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Cercai di non pensare al fatto che sarebbe stata l'ultima volta per un paio di mesi che l'avrei potuto toccare e che lui avrebbe potuto toccare me

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Cercai di non pensare al fatto che sarebbe stata l'ultima volta per un paio di mesi che l'avrei potuto toccare e che lui avrebbe potuto toccare me.

Si avvicinò con lo sguardo fisso nel mio, per poi affondare le sue labbra nelle mie con desiderio. Le sue mani intanto mi sfilarono senza scetticismo la maglietta.

Chiusi gli occhi, affamata dei suoi baci, mentre me li diede con castità sul collo. Gli sbottonai di fretta la sua camicia, prima di buttarla a terra e passare ai suoi pantaloni. Jason fece lo stesso coi miei.

Mi spinse in dietro, facendomi cadere di schiena sul suo letto. Sentii brividi non appena si morse il labbro e si piegò con indosso solo i suoi boxer neri.

Sembrava un leone con quei capelli mossi e io lo presi in giro per quello. Lui rise.

Restai con l'affanno mentre si fermò col viso a pochi centimetri dal mio, appoggiato con le mani ai lati dei miei fianchi.

«A chi penserai quando ti toccherai questi mesi?», domandò poi, mentre tenne lo sguardo nel mio.

Deglutii, sorpresa da quella domanda. C'era bisogno che rispondessi? Odiavo e amavo allo stesso tempo quando mi metteva così in difficoltà.

Sospirai: «A te.» Strozzai un ghigno. «E Ryan Gosling.»

Mi guardò offeso e io divenni rossa per la sua reazione. Era una bugia, però. Avrei pensato sempre solo a lui.

Jason riposò le labbra con insistenza sulla mie, per poi slacciarmi il reggiseno con agilità. Rabbrividii al contatto della mia pelle con aria fredda della sua stanza.

«Hai freddo?», domandò con un ché di preoccupato nella sua voce, prima di farmi sdraiare quasi completamente nuda sul suo letto. Si allungò sopra di me, tenendosi coi pugni per non cadermi addosso.

Negai col capo, mentre mi morsi le labbra. Ero troppo eccitata per parlare. Mi sporsi in alto, baciando il moro nuovamente. Feci scorrere le mie mani incuriosite sul suo addome tonico, mentre allacciai le mie gambe ai suoi fianchi.

«Non posso vivere senza di te, Charlotte», sussurrò nel mio orecchio, mentre fece passare le dita con delicatezza tra il mio seno, giu verso l'addome. Amavo quando diceva il mio nome.

Ansimai, prima di afferrare l'elastico dei suoi boxer e sfilarglieli. Il moro mi guardò impressionato, per poi ammirarmi con soddisfazione. Si mise in ginocchio per fissare il mio corpo nudo sotto di lui.

Sospirò scuotendo la testa. «Mi mancheranno», disse rivolgendosi ai miei seni, perciò gli diedi un calcio sulla coscia.

«Sei un maiale», enunciai scioccata. Sapeva essere proprio rude perché a letto non aveva filtri. Quello l'avevo imparato.

Jason mi afferrò la caviglia quando cercai di dargli un'altra botta. Il suo bicipite si guizzò per cui lo strinsi nella mano. Amavo i suoi bicipiti e lui lo sapeva.

«Sei aggressiva», ansimò quando mi inginocchiai come lui. Inarcai un sopracciglio prima di prenderlo in mano attraverso i boxer.

Strozzò un ansimo, sorpreso. I suoi occhi si spalancarono e io lo guardai fiera. Mi prese la mano per invitarmi a stimolarlo. Io lo assecondai, liberandolo.

Socchiuse gli occhi e si sporse per mordermi delicatamente il petto. Mi prese il seno in mano per palparlo, mentre con l'altra mano mi fece sdraiare sotto di lui. Restammo abbastanza distanti per ansimare contro le labbra dell'altro.

«Mi baci come fai sempre, per favore?», lo supplicai. Jason annuì e si piegò sul mio collo per mordermi sotto alla mascella.

Chiusi gli occhi senza notare che ormai lo stavo stimolando con più costanza. Jason mi succhiò la pelle, spingendosi con forza nella mia mano.

«Amo quando lo fai», mormorai d'un fiato quando mi leccò la mascella lentamente.

«Lo so», boccheggiò e si posizionò all'entrata. Strinsi le unghie nella pelle della sua schiena non appena lo sentii dentro di me.

Jason rimase poggiato sui suoi gomiti, mentre sorrise compiaciuto. Affondò il volto nell'incavo del mio collo per avvicinarsi al mio orecchio, mentre non smise di fermare i movimenti verso di me.

«Charlotte. La mano», mi ricordò e io la ripresi a me.

Ansimai senza controllo, mentre il calore nel mio basso ventre si espanse per tutto il corpo. La stretta sulla sua schiena si fece più forzata.

Si alzò dall'incavo del mio collo per fronteggiarli, il suo naso a pochi millimetri dal mio. Sentii il suo respiro contro la mia pelle. «Voglio sentirti dire il mio nome, Charlotte.»

Provai ad aprire bocca, ma una delle sue tante spinte verso di me mi bloccarono la voce in gola. Jason ne fu fiero, ma continuò:«Dimmelo.»

«Jason», mormorai con fatica, mentre mi strinsi con le gambe ai suoi fianchi. Lo sentii sorridere appagato.

Chiusi gli occhi, ormai sentendo il piacere il tutto il mio corpo crescere. Ascoltai con un sorriso gli ansimi strozzati di Jason per la fatica. Dio se lo amavo. Sapevo che nessuno avrebbe potuto farmi sentire come lui. In ogni senso.

Mi strinse il fianco, talmente forte da fare quasi male, ma sapevo che era solo perché stava per perdere il controllo. Amavo fargli perdere il controllo.

«Jason- ti amo», borbottai con fatica, mentre aprii gli occhi e incontrai il suo sguardo puntato sul mio viso. Posso le mie labbra bisognose sulle sue, mentre portai il mio ventre verso di lui.

Si allontanò per sedersi sul materasso e mi fece cenno di seguirlo. Quando mi misi in ginocchio mi prese con veemenza per mettermi a cavalcioni su di lui. Quando mi abbassò su di lui le mie cosce si strinsero automaticamente alle sue.

«Vieni qua», mi supplicò quando mi mossi su di lui. Mi prese le braccia per allacciarle intorno al suo collo e si sporse per baciarmi forte.

Socchiusi le labbra e le sue mani mi presero i fianchi per controllare i miei movimenti. Il suo bacio era bagnato e facevamo fatica a continuare per gli ansimi più forti.

Sentii la sua mano sul mio fianco farsi più stretta, mentre i suoi movimenti divennero più veloci. «Ti amo», sussurrò a voce spezzata a sua volta.

Sentii subito il mio corpo avvicinarsi all'apice. Tremai non appena mi feci scappare un gemito e Jason mi baciò lo sterno. Graffiai la schiena di Jason, il quale sentii venire pochi istanti dopo.

Insomma. Ci eravamo detti addio proprio come facevamo meglio.

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