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Presi un profondo respiro, determinata a non dargli ascolto. «Sì che me ne deve fregare se rischio che tu mi lancia una bottiglia di vetro addosso!»

Ormai avevo perso un po' il mio contegno, avendo alzato un po' la voce. Jason voltò il capo verso di me, scrutandomi con le labbra socchiuse.

«Non è vero», sussurrò, sincero, «Sai che non ti farei mai del male.»

E dannazione.

Sì che lo sapevo. D'altronde pure quando lo facevo infuriare fino a tal punto dal farlo urlare non mi aveva mai toccata.

«Perché non vuoi dirmi chi era al telefono?», domandai dopo qualche istante di silenzio, fingendomi più calma. Abbassai lo sguardo sulle mie mani, sentendo il suo puntato su di me.

Strinse i pugni prima di poggiarsi allo schienale del sedile e prendere un profondo respiro per tentare di calmarsi. «Che ti importa?»

«Perché mi importa.»

«Sì, mi è chiaro. Ma ti ho chiesto il perché.» Non osai alzare lo sguardo.

Non trovai di colpo le parole per rispondergli. Perché mi importa? Non lo sapevo neppure io. Perché mi importa di te? Non direi proprio.

Sentii Jason schiarirsi la voce: «Ti dico chi mi ha chiamato se mi spieghi perché esci con Jack Franco, se neanche ti piace.»

Ma le persone ubriache non dovrebbero essere simpatiche?

Alzai immediatamente lo sguardo, sbottando confusa: «Sì che mi piace.»

Scosse il capo, mordendosi divertito il labbro inferiore. «Sii sincera. Non può davvero interessarti qualcuno di così diverso da te.»

Feci scappare uno sbuffo isterico, sentendomi al quanto letta dentro. Jason però non si scostò. Ed ecco che come al solito ha rivoltato il discorso.

«E anche se fosse diverso da me?», chiesi con franchezza, prima di spostare a mia volta lo sguardo sul mare, «Gli opposti si attraggono.»

Lo sentii sbuffare. «Che cazzata.»

Gli lanciai un'occhiataccia. «Non è una cazzata.»

«I simili si attraggono, non gli opposti», mi contraddisse con sicurezza. Il suo sguardo sempre puntato sul mio viso, «Sennò come spieghi noi?»

Deglutii non appena pronunciò quelle parole. Per poco non sentii il cuore fermarsi. Sapevo che era semplicemente sbronzo e per questo le sue parole non facevano senso, ma sul suo volto potevo cogliere un pizzico di sincerità.

Inclinai il capo, confusa. «Vedi che cambi di nuovo il discorso? E comunque noi due non siamo attratti l'uno dell'altra.»

Perché con la marea di persone che cadevano nel buco nero che era Jason Filston, io non facevo parte di quelle.

E lui lo sapeva.

«E perché torni sempre da me allora?», chiese con poco imbarazzo. Anzi, era serenissimo.

Arrogante bastardo.

Alzai gli occhi al cielo. «Non torno sempre da te, Filston.»

«Hm», sorrise soddisfatto, «Allora sarò io che non riesco a starti lontano.»

È l'alcol, è l'alcol... Eppure non capivo come parte di me gli stesse credendo. Come se non l'avesse detto a mille ragazze, Char... D'altronde non mi sarei sorpresa se dopo talmente tanti anni fosse diventato un bravo attore.

Ma lui non usava le sue tecniche con me.

Provai a balbettare qualcosa, ma non riuscii a proferire parola. Jason era divertito da quella mia reazione.

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