Per le dodici in punto, in chissà quale modo Jason ed io eravamo riusciti a cacciare tutti mezzi ubriachi da casa nostra... Ehm sua.
E adesso ci trovavamo in salotto in silenzio ad osservare il soffitto e il fuoco scoppiettare nel camino bianco. L'aveva acceso lui. Era sorprendente il fatto che sapesse fare qualcosa di utile.
Il fatto che non avesse invitato alcune delle sue conoscenze per potersi far venerare da loro e dagli amici che portavano con sé. Che non stesse momentaneamente nel mezzo del salotto con le braccia divaricate e il capo portato indietro. La musica forte e bellissime donne che lo tastavano con voglia.
Per fortuna fu lui a rompere il silenzio dopo un sonoro sbuffo. «È ufficiale. I miei amici sono degli animali.»
Risi prima di lanciargli uno sguardo. «Probabilmente. Finalmente ci sei arrivato.»
Sospirai per iniziare ad alzarmi; volevo andare in camera mia e non vedere nessuno fino al giorno seguente. Tanto meno Jason. Ero ancora delusa del fatto che oggi non si fosse arrabbiato.
Il moro si voltò verso di me, poggiando i suoi gomiti sulle ginocchia. «Ho l'impressione che la prima regola non reggerà a lungo.»
«Di quale delle tante parli?» Mi voltai nel mezzo della mia traiettoria verso le scale. Osservai la sua mano passare tra i suoi capelli scuri. «Le ho già dimenticate», mentii.
Si alzò in piedi prima di afferrare una bottiglia in vetro dal davanzale. Ghignò e l'aprì con un po' di difficoltà. Se la portò alle labbra. Sorrisi non appena fece un verso strano, dato che probabilmente si trattava di alcol.
E ora assomigliava un po' di più a Jason Filston.
«Ah, ora è chiaro», enunciai, alzando gli occhi al cielo. Mi voltai nuovamente. «Bè, buonanotte. Cerca di non finire in coma etilico-»
«Uou, Uou, ferma», mi ordinò. Incrociai le braccia al petto, mentre Jason aggrottò la fronte. Si mise nuovamente a sedere con la bottiglia stretta tra le dita. «Di cosa parli, Moore?»
Aggrottai la fronte. «Parlo del fatto che non dovresti morire intossicato- Anzi, sai che c'è? Fai pure-»
Strinse la lingua contro il palato emettendo un suono di disaccordo. «Intendo prima. Ora è chiaro... cosa?»
Ah quello.
«Sinceramente non mi aspettavo una cosa talmente mediocre da parte tua. Non ti aspetterai che mi metta a bere con te?»
Sbuffai non appena rise. Non capii perché stessi ancora a parlare con quell'idiota invece di andarmene in camera. Era bagnato, insocievole e possibilmente fatto.
No, sicuramente fatto.
«Che idee ti fai? Pensi ti voglia fare ubriacare per scoparti?-»
«Ne sono al quanto convinta, sì», lo interruppi.
Di colpo un po' troppo seria. Rabbrividii al solo pensiero. Sapevo, anzi, speravo che pure Jason trovasse assurda l'idea di fare sesso con me. Riluttante, quasi.
«È spaventoso cosa pensi di me», sbuffò, prima di portarsi la bottiglia nuovamente sulle labbra, «Dovresti aver inteso che sei l'ultima persona che toccherei.»
Sorrisi soddisfatta, eppure mi venne più faticoso del previsto. Le mie labbra parevano incollate l'una con l'altra. Colsi il suo sguardo mentre beveva quel liquido. Davvero ero l'ultima?
«L'ultima?»
Jason annuì sicuro. «L'ultimissima.»
Restai con lo sguardo fisso nel suo, sperando in una falla, ma rimase fermo come sempre.
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Thunders
FanfictionCharlotte e Jason si odiano, da sempre. Insomma... nemici per la pelle. Entrambi sono sicuri di conoscere l'altro. Lei ha sempre visto lui come un ragazzo instabile, interessato soltanto a ragazze, droghe e casini. Lui ha sempre visto lei come una...