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Mentre salivo gli scalini verso il salotto, mi parve di non sentire nessuno parlare. Effettivamente Jason ed io avevamo appena fatto una scena e per di più durante la mia festa di ritorno.

Mi feci cadere di peso sulla mia poltrona bianca, la quale si affacciava sul mare distante e ormai nero pece. Ho davvero chiesto una pausa a Jason?

Non mi sentivo male. Non perché non mi dispiacesse, ma perché ero convinta che presto Jason avrebbe capito e saremmo tornati insieme.

Presi un bicchiere di vino che parve essere comparso dal nulla sul comodino e ne presi un sorso. La musica si sentiva provenire dalla spiaggia, voltandomi vidi Timothée parlare con Sebastian.

Presi un altro sorso dal bicchiere di vetro, pensando a ciò che una mia amica del college mi aveva detto a proposito di Jason: "Fidati che ragazzi come lui non cambiano mai."

Notai mio fratello salire le scale sul terrazzo con aria preoccupata, prima di avvistarmi seduta con il mio sguardo freddo e avviarsi di corsa verso di me. «Char, ma che è successo?»

Volevo evitare di parlarne, ma sapevo che se non gli avessi spiegato sarebbe andato a chiedere a Jason.

Sospirai quando si sedette sulla poltrona davanti a me. «Niente. Jason ed io abbiamo solo litigato...»

«Litigato? Perché?», domandò confuso. Non mi stava piacendo parlarne, volevo solo restare un attimo in silenzio.

«Come perché? Litighiamo sempre.»

«Sì, ma stavolta era diverso. Jason ha dato un calcio alla sedia...»

Non mi curai neanche di guardarlo negli occhi, ero troppo presa dal vino nelle mie mani e dalla parole nella mia testa, mentre mi ripetevo che quella pausa sarebbe durata poco.

Fissai il falò in spiaggia e come la gente era tornata a parlare. Vidi Jason parlare animatamente con Tom, mentre questo passava confuso lo sguardo da lui alla mia direzione.

Mi schiarii la gola, calda per l'alcol: «Credo di avergli appena chiesto una pausa...»

«Come? Una pausa? Ma tu e Jason-»

«Sì, Cole», lo interrompo al quanto irritata dalla sua presenza in quel momento, «e non voglio più vedere la sua faccia per più tempo possibile.»

«Perché gli hai chiesto una pausa?»

Mi passai le mani tra i capelli. «Perché ho scoperto di nuovo che mi ha mentito. Voglio solo un po' di tempo per perdonarlo», gli spiegai e lui annuì.

Restò in silenzio, mentre fece uno sbuffo, evidentemente dispiaciuto. Fece una smorfia: «Certo che avete un tempismo pessimo.»

Mi voltai confusa verso di lui, il quale si stava accendendo una sigaretta: «Cosa dovrebbe significare?»

«Bè», alzò le sopracciglia, mentre si rimise l'accendino in tasca, «doveva essere una sorpresa, ma ripensandoci ogni volta che papà ed io ti organizziamo una sorpresa finisce male...»

Mi feci scappare un'attacco di nervosismo: «Dannazione Cole, arriva al punto!»

Gli strinsi il bicipite e lui ansimò per il dolore.

«Va bene, va bene, stai calma però-», gli lanciai un'occhiata omicida per fargli capire l'assurdità di quelle sue parole in quel momento, «Ok perdonami. Ad ogni modo- papà ed io potremmo avere organizzato una vacanza con la famiglia Filston. In montagna», sbarrai gli occhi incredula, «a sciare...», per poco non lo strangolai, mentre lui prese un respiro profondo, un po' spaventato, «per tre settimane-»

«Voi cosa?!», gli sbraitai in faccia, facendogli quasi cadere la sigaretta dalle dita.

Cole mise le mani in alto in segno di difesa: «Scusa Char, ma cosa ne dovevamo sapere papà e io che vi sareste lasciati?»

«Potevate parlarmene.»

«Siamo sinceri, Char. Sappiamo tutti che vi metterete di nuovo insieme e che questa 'pausa' durerà massimo un giorno.»

Probabilmente ha ragione... Sbuffai sonoramente: «Certo, come no. Jason sa di questa vacanza?»

«Char!», sentii la voce alta di Allison alle mie spalle, poi la vidi sedersi sul pavimento davanti a me, mentre mi guardava con malinconia e dispiacere, «Ho saputo di quello che è success-»

«Non adesso, Allison, perdonami», mi rivolsi verso mio fratello, facendogli capire con uno sguardo di dover procedere.

Lui passò confuso lo sguardo dalla mia espressione nervosa a quella triste della mia migliore amica, ma poi procedette, anche se un po' scettico: «In effetti doveva essere Jason a darti la notizia.»

Fantastico. Sospirai. «E dove andremo?»

«In Canada come sempre, Char. A Whistler.»

Presi qualche respiro per calmarmi. La cosa più dolorosa sarebbe stato dire ai genitori di Jason di ciò che era appena successo tra di noi, perché non l'avrebbero mandata giù facilmente.

Non avevo idea di come sarebbe andata a finire quella vacanza; ovviamente non l'avrei fatta disdire solo per l'accaduto tra me e Jason, ma se i miei familiari fossero venuti a sapere della pausa ci sarebbe stato del disagio per tutto il tempo.

Alzando gli occhi dal bicchiere, vidi Jason e Tom salire le scale, per incontrare poco dopo lo sguardo del primo, avendolo fissato insistentemente. Notai che si stava avvicinando per venirmi a parlare, così, per paura di confrontarlo, mi alzai senza concedermi dalla poltrona e mi avviai con passo svelto verso la direzione opposta del moro.

•••

Scendemmo tutti insieme (papà, Cole ed io) dal taxi che avevamo chiamato per farci venire a prendere da casa e portarci all'aeroporto. Eravamo stranamente tranquilli quella mattina per essere una famiglia come la nostra, dove la fretta era un'abitudine.

Mio padre era soddisfatto di avermi organizzato una "piacevole" sorpresa e io non avevo avuto il coraggio per rovinargliela. Così non era ancora venuto a sapere di ciò che era successo tra Jason e me la sera prima.

«Dai, te la prendo io», mi disse mio padre con un sorriso, prendendomi dalle mani la mia borsa per trascinarla dietro di sé.

«Grazie papà. Se pesa troppo posso prenderla io, però.»

«Charlotte. Ti prego non mi trattare come un vecchio», mi supplicò e io ridacchiai.

Ci avviammo verso l'entrata dell'aeroporto. Mi guardai incuriosita intorno, notando una quantità insolita di bambini.

Cole mi si avvicinò subdolamente per poi sussurrarmi nell'orecchio: «Fortuna che ci raggiungeranno più tardi.»

Annuii d'accordo. «Puoi dirlo forte. Penso di volermi fare un pisolino.»

«Idem. Troviamoci un posticino comodo allora.»

Molto fortunatamente il signor Filston aveva preso i biglietti per il Canada a un'ora molto tarda della notte.

«Ok. Scommettiamo quanto durerà la vostra "pausa"», enuncio divertito Cole.

Lo fulminai con lo sguardo. «Non ci provare...»

«Dai, Char. Sto scherzando, però devi ammettere che non riuscirete a starvi lontano», aggiunse. Aveva dannatamente ragione.

ThundersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora