«Grazie Allison!», esclamò con euforia Jason, non appena la mia amica parcheggiò davanti alla villa dei Filston.
Erano le quattro del mattino e le strade erano vuote. Perciò Jason si era sporto dal finestrino fino al bacino, perché diceva di respirare meglio quando era in macchine in movimento, e io lo avevo afferrato ai pantaloni per reggerlo.
Rimasi perplessa e irritata, mentre lo osservai darle un bacio sulla guancia, fin troppo vicino alle sue labbra. Allison arrossì chiaramente, gli occhi sbarrati. Mentre Hayley, la quale era seduta accanto a lei, rimase a bocca aperta.
Non avevo raccontato a nessuna delle due della mia malata attrazione fisica per il moro e sopratutto di quello che era successo quella sera. Anche perché non sarei stata capace di spiegarlo. Il suo corpo era stato schiacciato contro il mio e sapevo che se avesse oltrepassato il limite non l'avrei fermato.
«Si- sicuri che volete restare da soli?», domandò in stato di trans la mia migliore amica, stringendo fin troppo il volante.
Jason negò col capo, una sigaretta ancora tra le sue labbra. Si fece più serio, rivolgendosi alle mie amiche. «Ragazze, non diteglielo, ma ho paura di Moore.»
«Taci», gli ordinai. Adesso però era ubriaco.
«Vedete?», ridacchiò lui però. «Salvatemi-»
Lo spinsi con irritazione fuori dall'automobile, facendolo con soddisfazione inciampare sui sampietrini del viale. «No grazie Allison, vai pure. Tanto questo bebè dalle dimensioni anormali andrà subito a dormire.»
So benissimo che non è così. Insomma... guardalo...
Lanciai insieme alle mie amiche lo sguardo sul moro, il quale era corso (dopo aver salutato con un gesto della mano le due ragazze) dentro casa sua.
«Ragazze, ho paura», sussurrai, anche se in realtà avevo solo paura dal quanto sarebbe stato difficile portare a letto quel deficiente. E speravo si tenesse lontanato da me. «Avete visto cosa si è preso?»
«No, ma qualcosa di forte suppongo», ammise Hayley.
Osservai come Jason lasciò la porta di casa spalancata con noncuranza e poco dopo sentimmo della musica rimbombare da dentro l'abitazione. Sbuffai. Sinceramente, Jack mi aveva già estenuata.
E Jason aveva messo una canzone di Franz Ferdinand, perciò capii che era molto fatto.
Allison mise con un'espressione triste la macchina in moto. «Ci vediamo domani, Char.»
«Ciao Char...»
Annuii in silenzio, prima di avviarmi di corsa verso la musica e sentire la macchina della mia amica allontanarsi.
Mi chiusi la porta alle spalle, prima di prendere un profondo respiro e raggiungere Jason in salotto. La musica era assordante.
E sapeva di energia e felicità.
Incrociai sconvolta le braccia al petto, mentre scrutai a bocca aperta il moro, mezzo nudo. Ballava con esuberanza nel mezzo del salotto, in mano una bottiglia di vino. Non aveva acceso alcuna luce, ma i fari fuori dall'abitazione illuminavano abbastanza.
Mi notò poco dopo, per poi prendere una sigaretta fumante in mano. «Moore! Aggiungiti a me, dai!»
«Col cazzo. Sei ubriaco marcio.»
«Daii. Non fare la preziosa.»
Per poco riuscii a capire cosa diavolo stava urlando. Negai col capo, non potendo evitare di fare scivolare il mio sguardo sul suo addome nudo. Si contraeva ad ogni mossa.
Ero sconvolta da quel comportamento di Jason, sopratutto perché non sapevo che diavolo gli fosse successo quella sera.
Ma poi Jason lo faceva spesso. Ero solo io che non lo vedevo spesso.
E mi chiesi come avevo potuto dormire tranquilla quelle settimane, quando Jason era stato in quello stato chissà dove.
Disperso e incontrollabile.
«Perché a me?», mormorai, non appena il moro si levò con difficoltà i pantaloni. Rimase in mutande dinanzi a me.
Deglutii immobile.
Non guardare, non guardare- cavolo.
Eh si, ed ecco che il mio sguardo era scivolato fin troppo in basso. Jason lo notò, dato che rimase in piedi verso di me con la sua esuberanza.
Divaricò le braccia, per poi guardarsi gli addominali scolpiti. «Ti piace per caso?»
«Smettila.»
«Ohh, beccata.»
Alzai gli occhi al cielo. «Ti prego, vai a dormire.»
«E invece no, Moore. La notte è giovane», scosse i capelli inumiditi, «Voglio restare per sempre qui; con una bottiglia di vino, una bella canna tra le dita, con te...»
Mi avvicinai al ragazzo mezzo nudo, solo per tentare di levargli la bottiglia di vino in bilico dalle sue mani. Ma fu un sbaglio, dato che mi ritrovai il suo viso fin troppo vicino.
Non seppi cosa fosse, ma all'idea del suo viso così vicino al mio sentii la stanza di colpo farsi più calda.
Cazzo.
Cazzo, stavo sudando.
E lui era così dannatamente un disastro.
Rimasi con lo sguardo fisso nel suo, mentre sentii il suo corpo avvicinarsi fin troppo al mio. La pelle nuda del suo petto pericolosamente vicina al mio viso, mentre il capo rimase chino su di me. Notai il modo desideroso con cui mi scrutò il volto. Quella sera stava delirando.
No, lui aveva sempre delirato, eppure io solo allora loro stavo notando.
E lo stavo vedendo. Vedevo Jason.
«Vorrei poter fermare il tempo», mormorò poco prima di sfiorarmi le labbra con le sue. I suoi occhi però erano fin troppo persi e io dovevo controllarmi.
«Ora basta!», esclamai irritata.
Lo scavalcai per poi raggiungere lo stereo e spegnerlo di colpo. Le dita mi stavano tremando.
«Noo!», urlò deluso Jason alle mie spalle. «Che cazzo! È la parte migliore della canzone!»
Mi voltai arrabbiata verso il moro, prima di ritentare a prendergli la bottiglia di vino dalle mani. Fortunatamente non l'aveva ancora aperta.
Per mia sfortuna però si accorse in tempo del mio tentativo, in modo di poter alzare la mano in alto, fin troppo in alto perché lo potessi raggiungere.
«Filston, smettila.»
«Cerchi di rubarmi da bere, Moore?», chiese, divertito dalla difficoltà con cui riuscii in fine ad afferrare la bottiglia.
La posai con ansia sul tavolino. Non feci però in tempo a prendere un respiro profondo che vidi Jason indossare un ghigno, segno che aveva intenzione di fare qualcosa di incosciente.
Negai col capo. «No. No, Filst-», il moro prese a correre verso il terrazzo, «Jason!»
Lo seguii di corsa con ansia, mentre lui non smise di ridere divertito dalla mia preoccupazione.
Perché lui mi stava consumando e io neanche capivo perché glielo stessi permettendo.
«Ti giuro che domani ti uccido!»
«Dai che ci facciamo un bagno!», esclamò Jason non appena raggiunse le scale che portavano alla spiaggia.
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Thunders
FanfictionCharlotte e Jason si odiano, da sempre. Insomma... nemici per la pelle. Entrambi sono sicuri di conoscere l'altro. Lei ha sempre visto lui come un ragazzo instabile, interessato soltanto a ragazze, droghe e casini. Lui ha sempre visto lei come una...