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9 Novembre 2020

Erano le dieci e un quarto di mattina quando sentii la sveglia del telefono. Dormivo sempre tanto. Non perché ero pigra, ma perché quando mi svegliavo prima delle nove facevo fatica a realizzare dove mi trovavo. Tutto qui.

Mi ricordo quando avevo fatto un giro in barca con Jeff e Allison per un fine settimana. Una mattina ero stata così confusa che caddi in acqua, non ricordandomi dove fossi.

Mi alzai dal letto ed entrai in bagno. Nel riflesso mi pareva di vedere un leone spettinato. Mi sciacquai il viso e tornai in stanza per indossare le ciabatte.

Scesi il più silenziosa possibile al piano di sotto. La casa dei Filston mi faceva sempre un bell'effetto; quadri antichi, mobili in pelle... Mi fermai ai piedi delle scale per scrutare la parete. C'erano appesi due quadri; uno di Jason e uno di sua sorella, Claire.

Alzai le sopracciglia alla vista del colore degli occhi di Jason. Il pittore era stato generoso con lui perché non credevo avesse effettivamente delle iridi così chiare. Era pur sempre Jason e lui gli occhi ce li aveva da Lucifero.

Sospirai e girai l'angolo per entrare in cucina. Balzai in aria e mi portai una mano al cuore; Jason mi aveva prevenuta. Stava in pantaloncini sportivi e con una mano fumava la sua canna mattutina, mentre con l'altra guardava il telefono.

«Non puoi almeno indossare una maglietta?», gli domandai quando mi guardò con aria sufficiente.

Indicai con la mano il suo corpo, ma Jason rise divertito, notando la mia espressione di disprezzo. Quanto lo odiavo. E poi i suoi occhi erano verdi, non azzurri. L'avevo detto che non erano come nel dipinto.

«Si dà il caso che questa è casa mia, Moore», ghignò di gusto, mentre scannerizzava il mio corpo da cima a piedi. «Pure tu potresti coprirti.»

Abbassai lo sguardo sui miei pantaloncini. «Stai scherzando?»

Sembrava soddisfatto per chissà quale motivo e aveva nuovamente indossato il ghigno da emerito idiota. La sua canna stava impuzzolentendo la casa.

Cristo, pure di mattina deve fumare questo tossico?

Sorrisi. «Sei praticamente nudo, Filston. E io mi sono appena svegliata.»

Afferrai i cereali da sotto il suo naso e mi sedetti al tavolo. Stavo morendo di fame e sarei dovuta uscire tra non molto per andare da Allison.

«Ti fa così schifo vedere il mio corpo?», mi domandò con tono malizioso. Spalancò le braccia per guardarsi la pancia, le braccia e il sedere tonico.

Mi faceva morire per la sua arroganza e la sua consapevolezza di essere un bel ragazzo.  O almeno così si diceva a scuola. Non capivo davvero cosa ci fosse da ammirare; aveva l'espressione di uno scoiattolo e camminava come un bambino, sbattendo sempre contro qualcosa.

Sorrisi, sapendo che stava stringendo i muscoli per farli sembrare più tonici.

Mi limitai a ridere in modo sarcastico e lui si morse la guancia. «C'è di meglio.»

Mi guardò con un sopracciglio alzato. «Di meglio.»

«Molto di meglio.»

Spostai la mia attenzione sul mare che si intravedeva dalle porte scorrevoli in vetro. Mandai giù un boccone e scrissi ad Allison.

>A che ora ci vediamo? Sono già stanca della sua compagnia< La persona in questione sia lasciata al l'interpretazione.

«Come no...», sbuffò irritato Jason, per poi rivolgersi nuovamente verso il suo telefono. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.

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