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Tornai a casa dopo una lunga passeggiata a piedi scalzi sulla sabbia

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Tornai a casa dopo una lunga passeggiata a piedi scalzi sulla sabbia. La rabbia mi ribolliva il sangue. Jason era uno stronzo. E io mi sentivo stupida perché quello già lo sapevo!

«Charlotte!» La voce di Jeff mi fece saltare terrorizzata due metri, non appena mi chiusi la porta della mia stanza alle spalle.

Non avevo idea di cosa ci stesse facendo in camera mia, ma sorprendentemente non mi importò neanche di chiederglielo. Sapevo che si trovava alle mie spalle. Perciò cercai inosservata di addolcire l'espressione sul mio viso, mentre feci cadere a terra le scarpe che avevo tenuto in mano.

Mi girai verso il ragazzo trovandolo serio e stranamente dispiaciuto ad osservarmi da cima a fondo. Notai solo allora mi fratello accanto a lui, mentre stava leggendo qualcosa sul suo telefono.

Era un mese che non gli avevo parlato, il che fece sembrare tutto ancora più strano di quanto fosse.

Cole alzò lo sguardo, per poi scrutarmi con sorpresa. «Ma hai pianto?»

«No. Cosa ci fate in camera mia?»

Mio fratello si avvicinò a me, mentre Jeff rimase immobile senza sapere cosa fare. Cole mi provò ad asciugare una lacrima che mi era sfuggita.

«Sì invece che hai pianto», insisté. Non me ne ero neanche accorta. Anzi, probabilmente erano solo gli occhi rossi per la rabbia.

Non dissi nulla, non ce la facevo. L'unica cosa che riuscii a fare fu avvicinarlo a me e stringerlo in un abbraccio.

«Va bene, penso che aspetterò fuori», disse a disagio Jeff, prima di uscire dalla stanza in punta di piedi. Annuii in silenzio.

Era strano il fatto che Cole era sempre stato più piccolo di me e che ormai mi aveva superata di una testa. Ed era strano che ci stessimo abbracciando come se non avessimo smesso di parlare per una litigate. Che poi ormai il motivo sembrava così insignificante.

«Scusa Charlotte», sussurrò poi al mio orecchio. Potevo sentire la sua voce spezzarsi, ma non sapevo se per il fatto che era dispiaciuto per non avermi difeso e per il fatto che stessi piangendo. E lui odiava vedermi soffrire, «Non avrei mai voluto ferirti e tanto meno tramite Sophia.»

Mi prese per le spalle, allontanandomi leggermente da lui per poterlo guardare negli occhi. Le mie lacrime continuavano a scendere.

«Ci siamo sballati a casa di Jack una sera e... ero strafatto. Glielo devo aver accennato, ma ti giuro che non ti avrei mai voluto ferire. Mai! Perdonami per avere raccontato a Sophia di quello che è successo-»

«Non importa, Cole», mormorai piano. «Mi dispiace solo che non ne abbiamo parlato per così tanto.»

«Hai ragione. Suppongo però sia colpa mia, dato che dovevo fare il primo passo...»

«È stata colpa di entrambi.»

Lo ripresi ad abbracciare stavolta il doppio più forte di prima. «Mi sei mancato», borbottai contro la sua spalla.

Dopo ciò che era successo con Jason, potevo respirare di nuovo. Il mio petto mi doleva forte e sentivo una pressione, il che mi rese difficile respirare. Le farfalle poi si erano trasformate in pietre pesanti.

Cole si allontanò per sedersi sulla sedia della scrivania. «Ora, perché piangi sorellona?»

Cavolo! Cosa dovevo fare? Trovare una scusa? Chiamare Allison, che stava aspettando i dettagli della serata prima, o altro?

«Ecco. Io...», sussurrai insicura, mentre fissai le mie scarpe che di colpo erano diventate più interessanti.

Mio fratello rimase in silenzio. La sua espressione mi assicurava che era pronto a sentire il peggio.

«Ti prego dimmi che non è quello che penso. A scuola girano certe voci su te e Jason-»

«Che voci?»

«Che voi- Non importa. Sono bugie-»

«-Hanno ragione», sussurrai quasi cercando di non farglielo sentire, «O non proprio. È... complicato, Cole.»

Continuai a fissare il suolo, immaginandomi la faccia sbalordita di Cole.  I suoi occhi si spalancarono pericolosi.

«Quindi ti ha portata a letto?», esclamò furibondo, alzandosi in piedi. Cosa che mi fece alzare lo sguardo e notare il quanto fosse furioso.

Gli posai le mani sul petto. «Siediti e te ne parlo-»

«Io lo ammazzo», ringhiò avvicinandosi alla porta con fare minaccioso, ma io lo bloccai posizionandomi davanti.

Jeff si voltò strabiliato non appena mio fratello aprì la porta.

«Cos- cos», balbettò, notando il quanto Cole fosse infuriato.

«No, non c'è niente fra di noi. Cole, credimi! Non ci voglio più avere niente a che fare con lui-», urlai cercando di non farlo passare. «Sai che non farei una sciocchezza come andare a letto con lui!»

Ero una bugiarda, e non ero brava. Infatti mio fratello parve infuriarsi ancora di più, ma nonostante quello non volevo farmi male facendosi strada per la porta.

«È proprio questo il punto, Char. È stato lui a farti questo?!», domandò facendo gesto sul mio viso paonazzo, «Ti ha usata come tutte le altre e poi ti ha buttato al-»

«No! No, devi credermi e fidarti di me-», gli dissi, vedendolo tranquillizzarsi e restare fermo, «Cole, non ha niente a che fare con la mia vita quello, va bene?»

«Jason?»

«Sì! Filston! Non è cambiato nulla tra di noi. Io lo odio ancora e non può essermi più indifferente di così!» Singhiozzai pensando al suo bel viso. «Per favore, non dargli importanza arrabbiandoti con lui.»

Per qualche secondo parve non essere soddisfatto delle mie parole. Sapevo che aveva paura che mi avesse tratta come le altre ragazze, che si sarebbe vantato di avermi portata a letto dopo avermi fatto credere di essere importante per lui. Eppure Cole vedendomi supplicarlo annuì piano.

«D'accordo. Ma promettimi che non c'è nulla tra di voi», aggiunse.

«Lo prometto.» Non stavo mentendo. Sicuramente quello che stava iniziando era già finito. Aveva detto che ero uno scarto e che la nostra non era altro che attrazione fisica.

Cole sospirò sollevato. «Bene.»

«Farò io attenzione a farle fare attenzione», sbottò Jeff fuori luogo, facendomi ridacchiare per il suo intervento spontaneo.

Annuii sincera a Cole. Lo abbracciai e dargli il più forte possibile una pacca sulla spalla, nonostante non pareva avergli fatto nulla.

ThundersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora