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2 Luglio 2022

Passarono cinque mesi e il tempo era sembrato non passasse mai. Tornata all'università avevo provato a convincermi ad avere un nuovo inizio, a diventare la donna che avevo sempre voluto essere, e all'inizio ci ero pure riuscita.

Avevo permesso a Kourtney, una mia amica, di portarmi ad ogni festa che voleva per fare in modo di iniziare da capo. Infatti fu a una di queste che conobbi Samuel. Samuel Portland stava all'ultimo anno, era newyorchese e spesso riteneva opportuno vantarsi della sua ricchezza.

Ci conoscemmo a casa di Thomas, mentre gran pare degli ospiti stava a ballare nel salone. Io mi ero chiusa in bagno con l'intento di chiamare qualcuno, ma fortunatamente il ragazzo aveva avuto la mia stessa idea, per poi in seguito fermarmi dal commettere uno sbaglio irremovibile.

E mi ci buttai subito, dicendogli di volere una storia seria e per quanto potesse essere assurdo accettò felice. Ero convinta di essere innamorata di Samuel, nonostante le nottate in cui nel letto restavo sveglia a pensare a cosa potesse succedere se in quel momento mi fosse arrivata una chiamata da parte di Jason Filston.

D'altronde non lo avevo sentito da quella volta sotto il mio portico, in lacrime. Avevo provato a sostituire la malinconia nei confronti del ragazzo con il disprezzo, riuscendoci in parte, ma sapevo in fondo che fondamentalmente non sarebbe mai cambiato nulla di ciò che pensavo quando lo vedevo.

Non gli avevo scritto, perché mi era chiaro che sarebbe dovuto essere lui a farlo. Era lui che non aveva avuto il coraggio di restare con me e quindi sarebbe dovuto essere lui a tornare da me. Ma non lo fece e non avevo idea del perché.

«Dici che il Cabernet piacerà a tuo padre?», mi chiese all'improvviso Samuel, facendomi sobbalzare. Ero incatenata da qualche minuto ormai, con lo sguardo puntato sulle onde delicate.

Sbattei le palpebre confusa. «Cosa?»

L'uomo prese la bottiglia di vino in mano, passandomela. «Il vino, tesoro. Dici che gli piacerà?», ribadì amichevolmente.

Riportò poi lo sguardo sulla strada, tenendo le mani strette sul volante e senza degnare la costa californiana che tanto amavo di uno sguardo, come se l'avesse vista un milione di volte.

«Sì, penso che gli piacerà molto», gli risposi piano.

«Mi sembrava un uomo e raffinato dalle foto che mi hai mostrato.»

«Infatti lo è.»

Mi portai una mano sulla pancia, sentendo il nervosismo diventare lentamente doloroso.
Eravamo diretti verso il brindassi al "Au revoir", il locale preferito di mio padre, per il suo compleanno. Il dodici luglio.

Mi voltai verso Samuel. Era la prima volta che avrebbe incontrato mio padre e il resto della mia famiglia, insieme alle mie amiche, ma non pensavo di dovermi preoccupare di nulla. Ovviamente mi sbagliavo come sempre.

«Andrà benissimo, tesoro», mi tranquillizzò e posò la sua mano sulla mia.

Accarezzai l'etichetta del vino costoso. «Lo so. Sono certa che gli piacerai tanto.»

Mi misi a posto il vestito rosso che avevo indossato con attenzione quella mattina, mentre ci zittimmo.

Bastò mezz'ora di macchina, accompagnato da un silenzio per la stanchezza del viaggio, fino a quando il mio fidanzato non parcheggiò accanto al locale. Già potevamo vedere la terrazza decorata di bianco e gli invitati in piedi a parlare con spensieratezza.

Solo quella vista fu abbastanza per farmi commuovere; su quel terrazzo affacciato sul mare eravamo andati spesso quando Cole ed io eravamo bambini, dato che era il locale preferito sia di mio padre che di mia madre.

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