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Presi il telefono dalla borsa che stava sul punto di scivolarmi dalle dita, con l'intento di chiamare Allison in modo di farmi venire a prendere come mi aveva promesso che avrebbe fatto.

Come avrei trovato Jason in quella città enorme e a quell'ora? Portai il telefono all'orecchio, notando che la coppia che aveva fatto la scenata all'aeroporto era salita sul mio stesso aereo e dopo così tanto tempo non avevano ancora smesso di guardarsi in cagnesco. Per lo meno stanno zitti.

Decisi di non voler più fare caso a quei due, così mi misi ad osservare i taxi e le macchina passarmi davanti, sentendomi come una dilettante; posizionata in quel modo al lato della strada con l'aria di una che è stata abbandonata all'aeroporto dalla migliora amica. 

Continuai ad ascoltare il telefono squillare, scrutando le macchine annoiata. Fino a che, in mezzo alle macchine eleganti e silenziose, non riconobbi una ragazza castana e un'altra bruna seduta accanto a lei. Le due si avvicinarono con la musica a palla, mentre urlavano qualcosa di incomprensibile. Per poco Allison non strusciò contro un taxi parcheggiatomi accanto.

Osservai la scena a bocca aperta, senza muovere un muscolo, per non perdermene nulla. Non so se definirla divertente o preoccupante. «Cos-«

La macchina per poco non mi colpì. Allison alzò i suoi occhi con un sorriso: «Buonasera signorina. Vuole un passaggio, per caso?»

«Mi ero dimenticata di quanto guidassi male, Ali», la salutai ancora impaurita dalle sue manovre di poco prima.

«Ah, ma sta zitta. Voglio vedere te.»

Per un attimo pensai se non fosse stato più sicuro prendere un taxi, ma Hayley mi fece un sorriso come per dire "salvami", così rassegnata decisi che se la mia amica avrebbe rischiato la vita l'avrei fatto con lei.

«Che caldo che fa!», rammaricai, notando come indossavano almeno due strati di vestiti in meno di me.

«Si sta una meraviglia invece», borbottò Allison.

Mi salutarono entrambe con un bacio, ma per quanto cercassero di nasconderlo era evidente che le facevo pena. Per cosa non mi era chiaro. Ah si. Il mio fidanzato, che tanto fidanzato forse più non era, era scomparso e probabilmente era preso in quell'istante dal fare qualcosa di pericoloso.

Allison partì di colpo (dovemmo passare cinque minuti a litigare con un autista perché la mia amica lo aveva quasi ucciso), ma per miracolo arrivate sull'autostrada potemmo riprendere a parlare con un minimo di serenità.

«George sta bene», riprese a raccontare Hayley (George era il signor Michaels), «dicono tutti che Benjamin assomiglia più a lui che a me.»

Scoppiai a ridere, vedendo come ne pareva offesa: «Ma dai, Hayley! Avete ancora altri bambini da fare. Uno di quelli ti assomiglierà!»

«Ma sta zitta», mi zittì, tirandomi la prima cosa che si trovò vicino.

Allison mi parve troppo silenziosa per essere Allison.

Le poggiai una mano sulla spalla per rassicurarla: «Cos'è successo a quella matta della migliore amica?», non reagì,«Ali, che hai?»

«Cosa vuoi dire? Tranquilla, sto bene», rispose, mentre continuò a guidare con la presa sul volante un po' troppo stretta, «Sei un po' paranoica, sai.»

Mi feci cadere sul sedile, aggrottando le sopracciglia: «Paranoica?»

«Sì.»

Incontrai lo sguardo confuso e sorpreso di Hayley. Rimasi in silenzio, non volevo parlare. Volevo solo sapere dove si trovava Jason Filston.

ThundersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora