritardo di quindici minuti,ma me ne fotto.
Tutti sono già sistemati ai loro posti,mio padre a capotavola,mia madre alla sua sinistra e Kelly alla sua destra.
Non sapevo che fosse invitata anche lei alla cena,ma d'altronde con la signora Howard c'è da aspettarsi di tutto.
Adora Kelly,non fa altro che lusingarla continuamente non abbandonando mai quel tono gentile e l'espressione dolce sul viso. Ma,sappiamo tutti che ama il suo conto in banca e scoparsi suo padre.
Non me ne frega un cazzo di questo loro rapporto "segreto",quando lo scoprì mi misi persino a ridere,immaginando la faccia di mio padre non appena avesse scoperto che la sua immagine sarebbe stata distrutta per del banale sesso.
Mia madre è libera di fare tutto ciò che vuole,purché non rompa il cazzo a me.

<<Sei in ritardo>>afferma l'altro uomo della stanza.
Il suo tono autoritario non mi fa più alcun effetto,ho dovuto sopportare mio padre per troppo tempo,ora è il mio turno di ricambiargli il favore. Ormai sono un uomo,molto più di quanto lui lo è mai stato in tutta la sua patetica vita,e questo lo sa piuttosto bene. Anzi,credo che mi temi in un certo senso,per quello che sono e per quello che posseggo.

<<Stefan,posa subito,chi ti ha dato il permesso di entrare nel mio ufficio>>grida papà. La verità è che non volevo mettere piede qui dentro,almeno non finché il mio pallone da calcio è rotolato proprio sotto la sua scrivania. Solo che dopo,la mia attenzione è stata catturata da qualcos'altro,un documento esposto a para vista sul bancone in legno scuro.
<<Perché il mio nome è in cima all'iscrizione del collegio in Inghilterra?...Volete mandarmi via?>>chiedo allarmato. Mi viene da piangere. Ho solo undici anni,ma sono riuscito a capire perfettamente quello che c'è scritto su quel foglio.
Mamma e papà non mi vogliono,desiderano liberarsi di me mandandomi lontano dalla città,per sette anni,finché non diventerò maggiorenne.
<<Si,hai bisogno di una corretta educazione per gestire l'azienda>> esclama.
Tutte baggianate,vado benissimo a scuola e non ho bisogno di alcuna rigida istruzione per migliorarmi.
<<Non è vero,volete solo mandarmi via>>comincio a piangere in preda al panico.
Non voglio andarmene,voglio stare qui,con i miei amici e con loro.
<<Non piagnucolare,gli uomini veri non lo fanno>> continua nervoso,ma io non riesco a fermarmi.
Sono troppo spaventato.
<<Non voglio andare via>> grido.
Non voglio,non voglio,non voglio!
La mia preoccupazione viene zittita in un attimo,con un forte schiaffo sul viso. Il dolore è così forte da bruciarmi la guancia.
<<Non osare mai più alzare il tono di voce con me. Anzi,chiamerò per dire che non starai lì per sette anni,ma dieci!...Inutile moccioso. Sparisci subito dalla mia vista>>sbraita furioso.
Poggio una mano sulla mia guancia arrossata sperando di riuscire a bloccare il pulsare che non ha intenzione di smettere,e vado via a testa bassa.
Proprio come un ragazzino che si è sentito solo,con un padre che,invece di proteggerlo,non vuole averlo tra i piedi.

Ricordo ancora quel momento,fu il primo giorno che compresi chi era veramente mio padre,il famoso Anthony Howard.

<<Lo so>>mi avvicino al tavolo,stampo un bacio sulla testa a mia madre e uno a Kelly sulle labbra e mi accomodo all'altro lato della tavola,proprio di fronte al grande padrone di casa.

Amami Adesso                                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora