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«Arrivate!», esclamò Allison nervosa non appena parcheggiammo in uno dei posti esattamente di fronte all'entrata del liceo.

C'erano ragazzi e ragazze che arrivavano da tutte le parti, formando un'immensa confusione per le strade.

Katherine DeBourgh mi diede un colpo di spalla per sbaglio, facendomi di conseguenza cadere numerosi libri dalla borsa.

«Oh, scusami Char!», esclamò soltanto, prima di continuare per la sua strada.

Sospirai. Sapevo che non mi sarei dovuta arrabbiare con Katherine, conoscendo il modo in cui stava già combattendo quel primo giorno di scuola.

«Tranquilla!», le dissi soltanto con un lieve sorriso.

Osservandola allontanarsi zoppicando, notai che si erano già formati i gruppi di studenti che parlavano animatamente della vacanza trascorsa.

Era praticamente impossibile non riuscire a distinguere i gruppi di amici; come quello dei giocatori di football da quello dei nerd. Osservai con fiato sospeso il gruppo di ragazzi con le spalle larghe e vestiti con le giacche della scuola. Ma finora si erano presentati solo Bryce, John e Thomas, tre ragazzi tra i quali puoi trovare più muscoli che cervello e che non adoravo.

Non appena Allison ed io scendemmo attaccate l'una all'altra dalla macchina (entrambe chiudemmo lo sportello come se fosse un bambino da coccolare), in numerosi si girarono verso di noi, osservandoci camminare verso l'entrata dell'edificio.

La maggior parte di quelle persone le conoscevo, erano sempre gli stessi del primo anno di liceo; potei riconoscere Archer Johnson, il casinaro della classe, e Sophia Smith, la ragazza più insopportabile che io avessi mai conosciuto.

La vidi sussurrare nell'orecchio di un ragazzo, probabilmente anche lui dell'ultimo anno. Una qualche smanceria dato che questo la guardò poi con occhi spalancati. Ah e Sophia era anche l'ex di mio fratello, quindi da quella volta avevamo deciso di chiamarla Sophia-puttanella -smith.

Non l'avrei mai detto a nessuno, odiavo il termine "puttanella", ma dopo che mio fratello l'aveva lasciata era andata a dire in giro cose molto imbarazzanti su di lui e avevo cambiato idea sul termine.

Sentii suonare un clacson alle mie spalle, comunicando l'arrivo di mio fratello con la sua moto scassa scatole per il rumore assordante. Immediatamente alcuni ragazzi e ragazze gli andarono incontro, chiamandolo forte per cognome.

Gli sorrisi, poi, dopo essere stata ricambiata, mi rigirai verso la mia amica per entrare.
Non appena misi piede nella scuola mi vennnero incontro molti dei miei amici tra cui Sebastian o Jeff. 

Non mi vedevo spesso con i due ragazzi, dato che avevamo praticamente nessuna classe insieme, però provavamo sempre comunque a vederci.

Sebastian era nella squadra di baseball ed era una di quelle persone che non sapeva perdere (una volta ha spaccato una sedia perché aveva perso a Ping pong contro di me), mentre Jeff non aveva molti interessi oltre che fumare.

Il primo mi venne con passo svelto incontro, passandosi una mano tra i capelli. «Char! Guarda un po' chi si rivede.»

«Char! Allison!», ci salutò Jeff, dando un bacio sulla guancia a entrambe.

«Non sono io quella che ha deciso di fare un viaggio in Vietnam per quasi tutta l'estate», risposi al biondo, osservando divertita le espressioni sbigottite dei due ragazzi.

Esattamente. Una mattina quell'estate mi ero trovata un semplice messaggio da parte dei due che diceva >Andiamo in Vietnam. Probabilmente torniamo tra due mesi<. Probabilmente.

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