Charlotte e Jason si odiano, da sempre. Insomma... nemici per la pelle. Entrambi sono sicuri di conoscere l'altro.
Lei ha sempre visto lui come un ragazzo instabile, interessato soltanto a ragazze, droghe e casini.
Lui ha sempre visto lei come una...
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Continuai a bere quella bevanda amara, mentre Allison, Jeff e Sebastian mi affiancarono con sguardo preoccupato. Feci una smorfia per il bruciore dell'alcol.
«Charlotte? Ma che diavolo è successo con Jason?», mi chiese Jeff perplesso. Prese la sigaretta dalle mani di Sebastian e prese un tiro. «Vi ho visto litigare malissimo.»
Il biondo mi diede una carezza sul capo con dispiacere. «Ti ha fatto del male?»
«Cos-No... ha solo fatto il coglione come sempre...» Per poco non mi si spezzò la voce. Non sapevo cosa sentire; tristezza, delusione, vergogna? Perché mi ero aspettata qualcosa di... diverso?
Jeff prese una bottiglia di vino in mano. «Hai l'aria di dover bere, Char.»
«Decisamente.» Gli presi la bottiglia dalle mani per prenderne un sorso a sguardo basso. Mi sentivo immensamente pesante.
Sebastian mi guardò preoccupato. «Char, avete già litigato. Sai che è un coglione. Non ci sarai rimasta male-»
«Charlotte!», sentii di colpo la voce di Jason provenire dalla folla di persona dietro ai miei amici. Poco dopo si fece strada tra Allison e Jeff. Era strabiliato e aveva le nocche ancora arrossate. «Mi spieghi che cazzo è successo?!»
I miei amici rimasero paralizzati. Evidentemente vedere Jason così furioso li spaventava. Cercai di ignorare il moro, passando lo sguardo su tutti i presenti meno che lui. Riconobbi dei ragazzi seduti sui divani in salotto.
«Che cazzo stai bevendo?», domandò irritato Jason. Mi strappò la bottiglia di mano per guardarmi con la fronte aggrottata.
«Toglimela dalle mani un'altra volta e ti giuro che ti faccio male, Jason.»
«Allora rispondimi.»
«Non... non penso di riuscirci stasera», sbottai. Volevo solo scappare da quella situazione, quando lo superai.
«Charlotte. Charlotte!», esclamò nuovamente con voce autoritaria, ma lo ignorai.
Mi sedetti con un sorriso sul divano, in mezzo a una coppia e un ragazzo tatuato dall'aria al quanto pericolosa.
«Allora? Che stavate facendo?», chiesi a quest'ultimo con un sorriso. Ignorai lo sguardo sbigottito con cui mi guardò.
Fece per rispondermi, ma il suo sguardo cadde sul ragazzo alto un metro e ottanta, appostato in piedi davanti a me. «Charlotte-»
«-Amico, stiamo giocando a obbligo e verità», lo interruppe irritato il ragazzo seduto accanto a me. Deglutii, lo sguardo fisso nelle iridi arrabbiate, mentre Jason lanciò uno sguardo omicida al ragazzo. Quest'ultimo si zittì.
Mi avvicinai con provocazione al tatuato accanto a me. Tenni lo sguardo fisso in quello di Jason, mentre lo vidi serrare la mascella.
«Stiamo giocando a obbligo e verità, Filston», sbottai seria.
«Sei impazzita?»
Sentii la rabbia crescere in me, mentre alzai gli occhi al cielo. «Lasciami in pace.»
La coppia accanto a noi fece passare lo sguardo da me al ragazzo di fronte a me. Jason serrò gli occhi in due fessure, prima di sedersi sul divano esattamente di fronte a me. «Va bene, giochiamo.»
I presenti si lanciarono degli sguardi subdoli, ma pochi istanti dopo continuarono a parlare come se nulla fosse. Come poteva Jason continuare a fare finta di nulla? Che fosse innocente.
Notai con irritazione la ragazza bionda, vestita con un vestito che sembrava un intimo, seduta accanto a Jason. Gli sussurrò qualcosa nell'orecchio non appena iniziò il gioco.
Abbassai subito lo sguardo, non volendo stare peggio di quanto già non stessi. Sentii piano l'alcol fare effetto, facendomi girare la testa. Rendendomi più felice.
«Jackson. Devi limonare con Cindy», ordinò un ragazzo con gli occhi arrossati a un'altro, dopo che questo avesse richiesto un "obbligo".
Potevo sentire lo sguardo di Jason bruciare sulla mia pelle, così mi avvicinai ancora di più al ragazzo tatuato. Quest'ultimo mi sorrise subito. Non mi degnai neanche di guardarlo negli occhi.«Mi chiamo Seth. Tu saresti?...»
«Charlotte. Ma tu mi puoi chiamare Char», aggiunsi un po' su di giri. L'alcol mi faceva diventare molto espansiva e loquace.
«Scusa! Scusa. Voglio porre io la domanda adesso», sentii la voce decisa di Jason. Mi voltai verso di lui, notando con dispiacere il modo in cui ormai si era poggiato al divano con le braccia divaricate. Portò immediatamente lo sguardo su di me: «Charlotte?»
«Verità», sbottai con tono arrabbiato. Lo scrutai con sfida. Di colpo si zittirono tutti.
Jason si levò le gambe della ragazza seduta accanto a lei dalle sue cosce. Rimase serio. «Che cazzo ho fatto? O meglio- che cazzo ti è preso stasera?»
Sentii gli occhi inumidirsi. Odiavo ancora più il fatto che neanche si rese conto di cosa avesse fatto. Abbassai lo sguardo sulle mie mani, prima di posare una sulla coscia di Seth. Quest'ultimo si accorse della mia tristezza e mi mise una mano sulla coscia per consolarmi: «Ei, tutto bene?»
«Ei! Ei!», Jason si alzò di scatto in piedi. Puntò un dito sul ragazzo seduto accanto a me: «Non vedi che ha bevuto? Tieni giù quelle mani.»
Lanciai uno sguardo infuriato sul moro, mentre Seth alzò le braccia in alto desolato. «Scusa, amico. Non sapevo fosse la tua ragazza.»
«Non sono la sua ragazza», lo corressi acida.
Jason mi guardò storto, la bocca spalancata. «Stai scherzando spero.»
«No. Decisamente no.»
Jason si rimise a sedere, stavolta davvero infuriato. Sapevo che quando non capiva le cose tendeva ad arrabbiarsi troppo.