È sdolcinato dire che il tempo si fermò nuovamente? E che non sarebbe stata l'ultima volta? Forse lo renderebbe meno se confessassi che prima, quel modo in cui mi guardava l'avrei odiato.
Passammo il picnic a parlare dei nostri amici e delle storie che ci avevano raccontato sull'università, a prendere in giro Tom e a imboccarvi col formaggio per poi scoppiare a ridere. Poi ci abbracciavamo, finivamo con le mani nei pantaloni dell'altro e infine ci ricordavamo di non essere abbastanza appartati.
«Mi ero dimenticato di quanto fosse bello sentirti dire il mio cognome», sussurrò Jason nel mio orecchio, ghignando. Ero seduta tra le sue gambe, spingendo la schiena contro il suo sterno.
«Davvero, Filston?»
Sorrise e posò il mento sulla mia spalla. «Rischi che ti salti addosso se continui a provocarmi in questo modo», sbottò e io arrossii. Non mi dispiacerebbe...
Fu sorprendente come quelle semplici parole mi causarono certi brividi. La sua mano posata sulla mia coscia adesso bruciò.
«Rischio che tu mi salta addosso?», gli domandai divertita.
Alzò gli occhi al cielo per poi affondare le sue labbra sulle mie. Purtroppo non mi diede tempo per rispondere al bacio. «Ho voglia di scopare.»
«Jason!», esclamai perplessa.
«Ok, scusa. Fare l'amore», si corresse.
Alzai gli occhi al cielo. «Non intendevo quello.»
«Cosa? Sono solo sincero, Char.»
«Forse un po' troppo, che dici?» Gli diedi una spinta divertita, ma lui fece spallucce. Ecco Jason Filston...
Avevo sentito Hayley ed Allison qualche giorno prima, venendo così a conoscenza che sarebbero state a Los Angeles pure loro per quell'estate e non seppi come esprimere la mia felicità. Cole e mio padre sarebbero tornati il giorno dopo a casa, avendomi lasciato così la casa libera.
«Non si è mai troppo sinceri, amore», aggiunse con un sospiro. Amore.
Mi prese il mento tra le mani per darmi un bacio a stampo. Si allontanò con un sorriso soddisfatto e mi mi portò un ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Certo che è ingiusto», commentò.
«Cosa?»
«Diventi sempre più bella, cazzo», rispose con un ché di impressionato. Alzai gli occhi al cielo.
«Sei un lecca culo», risposi divertita, ma lui sbuffò. Ridacchiai per la sua reazione. Mi divertiva provocarlo.
«Non ti si può fare neanche un complimento», si lamentò, ma continuò a sorridere.
Feci spallucce soddisfatta. «Come sei permaloso, Jason... Comunque, ho casa libera.»
Scandite quelle parole mi osservò un attimo confuso, poi però capì di colpo. Così rimpiazzò l'espressione di prima con un ghigno malizioso.
«Fammi strada», disse impaziente. Si morse il labbro per nascondere il suo sorriso.
Di colpo un dubbio mi assalì; mi avrà davvero aspettato per così tempo? Aveva una certa fama, Jason Filston, per farsi al minimo una ragazza nuova ogni settimana (credo che questo l'avessimo chiarito perfettamente tempo fa). Certo, era stato al liceo e prima che ci mettessimo insieme. Ma era davvero così facile per un ragazzo del genere cambiare in così poco tempo?
«Jason Filston. Non mi vuoi usare per il mio corpo spero», gli chiesi sconvolta, capì che stavo scherzando.
Si allontanò da me abbastanza per scrutarmi da cima a piedi mordendosi il labbro. «Se vuoi puoi usarmi tu per il mio corpo. Non mi oppongo», rispose.
Scoppiai a ridere. Quanto mi era mancato... «Sei un deficiente...»
Fece spallucce. Si sporse nuovamente e posò le sue labbra sulle mie, stavolta più profondamente. Mi strinse delle ciocche tra le dita.
Fu impossibile non lasciare trasportare e affondare le dita tra le sue ciocche a mia volta. Dobbiamo andare immediatamente a casa mia.
Si staccò dalle mie labbra per poi guardarmi serio e ordinarmi: «Entra in macchina.»
«Agli ordini», risposi prima di obbedire. La guardai seduta raggiante sul sedile.
Potevo notare che pure lui aveva la pazienza agli sgoccioli e ciò mi fece sorridere e ridacchiare allo stesso tempo. Amavo il quanto fossimo sinceri l'uno con l'altro.
«Cosa c'è da ridere?», domandò divertito, quando gli feci i grattini dietro alla nuca.
Gli lasciai un lieve bacio: «Niente, Filston.»
Arrivammo davanti casa mia un quarto d'ora dopo. Può sembrare esagerato, ma le mie dita mi tremavano per l'impazienza e il nervosismo. Quei mesi senza di lui erano stati uno strazio.
«Sbrigati», gli dissi soltanto quando parcheggiò, mentre cercai le chiavi nella mia borsa.
Annuì. «Agli ordini!»
Osservando il cielo, notai che il sole ormai era tramontato e che tra un po' il cielo sarebbe stato illuminato da stelle. Afferrai le chiavi con la targhetta rosa, per poi dirigermi verso l'entrata. Infilai le chiavi, ma prima che le potessi girare Jason mi fece alzare il volto con una mano, baciandomi nuovamente con bisogno.
«Questo tempo senza di te è stato troppo...», ansimò, allontanandosi qualche volta dalle mie labbra per poter scandire quelle parole.
Ansimai soltanto in risposta e lui mi spinse contro la porta. Boccheggiai con forza e mi schiacciai contro la porta per poterlo stimolare attraverso il pantalone.
Lui mi morse la clavicola e si concentrò su un punto per succhiare. Con quel minimo di lucidità riuscii ad aprire l'ingresso di casa. Entrai senza prendere alcuna distanza dal corpo bollente di Jason.
Aumentò la presa sulla mia vita, mentre mi stringeva a sé. Così forte, come se potessi scivolare dalle sue mani. Portai il capo indietro e lui mi lasciò degli umidi baci sulla gola. «Ti amo», mormorai.
Sbattemmo contro il tavolino nel corridoio, facendo cadere delle chiavi. Jason si stava spingendo contro la mia mano e io gli stavo tirando i capelli.
«Char!», sentimmo di colpo la voce di mio fratello.
Jason ed io ci allontanammo in un balzo l'uno dall'altro con un'espressione sconvolta sul volto.
«Cole!» Lo riconobbi in piedi, davanti al nostro divano, mentre ci sorrise contento. Anche se un po' imbarazzato per ciò che aveva appena interrotto.
Saltai in braccio a Cole, il quale mi prese al volo e mi strinse fino a soffocarmi. «Non sai quanto mi sei mancato!», strepitai al settimo cielo, mentre continuai a tenermelo stretto.
Mio fratello mi diede un bacio sulla guancia: «Anche tu, Char! Devo ammettere però che stavo sul punto di venire traumatizzato...»
Jason sghignazzò, io arrossii.
Come risvegliato Cole si rivolse a Jason, il quale era rimasto con un sorriso ad osservarci: «Jason. Ci rivediamo.»
«È bello rivederti, Cole.» I due si strinsero le mani, sorridenti. Mi faceva piacere che si erano finalmente iniziati a capire, dopo il rancore che Cole aveva provato per Jason. E viceversa.
Feci per chiedere a Cole il tutto e di più quando una voce profonda mi interruppe: «Charlotte!»
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Thunders
FanfictionCharlotte e Jason si odiano, da sempre. Insomma... nemici per la pelle. Entrambi sono sicuri di conoscere l'altro. Lei ha sempre visto lui come un ragazzo instabile, interessato soltanto a ragazze, droghe e casini. Lui ha sempre visto lei come una...