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27 Gennaio 2022

La situazione si era ribaltata. Drasticamente. Nel torto ero io, che mi piacesse o no. E non avrei neanche potuto contraddire.

La mattina del funerale mi svegliai appositamente un'ora in anticipo per controllare che tutto fosse in ordine. Mio padre e Cole erano tornati il giorno prima con il primo volo disponibile, determinati ad assistere al funerale per portare il loro rispetto.

Di conseguenza anche la famiglia Filston era tornata a Los Angeles, ma a quanto pare non erano riusciti a trovare Jason a casa sua. Ana mi aveva chiamata più volte per chiedermi se sapevo dove fosse.

Ma, dopo la nottata a casa sua, non l'avevo più visto. Non che non lo volessi, ma ero dovuta andare a prendere mio padre e Cole all'aeroporto e quindi, perdendolo di vista, avevo chiesto a Hayley ed Allison di tenerli d'occhio a tutti e tre per me.

Mi poggiai con ansia al piano della cucina, telefono e chiavi in mano. Ferma, a fissare la lancetta dell'orologio che puntava sulla sette e un quarto. Cole aveva detto che si sarebbe svegliato alle sette, ma non c'era anima viva tra i corridoi della casa. Mi morsi il labbro, non appena sentii il telefono squillare tra le mie mani.

Riposi alla chiamata: «Allison?»

«Charlotte! Grazie a dio hai risposto!»

Già con quelle parole la mia ansia aumentò di un po'. Senza accorgermene, strinsi la presa sul telefono. «Che succede?»

Sentii la voce isterica di Hayley in sottofondo: «Jason non vuole venire. Ieri si è preso qualcosa di più forte pare -non lo so- Char non vuole venire!»

«Cosa si è preso?!»

«Non lo so. Vieni però

Presi un respiro profondo, per cercare di calmare sia i nervi che il battito cardiaco. Dio, non sa quanto mi uccide quando fa così.

Lanciai un'occhiata sull'orologio. «Dove siete?»

«A casa ti Timothée- Char sbrigati o arriveremo in ritardo!»

«Arrivo!», conclusi, prima di attaccare e uscire di casa.

Scrissi in fretta a Cole che sarei dovuta uscire prima e saltai in macchina. Le mie mani mi tremavano, ma mi ordinai di mantenere il controllo.

La verità era che non mi importava se avesse continuato a lottare per restare solo. Se mi avesse insultato con parole crudeli o mi avesse continuato a guardare con indifferenza. Tutto ciò che era accaduto prima non aveva più importanza, sapevo che sarei dovuta stare al suo fianco nonostante il suo comportamento. Sopratutto per quello.

Fortunatamente sapevo bene dove viveva Timothée, avendolo visto postare il suo indirizzo almeno una decina di volte su Instagram, così parcheggiai davanti casa sua un quarto d'ora dopo la mia partenza. Da fuori pareva tutto sereno.

Scesi dalla macchina e chiusi la portiera con forza. L'ingresso di casa si aprì di colpo, rivelando Allison, la quale mi corse con occhi paranoici incontro.

Mi afferrò la giacca nera che indossavo. «Tu- devi- aiutarci!»

«Sì, lo so... dove... dove stanno?», domandai confusa, mentre mi trascinò dentro casa.

«Stanno dentro. Sono inguardabili.»

Per mia sorpresa mi trovai Timothée e Bryce vestiti di nero all'entrata, pronti ad uscire. Entrambi parevano stanchi, ma stranamente lucidi. Una lacrima stava bagnando la guancia di Timothée. Hayley lo abbracciò per consolarlo.

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