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Jason rimase fuori casa fino a sera e sinceramente non me ne lamentai. Dopo che se n'era andato senza darmi una risposta, ero tornata in camera mia per riprendere a scrivere quello che avevo interrotto la sera prima. Ma avevo troppo pensieri per la testa, così mi rassegnai e decisi di andare a prendere del sole in terrazza e a leggere qualche libro.

Mi sdraiai sul lettino per poi mettermi le cuffiette ed ascoltare musica in silenzio. Continuavo a sentire la rabbia nei confronti di Jason ogni volta che mi venivano in mente delle domande riguardo ai suoi "amici" di ieri. Ma a farmi più rabbia era il suo coinvolgimento con quella gente.

Non sapeva che era pericoloso? Si vedeva che non erano persone molto... pacifiche. Perciò cosa stava cercando di fare Jason Filston, il figlio dei fiori, con loro? È un idiota. E glielo avrei ripetuto con piacere molte volte in faccia, se solo fosse stato presente.

Ma lui se ne era andato. Probabilmente a bersi prima bicchieri di champagne in una limousine e poi farsi di ecstasy durante un rave.

E avrebbe affascinato chiunque lo incrociasse. Avrebbe complimentato qualcosa di unico al loro riguardo e loro, sì, lo avrebbero adorato.

Stavo giusto continuando a prendere il sole quando qualcosa mi si appostò davanti per mettermi in ombra. Aprii gli occhi per riconoscere il ragazzo tatuato della sera prima. Sobbalzai per guardarlo stranita.

«Chi- che cazzo ci fai qui?», domandai perplessa.

Restò in piedi a scrutarmi sereno, per poi sedersi sul lettino accanto al mio e accendersi una sigaretta.

Afferrai il mio asciugamano per coprirmi, non mi piaceva l'espressione di quei tipo. Restai col fiato bloccato in gola a fissarlo.

Ecco io non affascinavo le persone.

Non ne ero capace.

Le persone ed io non andavamo d'accordo e quindi non mi aspettavo che sarei stata capace di farlo con quel tipo.

«Avete una bella vista. Tu e il tuo fidanzatino-»

«Non è il mio fidanzato», lo corressi irritata. Forse non avrei dovuto, dato che cambiò completamente atteggiamento.

Mi porse il pacchetto di sigarette. «Fumi?»

Scossi il capo perplessa. Cosa voleva che facessi? Volevo solo uccidere Jason perché proprio ieri aveva detto che non si sarebbero più avvicinati quei ragazzi.

«Dov'è? Il tuo non-ragazzo?», mi chiese il ragazzo guardandosi in giro. Aveva delle rughe sulla fronte e lo sguardo severo. I suoi occhi erano di uno scuro agonizzante.

Feci spallucce e strinsi l'asciugamano nelle mani. «Non lo so. Anche se glielo chiedessi non me lo direbbe.»

Il ragazzo annuì. Restò in silenzio fino a quando non finì la sigaretta e si alzò in piedi. «Digli di farsi sentire il prima possibile», aggiunse in fine prima di uscire dal terrazzo.

Guardai incredula il punto in cui era sparito. Ma che diavolo? Mi sdraiai sul lettino per riprendere fiato. Adesso dovevo pure fare da intermediario tra Jason e il suo spacciatore. Ma cosa aveva quel ragazzo in testa? Era evidente che da piccola gli avevo dato troppe botte in testa.

ThundersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora