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Il giorno dopo lo passai con Jeff e Allison in spiaggia. Jason era passato solo per prendere in giro il mio costume a pois e bersi una birra ghiacciata. Poi era scomparso per il resto della giornata, avvisandomi che probabilmente dopo una festa non sarebbe tornato a casa quella sera.

Avevo annuito anche se avevo dovuto nascondere il disappunto. Molto probabilmente stava parlando della serata di cui avevano blaterato Bryce e Timothée. Ero sempre stata una persona fin troppo curiosa e sapere che Jason avrebbe partecipato alla serata del mistero mi irritava.

Era di nuovo colpa sua.

Sua e solo sua.

Verso le tre i miei due amici se ne andarono e quindi decisi di studiare per il resto del pomeriggio, in modo da potermi meritare la pizza per cena.

Cole mi chiamò almeno tre volte per chiedermi se non volessi andare con lui e Jack alla festa, ma risposi sempre che non potevo. Ormai mi ero vestita troppo comoda per uscire di casa.

Erano le undici di sera quando sentii la porta di casa sbattere forte, facendomi così sussultare e quasi prendere un infarto.

Il telefono mi cadde dalla mano; ero seduta sul materasso del letto con un piede steso davanti a me, mentre mi ci stavo mettendo dello smalto rosso. Mi ricomposi, scendendo dal letto strabiliata.

Aiuto.

Aiuto, aiuto, aiuto.

«Porcatroia», sentii Jason manifestare al piano di sotto. Mi bloccai per sbuffare rumorosamente.

Uscii perplessa dalla mia stanza per scendere le scale e arrivare all'entrata di casa. Vidi il ragazzo svoltare l'angolo, così lo seguii a pugni stretti. Pronta a scoppiare e rimproverarlo per qualcosa che mi sarebbe venuta in mente al volo.

«Cosa ci fai qui-» Mi bloccai quando vidi che era in compagnia di Bryce. «Ah. Ciao Bryce.»

«Ciao bella», mi salutò lui a sua volta, maneggiando con le chiavi della sua macchina tra le dita.

Jason si voltò con un'espressione stressata e sorpresa allo stesso tempo. «Cosa ci fai qui? Non dovevi stare da Allison stasera?»

«Cosa? No, perché?»

Mi fece dei passi pesanti incontro per puntare col dito verso il piano di sopra. «Vai di sopra. Non sto scherzando.»

Vai di sopra.

Era un imperativo quello che sentivo?

Per poco non scoppiai a ridere. Chi si credeva di essere? Lo superai per sedermi sullo sgabello della cucina, accanto a Tom.

«Neanche morta seguirò i tuoi ordini-»

«Non sto scherzando, torna su», ribadì Jason, il suo petto si alzava e abbassava a un ritmo più veloce. Spostai lo sguardo su Bryce, il quale si era fatto più a serio a sua volta, la fronte aggrottata.

Mi rivolsi a Jason, pietrificandomi: «Cosa succede?»

«Niente. Torna su e basta», mi ordinò, alzandomi di peso dallo sgabello. Mi divincolai dalla presa che aveva sui miei fianchi, spingendolo per il petto. Si bloccò quando il suo telefono prese a squillare.

«Filston, dimmi cosa succede o ti giuro che resto qua», lo minacciai, sentendo il mio polso accelerare a sua volta.

No, non poteva comandare così.

Non ero uno dei sui adoratori.

No, cazzo.

Rispose alla chiamata, ma mi prese fermamente per il polso per trascinarmi al piano di sopra. «Ti porto da Allison», enunciò soltanto quando chiuse la chiamata.

ThundersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora