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Il giorno seguente mi svegliai al suono della sveglia

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Il giorno seguente mi svegliai al suono della sveglia. La spensi per mettermi a sedere con un lieve mal di testa. Che diavolo è succes-

Mi bloccai non appena tutte le mie azioni di quella notte mi rivennero in mente. Sperai che non fosse vero, ma non appena notai il braccio abbronzato di Jason intorno alla mia vita capii che invece lo era.

Mi voltai per vederlo col viso poggiato in mia direzione, mentre respirava con un'espressione serena, gli occhi chiusi. Balzai in piedi in speranza che non si svegliasse, ma non appena presi i miei vestiti dalla mia valigia lo sentii sbadigliare.

«Cavolo», borbottai, cercando di coprire la mia nudità con i miei vestiti.

Jason si alzò confuso per poi scorgermi e sorridere. Chiaramente si ricordava benissimo della sera precedente. «Buongiorno, amante», ridacchiò, ma io non risposi.

«Non mi chiamare così», dissi irritata e entrai in bagno.

Ero arrabbiata con lui, ma sopratutto con me stessa per quello che era successo. Volevo che capisse i suoi errori e invece avevo ceduto per la millesima volta.

Chiusa la porta mi misi le mutandine, ma Jason aprì la porta senza bussare. Aveva indossato dei boxer ma nient'altro.

«Jason! Ma che cazzo!», esclamai infuriata, voltandomi per non farmi vedere.

Indossai il reggiseno di fretta, mentre lui aggrottò la fronte con le braccia conserte. «Perché sei così scazzata?», chiese irritato.

Lo guardai perplessa, prima di indossare la maglietta termica. «Perché abbiamo fatto qualcosa che non dovevamo fare», risposi secca. Però è stato bellissimo.

«Scopare?» Lo fulminai con lo sguardo, ma lui non smise di scrutarmi confuso. Come poteva continuare a essere sempre così volgare?

Notai nel riflesso sullo specchio il succhiotto violaceo per sbuffare. Aprii il beauty case per cercare il correttore. «Cazzo...»

«Mi spieghi che cosa è stato stanotte?», esigé Jason, poggiandosi con la spalla alla cornice della porta.

Evitai di incrociare il suo sguardo: «Te l'ho già detto, era uno sbaglio. Eravamo ubriachi.» Con due strati di correttore finalmente la macchia sul mio collo fu meno evidente.

«Non era uno sbaglio se mi hai detto di amarmi», ribadì con un ché di sfacciato e io sentii una fitta nello stomaco. Si ricorda pure di quello.

Indossai i miei leggins fingendomi indifferente. «Non significa che lo intendessi davvero.»

«Che cazzo dovrebbe significare?», domandò arrabbiato, ma lo superai per uscire dal bagno.

«Che stavamo facendo sesso, Jason. Era nel momento e poi anche se lo avessi inteso davvero non significa che stiamo di nuovo insieme», ribadii seccata.

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