27

48.5K 1.3K 190
                                    

Afferrai la mia borsa e mi indirizzai verso gli spogliatoi, riuscendomi così a cambiare in un batter' d'occhio.

Tornai in tempo per il primo kick off e per iniziare a tifare per i nostri giocatori. Tenni lo sguardo puntato sulla maglia "9", che nonostante le sue circostanze pietose giocò alla grande per tutta la partita.

Per fortuna mio fratello si era tranquillizzato e aveva permesso a Jason di fare la sua parte nella partita.

Nel corso della serata il mio sguardo era caduto su Tom, pensando agli eventi di qualche giorno prima; aveva gran parte del viso coperto di ferite incrostate, eppure riusciva a giocare bene.

Due ore dopo uscimmo tutti in baldoria, avendo stracciato l'altra scuola come dei veri e propri campioni. Noi liceali ci indirizzammo verso le macchine nel parcheggio per spostare la festa della nostra vittoria chissà dove, mentre gli adulti restarono sugli spalti a parlare.

«Sapevo che avremmo vinto!», esclamò Jeff, prendendomi sotto braccio un attimo. «Char hai visto il mio tiro?»

Imitò una mossa di passaggio.

«Sì, è stato grandioso», risi mentre strinse la mano a dei suoi amici.

Si scostò però subito dopo non appena notò Sebastian e Gabrielle, mentre cantavano in sintonia nella macchina di quest'ultima.

«Tom ha detto che ha casa libera», disse il primo con entusiasmo.

«Non andiamo alla capanna?», domandò Jeff aggrottando la fronte, «Ho detto a Bryce che saremmo andati la.»

«Ok, andiamo da lui allora. Ce l'ha la roba?»

Sebastian ghignò facendogli cenno di entrare in macchina. «Ce l'ha sempre. Char, vieni con noi?»

«Penso che andrò con Hayley e Jack. Probabilmente vi raggiungeremo più tardi.»

«Allora ci vediamo dopo», mi salutò Jeff prima di spalancare la portiera e saltare in macchina. Mi fece un occhiolino e io ricambiai.

Feci per raggiungere Hayley e Jack nella macchina di quest'ultimo, quando sentii la voce profonda di Tom alle mie spalle. Notai voltandomi che stava parlando a Jason, il quale, ora come ora, pareva essere veramente andato.

Potevo affermare questo dato che tra i suoi amici si stava comportando da cretino, urlando alla vittoria e afferrando dalle mani dei ragazzi delle boccette di metallo, probabilmente colme di superalcolici.

Per mia rabbia questi, invece di impedirgli di correre e magari prendere la moto da ubriaco, non fecero altro che ridere e aggiungersi alle bevute.

«Bravo Filston. Preparati che Jessica è pronta a dartela stasera», disse Timothée all'amico, dandogli della pacche sulle spalle.

«Chi è Jessica?», chiese confuso il moro.

«Forse quella che te l'ha offerta trenta secondi fa?», ridacchiò Timothée insieme a tutti gli altri. Potrei vomitare.

Continuai a ripetermi di lasciare stare e di continuare per la mia strada e che presto ci sarebbe stata una festa alla quale pure io avrei potuto dimenticare tutto, ma la vista di Jason in mani così inaffidabili mi faceva impazzire.

E ultimamente molte cose riguardo a Jason mi facevano impazzire.

Sbuffai, prima di fare segno a Hayley di aspettare un secondo e girarmi alla mia destra, piazzandomi davanti al gruppo di ragazzi ubriachi fradici. Mi misi le mani sui fianchi per parere più severa.

Quest'ultimi si fermarono giusto in tempo per non investirmi con i loro corpi da giocatori di football. Fecero un: «Uou!», non appena si fermarono e mi riconobbero. Jason non disse niente, di colpo sembrò più sobrio che mai.

«Cerchi qualcosa Moore?», mi domandò Thomas, il running back della squadra, dopo avere preso un goccio della bevanda che teneva in mano. Non ti conviene provocarmi con quello che so su di te, Thomas.

Mi veniva solo da vomitare a vedere quella mandria di bufali sudato e ubriachi. Feci una faccia schifata, prima di rivolgermi verso Tom che in quel momento teneva il migliore amico sotto un braccio.

«Non dovreste lasciarlo bere se stava già in quello stato prima», cercai di convincerlo. Non riuscivo a spostare lo sguardo su di Jason di fronte a me. D'altro canto però lui mi bruciava la pelle col suo.

«Non ho bisogno di una babysitter», sentii Filston aggiungere con voce ferma.

«Non sto facendo la tua babysitter.» Dovetti costringermi a rivolgermi a lui con modo autorevole.

L'occhio nero era peggiorato e adesso i suoi occhi erano diventati più stanchi e persi. Sapevo che se gli avessi salvato la vita il giorno dopo non se ne sarebbe ricordato.

«Char. Il nostro uomo qui è ben cresciuto-», fece per aggiungere ridendo Tom, ma venne nuovamente interrotto da Jason. Con un movimento brusco si liberò della sua presa, avvicinandosi così più a me.

«Cosa ti importa se mi ubriaco, Moore?». mi domandò con tono da vero Jason. Fece in modo da farmi pentire amaramente di essere andata nella loro direzione e di aver iniziato tutto quello.

«Smettila, Filston.»

«No, invece rispondimi, cazzo.»

«Sei ubriaco, Ja-»

«E tu sei insopportabile. Rispondimi.»

«Niente...», sussurrai, notando che si era avvicinato talmente tanto che i nostri visi quasi si sfioravano.

Feci un passo alla mia destra per rivolgermi a Tom, sentendo della rabbia nei suoi confronti: «Cosa gli hanno fatto?»

«Chi?», chiese lui ridendo.

«Quel gruppo di... di spacciatori! Non so cosa siano.» L'espressione di Tom si fece serissima, come se gli avessi augurato la morte.

Jason si appostò nuovamente tra il suo amico e me, facendo cenno verso Hayley. «Vai dalla tua amichetta, Moore. Non ti dobbiamo alcuna spiegazione.»

«Guarda che lo stavo facendo per te», sbottai a denti stretti. Jason rimase impassibile, restò a guardarmi dall'alto con le labbra serrate.

Fece per aprire bocca e aggiungere qualcosa, ma sentendo all'improvviso gli occhi umidi, non gli diedi il tempo che corsi via verso la mia amica, stanca di lui e delle sue complicazioni.

Se c'era una cosa che odiavo era quando cercavo di aiutare qualcuno e non lo apprezzavano. E Jason era un esempio perfetto per quelle situazioni.

Sentii Timothée urlare un divertito:«Uu! Qualcuno si è offeso!»

ThundersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora