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20 Dicembre 2020

BEEP!

Sentii l'inconfondibile suono del clacson della mia migliore amica invitarmi a raggiungerla. L'avevo chiamata quella mattina perché Jack quel giorno di dicembre stava al riscaldamento per la grande partita che ci sarebbe stata qualche ora dopo.

Dato che lui era nella squadra come mio fratello e Jason non mi avrebbe portato neanche se lo avessi pagato oro, avevo dovuto chiedere alla mia amica di portarmi. E poi le cheerleader sarebbero dovute arrivare solo mezz'ora prima dell'inizio della partita. Quindi avevo ancora tempo.

Ora, eravamo tutti tesi, essendo la partita contro la scuola che ci aveva battuto per due anni di seguito. Cole stava sul punto di svenire da una settimana per il nervosismo. Mi ricordava quella volta in cui la la sua squadra di football aveva rubato la mascotte dell'altra scuola e l'aveva appesa nel suo spogliatoio.

Afferrai la giacca e il cappello rosso con lo stemma della nostra scuola per poi correre al piano di sotto. Erano le sei passate e potei intravedere dalla finestra della cucina che il sole stava lentamente tramontando, sopraffacendo così la luce.

Era da due giorni che non avevo visto Jason. Avevo deciso di rimanere in camera mia, mentre i ragazzi in salotto facevano un caos e si sentiva la musica assordante, accompagnata da risatine di ragazze con loro.

Mentre la mattina dopo non avevo trovato anima viva. Solo a mezzo giorno Jason era tornato, accompagnato da una ragazza in costume e un ragazzo con una divisa da militare, ma era uscito col suo solito "torno domani".

E, nonostante più volte avevo pensato se scrivergli e accertarmi che fosse solo vivo, non lo feci. Perché non ci scrivevamo e io non volevo essere la prima.

Mi chiusi la porta d'ingresso alle spalle e corsi incontro ad Allison.

«Eccomi», la salutai, baciandola sulla guancia non appena entrai in macchina. Notai subito che si era vestita più elegante di me, stranamente.

«Ma questo abbigliamento? Ti ricordi vero che stiamo andando a una partita di football?», le domandai prendendola in giro, ma lei parve andare fiera della sua decisione.

«Nel caso non ti ricordassi -cosa che tra l'altro hai appena fatto- oggi è il mio anniversario con Christian. Non lascerò che una stupida partita mi fermi dal farlo diventare una cosa speciale», imperò, battendo decisa sul voltante non appena arrivammo sulla strada. Sorrisi intenerita.

«Ma Christian non è mica nella squadra di football.» Mi accorsi che il tutto non aveva senso, ma lei prese a ridere.

Tenne lo sguardo fisso sulla strada. «Sì, ma sai che è un fanatico. E poi perché perdermi le occhiate tra te e Jason? Mi odierei a vita se ti lasciassi in difficoltà.»

«Non sono in difficoltà-»

«-Come no», mi interruppe, mettendomi una mano davanti al viso e facendomi segno di smetterla, «Mi conosci bene. Sai che non mi darò pace fino a che non vi metterete insieme.»

Annuii silenziosa, ma con un sorriso a fior di labbra. Forse avrei dovuto raccontarle di quello che era successo l'altro giorno, così ci avrebbe rinunciato.

Le avrei dovuto dire che Jason mi stava evitando come la peste e io non lo volevo neanche ammettere.

Perché avrebbe dovuto esserci un motivo.

Ma lui non aveva mai un motivo.

Arrivammo verso le sei e mezza al parcheggio, venendo immediatamente circondate da tifosi della nostra scuola. Stavano urlando e mostravano fieri i vestiti di rosso e nero, mentre si dirigevano verso il campo.

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