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Jason

«È passata una cazzo di settimana», ringhiai, cogliendo l'attenzione di tutti i presenti. Solo allora realizzai la presenza di Hayley e Allison.

Charlotte alzò lo sguardo su di me, realizzando un po' confusa che mi stavo riferendo a lei. Fu la prima volta che non ebbe una risposta pronta, ma sopratutto che non parve irritata dal mio comportamento scorretto. Le faccio pena.

«Jason che stai facendo?», mi chiese, facendomi sentire uno schifo.

Aggrottai le sopracciglia per poi ringhiare: «Che ti frega? Non vedo perché dovrebbe.»

«Che significa?»

Hayley provò a levare la tensione, iniziando una conversazione coi miei due amici. Ridevano, come se non ci fosse nulla per cui piangere.

«Non guardarmi così», ordinai a Charlotte irritato, mentre lei mi stava solo osservando con dispiacere. Odiavo quella situazione.

Sentii di sfuggita la domanda di Allison: «Cosa ci fate qui?»

«Non lo sapete?», anticipai Timothée, prima che potesse dare la risposta. Ci dovetti pensare per un attimo, accorgendomi di essermi di dimenticato del motivo. Come cazzo siamo finiti qui? Di colpo mi rivenne in mente: «Dopo domani seppelliamo il nostro migliore amico.»

Il modo in cui lo dissi coglieva un minimo di ironia, nonostante cosa avessi appena detto fosse vero.

Tutte e tre mi guardarono perplesse. Bryce e Timothée non parvero sentire la gravità di quelle parole. Dopodomani è il funerale. Chi cazzo l'ha organizzato non lo so.

Hayley mandò giù un bicchiere d'acqua per poi prendere a singhiozzare: «E...e perché state bevendo stasera? Non ci avete neanche detto che dopo domani è il funerale-»

«Cos'è per caso una fottuta festa alla quale ti avremmo dovuto invitare?», domandai con disprezzo, con quel tono con cui ci si rivolge ai bambini.

Non sapevo cosa mi stesse spingendo a farlo, Hayley non aveva mai fatto nulla di male. Cercai di evitare il modo in cui Charlotte mi stava guardando, mi giudicava. Probabilmente già ti odia... E che mi odi.

I miei migliori amici scoppiarono a ridere, non realizzando l'atmosfera cupa e tesa che si era creata. Così per distrarmi dagli sguardi delle ragazze scoppiai a ridere con loro, trovandoci, dopo qualche istante, qualcosa di divertente.

L'erba mi stava dando al cervello. All'improvviso sentii una ragazza posarsi sulle mie gambe. Notai che si trattava delle festeggiata, che era stata seduta accanto al nostro tavolo per le ultime due ore. Neanche riuscii a seguire ciò che prese a dirmi all'orecchio.

«E ora che facciamo?», chiese Timothée, senza curarsi dell'espressione offesa di Hayley.

Scostai l'orecchio dalle labbra della ragazza, per poi ululare: «A casa mia!»

«È libera?», domandò Bryce.

«Certo.» Non sapevo perché, ma non appena lo dissi dovetti portare lo sguardo su Charlotte, la quale stava evidentemente pensando a qualcosa. Dato che si mordeva il labbro come faceva in questi casi.

Odiavo quanto fosse più matura di me nel maggiore dei casi. Non volevo farle vedere il mio interesse, ma le mie parole mi anticipano, chiedendole con sfida: «Vieni pure te, Charlotte?»

«Perche te la stai prendendo con me?», domandò, «Ti stai comportando da stronzo e da bambino!»

«Bambino?», sbottai infuriato.

Charlotte abbassò lo sguardo. «Sono venuta qui- in questo club orribile- solo per te. Sei davvero uno stronzo se dici un'altra volta che non ti sto cercando.»

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