Ci mancava solo Joshua Anderson. Non appena l'avevo visto andare incontro a Jason avevo provato ad impedirgli di parlare e magari riallacciare i rapporti. Joshua era una pessima influenza, sopratutto su Jason. Non sapevo se disprezzarlo più per avere quasi ucciso Jason e Tom due anni prima o per avermi tradita più volte quando stavamo insime. Sì, una lunga storia. A dire la verità, anzi, era molto corta come storia.
Nessuno sapeva bene cosa fosse successo quella notte, ma una mattina, poco dopo capo d'anno, eravamo venuti a sapere che Jason e Tom erano stati pestati a sangue, mentre Josh era stato arrestato. Non avendo idea del motivo, a scuola avevano iniziato a girare delle voci che si trattasse di spaccio o addirittura omicidio.
Speravo soltanto di non doverlo più rivedere e tanto meno evitare che portasse qualcun altro a fondo con sé. Sia Jason che Tom avevano rischiato di venire espulsi non appena si rifiutarono di raccontare la verità su quella notte, ovviamente per non fare finire Josh in prigione. Ma alla fine uno dei due aveva parlato, sicuramente per la pressione.
Non avevo mai parlato con Jason di quell'accaduto e avevo sempre pensato fosse meglio così. Ma in quel momento, mentre osservai Joshua mettere con energia la sua mano da serpente sulla spalla di Jason non ne fui più sicura.
Mi misi a sedere su una delle panche più centrali nella chiesa, facendomi spazio tra i presenti.
«Permesso?», chiesi alla donna anziana, la quale si era seduta all'inizio della panca, bloccando tutti.
«Un po' di pazienza, signorina.»
Lanciai uno sguardo su Jason, il quale stavo cercando di seguire per sedermici accanto, ma non potei fare altro che dover mantenere la rabbia, quando lo vidi scorrere per le panche con Timothée, Bryce e Joshua. Sussultai non appena per un attimo mi parve stesse per svenire.
Dopo alcuni istanti di discussione dovetti rassegnarmi dato che l'anziana non parve volersi spostare e quasi tutti i posti erano ormai stati occupati. Mi lasciai cadere, sbuffando, sulla panca. Colsi Allison con i suoi genitori due panche più avanti a me, mentre Cole e mio padre erano da tutt'altra parte.
I quattro ormai erano seduti in un punto fuori dalla mia visuale, rendendomi ancora più turbata. Sapere che Jason fosse in compagnia di quel serpente al posto della mia mi rendeva ancora più turbata.
La cerimonia pareva non finire mai; non si smetteva mai di sentire qualcuno piangere e ciò aveva continuato a portare anche i miei occhi ad appannarsi qualche volta. Tutta la chiesa stava nel mezzo di una preghiera, a poco dal termine della cerimonia, quando riconobbi la figura di un ragazzo allontanarsi dal suo posto a sedere e avanzare con passo svelto verso l'uscita.
Non appena intravidi il viso cupo di Jason, provai a seguirlo senza dare troppo fastidio: «Scusi- mi scusi- è un'emergenza.»
Non sapevo cosa stesse facendo o quale intenzione avesse, sapevo soltanto che non potevo lasciarlo andare via. Ero sempre più esausta dal comportamento imprevedibile e strafottente, ma pensavo che non sarei riuscita a lasciarlo solo.
Raggiunta la navata laterale, provai a dirigermi il più silenziosa possibile verso l'uscita della chiesa, ignorando gli sguardi infastiditi dei presenti. Raggiunsi Jason poco dopo. Stava sul punto di uscire dal cortile, con una sigaretta in mano e un accendino nell'altra.
«Jason! Torna subito dentro», proclamai preoccupata, prima di prendergli la manica della giacca e farlo voltare verso di me.
Trovandomi il suo viso pallido di fronte, notai che le sue occhiaie erano più evidenti e lo sguardo più perso. Si schiarì la voce, ma avendola ancora roca pronunciò soltanto un. «Non ha senso.»
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Thunders
FanfictionCharlotte e Jason si odiano, da sempre. Insomma... nemici per la pelle. Entrambi sono sicuri di conoscere l'altro. Lei ha sempre visto lui come un ragazzo instabile, interessato soltanto a ragazze, droghe e casini. Lui ha sempre visto lei come una...