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SECONDA PARTE

13 Gennaio 2022

Scesi dal taxi. Le mani mi tremavano. Avevo il respiro affannato e il cuore non smetteva di battere con furia. Sarebbe potuto uscirmi dal petto in qualsiasi istante. I miei capelli, tagliati ormai fino alle spalle, venivano soffiati con insistenza dal vento.

Il clima californiano, caldo anche d'inverno, mi accolse a braccia aperte. Recuperai la mia piccola valigia, pagai l'autista e mi avviai con quella verso il mio obbiettivo.

Avevo tre settimane prima di tornare a Yale e continuare i miei studi.

Mi sedetti su una panchina, davanti a un negozio di vestiti. Mi guardai intorno, in attesa di avvistare uns moto, ma non ce n'era neanche l'ombra.

Posai la mia borsa accanto a me e appostai la valigia tra le gambe. Sospirai e capii che avrei potuto aspettare ancora in tempo indefinito. Frugai in borsa per prendere il mio libro e leggerlo.

Mi arrivò un messaggio e lo lessi attenta.

>Tesoro, ci vediamo domani sera. L'aereo atterra alle otto. Non vedo l'ora di vederti!<

Sorrisi al messaggio di mio padre. Purtroppo sarebbe arrivato solo il giorno seguente per via di un viaggio di lavoro.

Improvvisamente sentii un fischio. Mi irrigidii e alzai lo sguardo.

«L'autista è arrivato», Jason si annunciò. Mi sorrise alla guida di un'auto con un sorriso negligente. I miei occhi scuri incontrarono i suoi verdi.

Specchiai il suo sorriso, saltando in piedi. «Ed era ora», scherzai.

Jason scese dalla macchina quando presi la mia borsa a tracolla. Mi voltai e lui mi prese il volto per posare le sue labbra sulle mie. Il mio corpo si rilassò al suo contatto.

Posai le mie mani sui suoi bicipiti, stringendolo più a me. Altro che mesi, sembrava non lo vedessi da anni. O almeno così mi sentivo.

Ci allontanammo per riprendere fiato e io lo strinsi in un abbraccio bisognoso. Il suo profumo mi travolse dopo un'astinenza dolorosa.

Strinse le sue braccia alla vita e la schiena con forza moderata e io sprofondai il mio viso nel covo del suo collo. Solo adesso mi accorsi che gli ero letteralmente saltata addosso, circondandogli i fianchi con le gambe a fine di sentirlo sempre più vicino a me.

Odio ammettere che mi ero lasciata andare alle emozioni e che ero scoppiata in lacrime di gioia. Alzai il capo per trovare il suo viso vicino. Notai con felicità che alcune delle sue lentiggini era rimaste.

«Ei», sussurrai socchiudendo gli occhi.

«Ei.» Jason mi baciò nuovamente. Le sue mani mi sorressero per i fianchi. Sorrisi contro le sue labbra.

Mi lasciò scendere con lentezza dalle sue braccia, spostando poi le mani sul mio viso per accarezzarmelo con estrema delicatezza.

«Mi sei mancata», sussurrò, appoggiando la mia fronte alla sua. Io chiusi gli occhi per viziarmi del suo profumo, ma sapevo che mi stava osservando come faceva quando stava per dire qualcosa. Ma glielo impedii.

«Mi sei mancato anche te», gli dissi, dandogli un altro bacio. «Tu e le tue lentiggini.»

«No dai, Char. Non parlare subito delle mie lentiggini», protestò, coprendosi imbarazzato il naso.

Alzai gli occhi al cielo e gli tolsi la mano dal viso. «Eddai, lo sai che le adoro-»

«-E io le odio», manifestò sospirando. Lo guardai con un ghigno e il capo inclinato. I suoi occhi erano chiarissimi e i capelli ribelli.

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