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Cercai di sembrare arrabbiata, ma la verità era che ero stanca di stargli lontana e vederlo con qualcun'altra

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Cercai di sembrare arrabbiata, ma la verità era che ero stanca di stargli lontana e vederlo con qualcun'altra.

«Ti amo», disse Jason soltanto, senza muoversi di una virgola dalla sua posizione. I suoi occhi mi penetravano l'anima.

Spalancati gli occhi. «Sei matto?»

«No. Hai detto che se te l'avessi detto mentre non scopavamo mi avresti creduto.»

Sentii quella dannata sensazione. Quella tensione nel petto che sentivo sempre quando mi sentivo troppo esposta.

«Non ero seria», mentii, ammorbidendo i lineamenti del viso. Eppure lui non sembrava scosso.

Aveva detto che mi amava. Doveva essere vero. Ma volevo che lo fosse? Avevo il coraggio di rischiare di farmi ferire, nuovamente?

«Io ti amo-»

«-Perché me lo stai dicendo? Ti ho continuato a spingere via», manifestai, abbassando la voce. Mi poggiai con la schiena alla ringhiera, stringendo la stoffa del vestito per l'ansia.

Jason si sfregò le mani contro il viso. «Lo so che provi qualcosa per me. Io lo so, ma tu non lo vuoi ammettere. Come se in quel modo potessi convincermi del contrario-»

«Cosa -pensi? Che con queste parole dolci ti perdoni?», sbottai irritata. Mi voltai non appena spalancò la bocca.

Mi poggiai con le mani alla ringhiera, puntando lo sguardo nella lontananza per non crollare. Ero follemente, dannatamente innamorata di lui, ma per quanto ad altre persone una cosa del genere possa farle avvicinare di più, io volevo solo più distanza da lui.

Ma lui era una cozza, una maledetta cozza che non si decideva a lasciarmi.

«Dimmi che mi ami Charlotte», mi supplicò soltanto calmo, sapevo che dentro stava urlando. Mi contrassi quando il suo respiro calde si scontrò contro il mio collo. Mi baciò sotto la mascella, proprio dove piaceva a me, e io sospirai.

Abbassai lo sguardo, sapendo che ormai sapeva tutto. «Non posso-»

«Non vuoi, semmai-»

«Sì, ok. Non voglio allora», manifestai irritata. Mi voltai incrociando le braccia al petto. Le sue ciocche scure venivano mosse sulla sua fronte dal vento.

Jason sbuffò, straziato. «Ti sto dicendo che ti amo anch'io-»

«Quindi? Come faccio a sapere che non andrai a scoparti un'altra? O che non andrai a farti di cocaina con i tuoi amici?»

Era vero. Se davvero mi fossi concessa di amarlo, mi avrebbe ucciso se avesse fatto una di quelle cose.

«Non osare negare quello che ho appena detto, Jason. Perché sai pure te che potresti farlo...», mormorai piano vedendolo scrutarmi in silenzio. Finalmente poi si ricompose.

«Sai che non lo farei. Ma non sei davvero arrabbiata con me per questo», proclamò, avvicinandosi. Avrei dovuto scansarmi, ma non ci riuscivo. La spallina del vestito cadde dalla mia spalla e lui la guardò con ammirazione. Sfiorò con le sue dita la mia spalla nuda.

Alzai gli occhi al cielo. «Ancora con questa storia?», enunciai fingendomi irritata e lui ritirò la mano. Sentii gli occhi pizzicare.

Sospirò. «Sì, Char. Ancora con questa storia! E lo ripeterò fino a quando non lo ammetterai-»

«Cosa?! Cosa Jason?»

Mi fece due passi incontro, adesso arrabbiato a sua volta. «Che hai una paura fottuta!» Aveva dannatamente ragione. Dio, se aveva ragione.

«E? Pure tu- tu hai sempre paura!», borbottai in difesa. Stavo parlando a vanvera.

Jason si passò le mani nei capelli con forza. «Infatti! Ho sempre avuto una fottuta paura di restarci di merda per qualcuno, ma sto combattendo questa paura per te!»

Rimasi col fiato sospeso. Volevo essere certa che le sue parole fossero sincere, ma come potevo? Parte di me continuava a mantenere il controllo. Abbassai lo sguardo sulle dita delle mie mani quando me le sfiorò con me sue.

«Per me? Non vedo perché dovresti combattere quella dannata paura per me. L'hai detto pure tu che sono una stronza», confessai a mezza voce. Distolsi lo sguardo sulla luce dietro la vetrata.

Jason alzò gli occhi al cielo. «Sai perché», contraddisse il moro sincero. Incrociò le dita delle nostre mani, ma non mi scostai minimamente. Con il pollice mi accarezzò il dorso della mano, delicatamente.

«No, non lo so il perché, Jason.» Ormai lo so, ma voglio sentirtelo dire.

Rimase per qualche secondo a fissarmi attentamente negli occhi con le labbra socchiuse e il respiro più affannato: «Perché non c'è un fottuto momento che non penso a te. Perché le tue parole mi sembrano poesia e non so cosa fare quando non le sento.»

«Ma perché fai sempre così? Perché devi essere così- così pazzo!? Perché non ti sai comportare da persona normale?», gli chiesi a bassa voce mentre sentii la voce spezzarsi lentamente. Lo vidi avvicinarsi ancora di più.

«Charlotte, sei seria? Hai sentito quello che ti ho appena detto?», domandò strabiliato, evidentemente irritato dalla mia reazione. Il mio corpo si avvicinò al suo, senza controllo.

Lo osservai con sconcerto: «Quello che hai detto non mi dice niente.»

«Voi sentirmelo dire, allora?», domandò in un soffio senza distogliere gli occhi verdi dai miei. Sembrava sincero.

E io stupida annuii come una bambina ferita. Non sapevo cosa mi stessi aspettando di sentire, volevo trovare la pace solo sentendolo pronunciare quelle sue parole.

«Charlotte», mormorò a un certo punto, notai che per dire il mio nome gli ci era dovuto un grande sforzo, ma ora la mia curiosità aveva preso il sopravvento. Per invitarlo a continuare annuii piano con la testa, tenendo un lieve spazio sulle mie labbra, ma lui sembrava terrorizzato.

«Charlotte... io...»

«Tu cosa?», domandai, mentre mi avvicinai lentamente al suo viso. Socchiusi le labbra quando gli diedi un bacio sulla guancia. Posai una mano sulla sua spalla, mentre l'altra era ancora stretta tra le sue dita.

Gli misi le braccia sulle spalle e mi strinsi a lui, trovandomi ad un centimetro dalle sue labbra. Jack, il passato, quello che avevo cercato di fare finta non fosse mai accaduto, non avevano più importanza.

«Sono innamorato di te», sussurrò chinando il capo, «Non mi arrend-»

Non fece in tempo a finire la frase che gli presi tra le mani il viso freddo. Strinsi Jason in un bacio bisognoso, come se avessi paura potesse di nuovo scappare dalla mia presa.

Lui mi amava e anche io lo amavo.

Lo sentii prendermi per i fianchi e farmi alzarmi in aria. Presa dal momento gli allacciai le gambe attorno alla vita, mentre lui mi tenne con delicatezza su di lui. I nostri respiri si congiunsero, mentre i nostri cuori batterono fuori controllo.

«Ti amo anch'io», gli sussurrai fra un bacio e l'altro prima di farmi lasciarmi andare tra le sue braccia.

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