Charlotte e Jason si odiano, da sempre. Insomma... nemici per la pelle. Entrambi sono sicuri di conoscere l'altro.
Lei ha sempre visto lui come un ragazzo instabile, interessato soltanto a ragazze, droghe e casini.
Lui ha sempre visto lei come una...
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In sottofondo continuarono a parlare e a scherzare. Mi posai una mano sul petto, ansimando. Non riuscivo a respirare bene.
Jack mi passò accanto. Aveva l'aria preoccupata e la sua mano mi accarezzava la spalla per consolarmi. Fissai i miei occhi nei suoi.
Scesi qualche gradino, sapevo che mi stavano notando tutti dato che le urla e i fischi si erano un po' placati. Afferrai la maglietta di Jack, il quale mi osservò con sguardo confuso e lo baciai con più forza possibile. Davanti a tutti.
Subito un nuovo sussulto si sentì e degli applausi e delle risate tornarono a farsi sentire, mentre Jack mi prese per la vita e mi avvicinò più a sé.
Non piangere, non piangere, non piangere...
Non sapevo come avrebbe reagito mio fratello alla nostra vista. Se mi avesse odiata per sempre per averlo baciato o per averlo usato come vendetta, ma per lui sarebbe stato meglio quello che vedermi con Jason.
E ormai anche per me. Ad ogni modo non sapevo nemmeno come avrebbero reagito gli altri presenti, anche se dalle loro urla pareva fossero d'accordo.
Le mani di Jack scesero a stringermi il sedere, ma non mi scostai minimamente. Ero troppo arrabbiata con Jason per farlo. Il petto mi faceva troppo male per farlo.
La presa che avevo sulla maglietta di Jack sparì e sentii un tonfo davanti a me. Quando aprii gli occhi non potevo crederci; Jason si era buttato su di Jack e ora lo stava picchiando a sangue come aveva fatto davanti casa mia. Solo che stavolta era il doppio più arrabbiato.
Furiosa provai a dividerli con fatica. Jason aveva un altro labbro spaccato e Jack aveva due occhi neri.
«Jason! Smettila, smettila!», urlai arrabbiata, facendolo così scrollare di dosso a Jack che si rialzò con fatica.
Non sapevo se fosse per il fatto che stava picchiando lui o per quello che mi aveva appena fatto che lo guardai con tale disprezzo. Forse era per entrambe i motivi.
Jason si voltò verso di me, i suoi occhi erano lucidi. Aveva il fiatone e i pugni si stavano allargando lentamente.
Non potei che guardarlo con solo e puro odio; lo odiavo per essermi fidata di lui, per avermi raccontato tutte quelle menzogne, per essersi preso gioco di me, ma sopratutto odiavo me stesse per aver lasciato che tutto quello accadesse.
«Ma che cazzo era quello!?», mi provò a domandare a bassa voce, ma il tono era furioso.
«Tu mi fai schifo», dissi soltanto, puntandogli un dito contro il viso. Ora eravamo entrambi furiosi. Lui non sapeva avessi sentito a quanto pare.
«Stai scherzando spero», sbraitò.
«Non sono mai stata più seria, Jason! Pensavi davvero di... di... Oh, lasciami in pace!», esclamai furibonda, stavolta fu difficile nascondere la mia voce tremante.
Scesi qualche scalino per andarmene, ma Jason mi fermò prendendomi per il braccio. Non so come mai, ma mi voltai di scatto verso di lui e gli diedi uno schiaffo in pieno viso. Fu allora che tutti nelle vicinanze si voltarono verso di noi.
«Toccami un'altra volta e te ne faccio pentire-»
«Ma che cazzo ti è preso?!», urlò Jason, levandomi la parole di bocca. Non si curò delle persone intorno a noi.
Scrutai con avversione le iridi verdi del ragazzo. «Io? Filston, mi fai così schifo... Vorrei vomitare!»
Senza lasciargli tempo di aggiungere qualcosa o anche di avvicinarsi a me, oltrepassai Jack e mi mischiai tra la gente in cerca di mio fratello.
In un primo momento erano rimasti tutti zitti ad osservare la nostra scena. Jason si guardava in giro con aria confusa e furiosa, mentre i suoi amici gli dicevano di raggiungerli e bere con loro. Le ragazze ripresero a strusciarsici addosso.
Quando avvistai mio fratello davanti alla piscina ballare con una ragazza mora, sentii una presa afferrarmi per il braccio e farmi voltare. Fortunatamente era Allison.
«Cosa diavolo è appena successo?», mi domandò quest'ultima sbalordita. Puntò verso le scale dove prima si trovava Jason, il quale ormai era scomparso dalla vista di tutti (a parte la ragazza che sicuramente si era portato in stanza).
Oh, ma vai al diavolo.
«Ti-ti racconto più tardi», borbottai confusa e sull'orlo dello scoppiar a piangere. «È troppo... troppo presto.»
Raggiunsi mio fratello in terrazza per farlo voltare verso di me. Evidentemente non si era accorto di niente di quello che era accaduto dentro, dato che la sua espressione era normale e rilassata.
«Cole, io non guido stasera», gli dissi, notando che era abbastanza sveglio per guidare. Il biondo mi guardò interrogativo, smettendo di ballare con la ragazza che si fermò a sua volta.
«Cosa intendi? Stai bene?»
«Sì, sì è che sto con delle amiche e vorremmo solo bere qualcosa, capisci?...»
«D'accordo», aggiunse soltanto. Lo salutai, prima che si voltasse verso la ragazza e baciarla con foga, mentre si movevano a ritmo della musica. Ah.
Mi diressi in cucina, intenta a dimenticare tutto. Io mi ero innamorata di lui, gli avevo dato tutto quello che potevo, gli avevo raccontato tutti i miei più imbarazzanti segreti, mi ero fidata completamente di lui e le sue promesse false.
Ed ecco come ero finita; sola sull'orlo delle lacrime intenta a dimenticarlo con l'alcool, mentre lui si stava divertendo con chissà qualche ragazza.
Patetica...
«Charlo-», mi disse Allison non appena mi affiancò.
Provò a fermarmi per un braccio, ma io non le lasciai tempo che le feci gesto con la mano davanti alla faccia come per dire "non ora". Afferrai la prima bottiglia che mi trovai davanti per portarla alle labbra. Odiavo quella parte di me.