Capitolo ottantuno

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~~~CAMILLA~~~

<< Dovete credermi>> piagnucolo. Credo che un crollo emotivo sia dietro l'angolo.

<<Questo non é un gioco signorina Esposito...>> incalza la donna <<...si tratta della vita di una persona e, ahimè, della sicurezza di molte altre se non puniamo quella giusta. Capisce?>> continua.

<< Certo che lo comprendo, altrimenti perché sarei qui ora?...>> domando <<...la verità é che sto  cercando di fare la cosa giusta, anche quando l'unica cosa che vorrei é che questa storia finisse. Ho perso molto in questa città, e la cosa peggiore é che insieme all'uomo che amo ho dovuto abbandonare anche una parte di me stessa. Una ragazza spensierata che si é ritrovata ad affrontare la peggiore delle malvagità che una donna può subire. La violena, e con questa la propria dignità venir calpestata solo perché si ha un viso carino o un vestito troppo corto. Non é giusto, insomma...>> aggiungo con le lacrime che gridano un "eccoci, ehilà,stiamo tornando" <<... avevo trovato la mia felicità e in un'istante mi é stata strappata via nel più crudele dei modi. Quindi adesso, qui dentro c'è almeno uno di voi che pensi minimamente che io possa voler fare imprigionare l'uomo sbagliato e privare a mio figlio del padre che gli é sempre stato negato per cosa? Per un ricatto, per un mancato senso del dovere?>> concludo rendendomi conto di aver alzato un pochino la voce più del dovuto.

Tutti mi osservano sbigottiti, uno di loro sbatte più e più volte le ciglia cercando di capire quanto io abbia appena detto.

<<Perché non l'ha denunciato prima?>> interviene quello più bassino e arricciando il naso curioso.

<< Sarebbe stato più facile, ha ragione, ma allora dovrebbe chiedersi perché molte donne non lo fanno mai, fino ad arrivare al punto di non risvegliarsi più. Semplice, per paura>> ammetto.

<<Di cosa? Avrebbe avuto la giustizia dalla sua parte>> incalza.

<<Fate questo lavoro da abbastanza tempo, suppongo, da sapere che non c'è giustizia che tenga a qualche dollaro in più>> rispondo ovvia.

Il silenzio risale nella stanza e a questo punto mi rendo che ora spetta a loro prendere una decisione, spero quella giusta.

<< D'accordo signorina, adesso la invitiamo a uscire fuori e attendere in modo tale da consultarci e giungere a una degna conclusione. Grazie per la verità e la vita vi insegni a non arrendersi mai>> dice l'uomo con gli occhiali e accennando un lieve sorriso quasi commosso oserei dire.
Mi limito ad annuire e senza dire una parola, accompagnata nuovamente dalla signora di prima me ne vado.
A testa bassa sfreccio il più in fretta possibile fuori da questo edificio, non riesco a stare un minuto minuto più qui dentro, l'ansia mi sta logorando, ignoro tutti e non riesco nemmeno a scusarmi con quelle povere persone che hanno incrociato il mio passo svelto e si sono ritrovate con qualche colpetto sulla spalla. Quando finalmente l'aria pulita riempie i miei polmoni mi rendo conto di aver smesso di respirare, e di provare un attimo di tregua solo ora che sono qui fuori. Libera, con la consapevolezza che potrebbe andare tutto bene. O forse no, ma ora voglio essere positiva, ne ho bisogno.
Per me, per mio figlio e...per Stefan.

Mi avvicino al bordo della strada e allungo il braccio catturando l'attenzione del taxi che si é appena fermato. Torno a casa di Sophie, sperando che lei possa riuscire a darmi qualche notizia visto che é lì al posto mio.
Guardo fuori dal finestrino eppure sono consapevole di non vedere nulla, i miei pensieri urlano così forte che non riesco a mettere a fuoco alcuna immagine e suppongo di poter avere davanti agli occhi anche un cavallo con le ali o un uomo barbuto in pannolini che mangia leccalecca ma  non vedrei assolutamente niente.
Sorrido, al mio solo pensiero e poggio la testa sul sediolino, chiudo gli occhi pregando che il silenzio faccia spazio nella mia mente ma non ci riesco, e mi rassegno all'idea che non avrò pace fin quando non saprò cosa é accaduto.

Giunta sotto casa, pago il tassista e vado di sopra dritta al bagno. Apro il getto dell'acqua fredda e mi sciacquo la faccia più e più volte,  un minimo di sollievo percorre il mio corpo sotto forma di un lungi brivido.
Sistemo l'asciugamano e vado in cucina a prendere la borsa che ho lasciato appena entrata, scavo come una forsennata tra la confusione che c'è qui dentro e afferro il cellulare. Di Sophie ancora nessuna novità, così allora le invio un messaggio per dirle che sono a casa. Ne mando uno anche ai miei per dirgli che sto bene e chiedere di Sammy e poi lo poggio sul tavolo camminando avanti e indietro come una pazza per la stanza. Osservo le lancette dell'orologio continuamente e il tempo sembra essersi fermato, passo dopo passo, un sorso d'acqua, una "chiacchierata" disperata con Brioche, finalmente il mio cellulare squilla, corro dal salone alla cucina così velocemente che inciampo su una delle pantofole pelose di Sophie.
Il mio ginocchio fa un rumore così forte che sembra aver appena dato una martellata al muro ma non mi importa, mi rimetto in piedi e afferro il cellulare per poi vedere che é mia madre che mi dice che Sammy sta bene ed é tranquillo per ora, anche se mi ha già nominata qualche volta. Tiro un sospiro di sollievo e mando un audio di rassicurazioni consapevole che lei lo faccia sentire a mio figlio. Ritorno alla mia ansia finché non arriva un altro messaggio. So che é Sophie, me lo sento, ho le mani che mi tremano e con il respiro bloccato vedo sulla schermata il suo nome. Alzo la testa al cielo e prego che Dio mi abbia ascoltata e poi con il cuore in gola clicco sulla notifica e leggo quello che mi ha appena scritto la mia amica.

"Ce l'hai fatta, Stefan é libero. E quella merda sarà sbattuto in galera."

Rilascio tutta l'aria che avevo trattenuto e piango, rido e poi ripiango. É tutto finito, e per quanto so che la mia felicità vorrebbe ancora di più mi accontento di saperlo libero di vivere la sua vita e lontano da quell'uomo che l'ha sempre visto come un trofeo e non come un figlio, e anche perché quella parte di me che si era distrutta in mille pezzi si é ricomposta, in maniera contorta ma lo ha fatto.
Finalmente sono libera anche io, nonostante sia consapevole che adesso é realmente tutto finito. Per sempre.

Amami Adesso                                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora