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Dopo la collina continuai a correre in silenzio accanto a Jeff. Lui ed io finimmo in ultima fila, ma almeno potevo riprendermi dallo sprint di prima.

Quando arrivammo in campo e afferrammo le nostre borse, gli altri erano già andati. Le nostre borse erano rimaste solitaria ad aspettarci.

«Char, non posso accompagnarti oggi», mi disse Jeff quando uscimmo dall'ingresso.

Sbuffai. Era davvero una giornata orribile, perché con quell'umore non sarei voluta passeggiare da sola. Sola con i miei pensieri.

«Perché no?» Scendemmo le scale e lui si fermò.

«Mio padre è tornato dal Colorado e vuole andare a cena.»

«Ah.» La borsa a tracolla mi irritava il collo.

«Ah eccolo. È già arrivato.» Fece cenno verso un'auto nera così ci salutammo e lui le corse incontro.

Quando spari lasciai un forte, frustrato sospiro. Era davvero una giornata di merda e ora dovevo farmi pure una traversata a piedi.

Quando passai per il parcheggio semivuoto, una divisa da cheerleader colse la mia attenzione. Quando alzai lo sguardo vidi Sophia poggiata a una moto. Il guidatore aveva già indosso il casco nero e capii subito che era Jason.

Vedere che stavano discutendo mi migliorò un po' l'umore. Sophia sbatteva continuamente i piedi a terra in quello che sembrava un vano tentativo di salire con lui.

«Ci vediamo a casa», dissi quando le passai accanto, rivolta a Jason. Entrambi interruppero la discussione.

«Scusa stavamo parlando», stridulò Sophia con un che di disgustato. Mi guardò dall'alto.

«Moore.» Jason scese dalla moto e io mi fermai. La sua maglietta era ancora sporca e aveva delle macchie verdi per l'erba. «Andiamo insieme. Tanto andiamo letteralmente nella stessa direzione.»

Scossi la testa, incerta. «Non so...»

No. Cazzo, no. E lasciare Sophia per strada?

Suonava divertente- Ma no.

«Scusa, non dovevi portare me?! Avevamo detto di vederci da te oggi.» Sophia era diventata paonazza e Jason si tolse il casco.

Appunto. Io non andavo in moto con Jason.

Le sue conquiste lo facevano.

Il modo in cui la guardò era nuovo; aveva un che di freddo e indifferente. Mi fece cenno di salire sul mezzo.

Io ridacchiai. Piano. In imbarazzo.

Perché Sophia mi stava trapanando con lo sguardo e per un istante pensai mi sarebbe saltata addosso.

«Sophia non voglio più vederti», disse quando afferrò il secondo casco. Lo presi, sebbene insicura.

«Perché?», sbraitò e io sogghignai. In parte mi sentii d'intralcio.

Jason corrugò la fronte sdegnato. «Non mi piace la persona che sei-»

E chi gli ha regalato dei neuroni?

«Ah, non ti piaccio? Però per farti i pompini nella mia macchina vado bene, vero? E per venirmi in bocca pure-»

NO!

Limite sorpassato. Basta.

Alzai le mani in aria per bloccare la situazione incredibilmente scomoda. «Potete parlarne un'altra volta?»

«Non c'è niente di cui parlare. Sali.» Jason mi afferrò per la borsa e mi spinse a salire sul sedile del passeggero. Indossai velocemente il casco e lui fece lo stesso.

ThundersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora