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7 Maggio 2021

Avevo scoperto che allontanarmi da Jason era una vera e propria disintossicazione. Non perché mi sentivo meglio, ma che percepivo l'astinenza. E ne avevo riconosciuto le tre fasi.

Prima, rabbia. Quella fase era durata circa due settimane dalla corsa con la squadra di football ed era il periodo in cui Jason cercava in ogni modo di parlarmi. Le sue occasioni preferite erano gli allenamenti, le lezioni e i sabato sera. E la mia reazione consisteva nell'ignorarlo o dirgli di lasciarmi in pace. Perché guardarlo mi faceva ancora imbestialire e lui non lo capiva.

Seconda, tristezza. Quella era la peggiore, sopratutto quando uscivamo. Jason aveva iniziato a capire che io non gli avrei parlato e per quanto lui potesse essere testardo, aveva amor proprio. Parole sue. Era la fase peggiore, perché le volte in cui uscivamo o c'era una festa, lui sembrava tornato quello di prima. Lo trovavo ogni mezz'ora con un'altra ragazza a parlare e nel mentre sorseggiava una bevanda amara. Ed io rimanevo sul divano a guardarlo, seduta tra Jeff e Sebastian.

Terza e ultima, accettazione. Era quella in cui mi trovavo al momento. Jason non cercava di parlare con me e a me riusciva più facile ignorarlo. Adesso andare a scuola faceva un po' meno male e alle feste pure io mi ubriacavo, invece di fissare Jason mentre lo faceva. Ed era strano perché adesso non ci odiavamo, semplicemente, non ci parlavamo. E non ci guardavamo, se non contavamo le occhiate che mi lanciava quando sorrideva alle ragazze che rimorchiava. O quando stavamo in classe. O quando ci incrociavamo.

Sentii bussare alla porta, ma non mi degnai di dare il permesso. Eppure la porta si aprì e riconobbi il passo di mio padre.

«Si sono presentati Jeff e Sebastian. Hanno detto che devono parlarti di qualcosa», disse poi.

Gli lanciai uno sguardo interrogativo.

Sospirai. «Di cosa?»

«Non ne ho idea. Dovrai chiederlo a lor-»

Mio padre non fece in tempo a finire la frase che la porta venne spalancata e un Jeff fin troppo allegro mise piede in camera mia. Il suo amico lo seguì a ruota.

«Mio Dio...», mormorai a bassa voce, mentre mio padre pareva sorpreso. Non avevo le energie di parlare con loro due, anche perché probabilmente quello che mi dovevano riferire non era davvero importante.

«Va bene allora vi lascio soli», sussurrò mio padre a disagio, prima di chiudersi la porta alle spalle.

I miei amici lo salutarono con un cenno del capo per poi lanciarmi subito uno sguardo entusiasta e interrogativo. Capii subito che non c'era via di scampo.

Sebastian si mise a sedere sulla sedia della mia scrivania: «Senti Char. C'è un motivo preciso per cui Filston ieri ha fatto a botte con Jack Franco?»

Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva, mentre il biondo mi guardò divertito. «Cosa?», mormorai.

«L'ha ridotto male...», aggiunse Jeff, evidentemente divertito, dato che aveva notato il modo in cui aveva colto la mia attenzione. Si mise una sigaretta tra le labbra.

«Molto male», aggiunse Sebastian.

Alzai gli occhi al cielo. «Jeff, quante volte te-»

«Eh no prima devi rispondere», mi interruppe Sebastian severo.

Lo guardai confusa. «Rispondere a cosa? Cosa dovrei centrarci io?»

I due si fecero scappare una lieve risata, poi Jeff alzò il dito verso di me: «Per quella.»

Notai che stava puntando sulla collana che mi aveva regalato Jason che per chissà quale motivo non avevo ancora levato. Cercai di sembrare ingenua. «Me l'ha regalata mio padre.»

ThundersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora