Lanciai un'occhiata sull'orologio appeso in cucina per poi portarlo sul messaggio di Jason sul telefono, e ripetere quel movimento per almeno alte due volte. Erano le otto in punto. Non piangere.
Non sapevo cosa aspettarmi. Tanto meno per quale motivo avessi davvero creduto a quel messaggio. Sapendo che probabilmente Jason in quel momento stava a casa di qualcuno probabilmente a fumare erba o ad ubriacarsi.
Una lacrima amara mi rigò il viso, ma le impedii di cadere sul piano di lavoro di marmo, asciugandomela velocemente. Devo finirla con questa farsa. Cole ha ragione. No!
Scacciai quel pensieri con rabbia, come se continuare a pensarci l'avesse potuto rendere vero.
Ma doveva essere qui più di un'ora fa... Osservai con malinconia le crêpes posate sul tavolo. Notai con delusione che avevano smesso di fumare.
Non mi riconobbi quando scacciai un urlo di rabbia. Era la prima volta che riuscivo ad essere arrabbiata con Jason, nonostante non volessi nulla del genere.
«Charlotte!», sentii Cole urlare con preoccupazione, prima di raggiungermi e osservarmi spaventato.
Gli feci cenno con la mano che era tutto apposto. «Non è niente. Scusa per averti spaventato.»
«Ch-»
Prima che potesse finire sentimmo il campanello di casa suonare. Sapevo che era sbagliato, ma superai immediatamente mio fratello per poi scaraventarmi sulla porta d'ingresso.
Aprii la porta, impaziente di incontrare i suoi occhi verdi, ma invece di quelli incontrai due color nocciola. Rimasi senza parole, con le lacrime che volevano solo sprigionarsi, mentre osservai Joshua sorridermi.
«Ei», mi salutò tranquillo.
Mi ci volle un attimo per riprendermi dalla delusione. Lasciai cadere la mano dalla maniglia. «Ei.»
Il biondo si passò una mano tra i capelli e intanto mi sorrise con un ché di dispiaciuto: «Senti sono venuto per dirti che ho dovuto portare Jason a casa.»
Rimasi immobile a osservarlo, provavo tutto meno gratitudine o fiducia, nonostante le sue parole avessero potuto convincermi a farlo.
«Cosa è successo? E che ne sai che doveva venire da me?», domandai scettica, irritata dalla sua sola presenza.
Si poggiò alla cornice della porta, così feci due passi indietro per avere più distanza possibile da quell'insetto.
«Non è successo nulla di grave, ci siamo solo scatenati un po' troppo. E ad ogni modo gli ho detto io di venirti a trovare per chiarire le cose. Ma ha deciso di mettersi a bere all'ultimo momento, quindi non credo gli stesse così a cuore...»
«Come ti permetti?», ringhiai percossa da quelle ultime parole velenose. Gli diedi una spinta sulla spalla. «Non sai niente di noi.»
Il biondo resistette al mio gesto aggressivo: «Apri gli occhi, Charlotte. Hai visto il modo in cui ti ha lasciata sola quando gli faceva comodo.»
«Ma cosa dici?!», sbottai seccata, spingendolo via.
Il biondo mi guardò con un sorriso. «Ti prende per scontata, Charlotte. Perché sa che ogni volta che verrà e busserà a questa porta ci sarai te che verrai ad aprigli correndo-»
«Vattene!», gli ordinai ferma. «Perché mi stai dicendo questo?!»
«Perché se lo merita», rispose ad alta voce. Non mi diede altre spiegazione.
Non riuscivo a credere che fosse venuto a casa mia solo per dirmi quelle cose. Ma sopratutto non riuscivo a credere che le sue parole mi stessero penetrando in testa, rendendo tutto instabile.
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Thunders
FanfictionCharlotte e Jason si odiano, da sempre. Insomma... nemici per la pelle. Entrambi sono sicuri di conoscere l'altro. Lei ha sempre visto lui come un ragazzo instabile, interessato soltanto a ragazze, droghe e casini. Lui ha sempre visto lei come una...