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Trattenni il respiro sott'acqua, prima di spingermi per tornare alla superficie. Presi subito un profondo respiro e tossii forte. I capelli mi gocciolarono sugli occhi quando li spalancai.

«Ma sei pazzo?», manifestai quando Jason tornò alla superficie a sua volta. Scosse la testa per portarsi i capelli indietro.

«Dai, è solo un po' d'acqua», ridacchiò. Lo fulminai con lo sguardo, prima di saltare e spingerlo sotto l'acqua per le spalle.

Lo presi chiaramente alla sprovvista, dato che stranamente non reagì per un attimo quando lo tenni sott'acqua. Strinsi le labbra in una linea sottile, soddisfatta. Era ora che restasse zitto.

Urlai quando di colpo le sue mani mi presero per la vita per alzarmi sulla sua testa.

«Lasciam- ARGH!» Mi scappò un urlò quando mi tirò in aria per poi riprendermi in braccio. I capelli mi si appiccicarono al viso, per cui dovetti sputarli dalla bocca.

Jason scoppiò a ridere mentre sputai con confusione l'acqua dalla bocca. Il mio braccio si strinse automaticamente intorno al suo collo, mentre chiusi forte gli occhi e me li sgranai con la mano.

«Cazzo, stai bene?», mi chiese Jason, quando vide come tossii forte. Lo spinsi con furia da me, per poi portare il capo indietro e asciugarmi il viso con le mani. I suoi occhi erano accesi, vivi.

Troppo accesi.

«No che non sto bene», borbottai in protesta. Ma non uscii dall'acqua, mi voltai verso di lui per guardarmi impassibile. «Sei un idiota!»

Jason sospirò, tirandosi leggermente le punte dei capelli. «Scusa, io... È un periodo di merda.»

Corrugai la fronte e lo spruzzai in faccia. «Cosa c'entra?»

«Niente, niente...» Si massaggiò le tempie esausto e sghignazzò per il mio gesto, «Volevo solo... non lo so.» Si avvicinò agli scalini con l'intento di uscire, ma lo bloccai prendendolo per il braccio.

Restammo entrambi immobili a guardarci, sconvolti dal mio gesto. I miei occhi erano spalancati, come se avessi visto un fantasma. Cosa ci faceva la mia mano sul bicipite di quell'idiota? Se davvero volevo trattenere Jason, il mio subconscio l'aveva deciso senza consultarmi.

Jason socchiuse le labbra lucide. «Io...»

Abbassammo insieme lo sguardo sul contatto.

«Volevi solo cosa?», domandai a mezza voce. La mia mano sempre sul suo braccio, mentre lui scese lentamente dallo scalino, abbastanza per fermarsi di fronte al mio viso.

Il suo petto brillava sotto alla luce e le sue labbra erano piene. Rosee. Perché ci stavo facendo caso?

«Hai una... una...» Trattenni il respiro quando alzò una mano su una ciocca dei miei capelli, delicato, ma una voce femminile lo bloccò: «Jason!»

Ci volgammo spiazzati verso la ragazza dalla quale era provenuto l'urlo. Volli solo spararmi quando riconobbi Sophia; teneva una borsa in una mano e il telefono nell'altra. Ripresi la mia mano e Jason fece lo stesso.

«Sop- cosa ci fai qui?», le chiese stanco Jason, scostandosi da me. Uscì dalla piscina schiarendosi la gola.

La bionda indosso un'espressione arrabbiata. «Ti ho chiamato un milione di volte-»

«Non l'ho visto», mentì il moro, prima di uscire dalla piscina e raggiungere il tavolino dove aveva posato i vestiti. Restai indietro, cercando di capire cosa stava succedendo pochi attimi prima.

Io avevo trattenuto Jason. Volevo parlarci, ascoltarlo. Sapevo che era bravo a spacciarsi per un cane bastonato, ma non pensavo che effettivamente ci fossi mai cascata. I suoi occhi erano stati imploranti. Le sue dita... Mi strinsi le braccia al petto, confusa.

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