Bussai alla porta, mentre mi morsi il labbro inferiore e mi guardai in giro per il corridoio. Per quale motivo non mi è chiaro.
Claire non mi aveva aperto la porta quando avevo bussato e Cole dormiva in stanza con nostro padre, così avevo deciso di andare a dormire in un posto in giro per l'hotel, ma dopo mezz'ora sdraiata su un divanetto avevo realizzato che non sarei stata capace di trascorrere la notte in quel modo.
La porta si aprì dopo qualche istante, rivelando Jason con un bicchiere d'acqua in mano e il volto stranamente per niente stanco.
Fu sorpreso quando mi vide in piedi davanti alla stanza con le scarpe col tacco in mano e un'espressione imbarazzato. «Che colpo di scena», sghignazzò.
«Claire non mi apre», sussurrai imbarazzata, tenendo lo sguardo fisso per terra per non incontrare i suoi occhi, che probabilmente mi stavano guardando con giudizio.
Lo sentii ridere piano: «Me lo immaginavo.»
Si fece da parte, rendendo così libera l'entrata nella stanza. Non appena entrai mi buttai senza indulgenze sul letto matrimoniale, posto in mezzo alla stanza. Non mi era ancora passata del tutto la sbornia, sentivo un senso di libertà insolito, mentre mi stirai sul letto e feci un verso poco innocente.
Quando aprii gli occhi, potei vedere Jason appoggiare il bicchiere sul comodino e sdraiarsi alla mia destra, al margine del letto, fin troppo lontano da me.
Si mise a fissare il soffitto. «Dove sei stata le ultime due ore?»
Deglutii. «In giro per l'hotel a cercare un posto per dormire.»
Scoppio a ridere e io feci lo stesso. Voltò il capo per guardarmi a bocca aperta, ma poi si rivolse al soffitto.
«Ti ci vedo troppo», commentò con un sorriso. Purtroppo aveva ragione.
Sospirai. «Andiamo a dormire?», gli chiesi piano, poggiandomi su un fianco.
Osservai meglio il suo profilo perfetto e lineare. Il suo respiro regolare con il petto che si alzava e abbassava allo stesso ritmo, con delicatezza.
Voltò il suo volto in mia direzione. «Sei stanca?»
«Per niente.»
«Neanche io.»
Osservai con interesse la reazione sul suo viso, accompagnato dal lieve sorriso, segno che lo avevo quasi fatto ridere. In effetti c'era tutt'altro a cui pensavo in quel momento; a come le sue labbra erano rimaste perfettamente allineate o a come le sue iridi mi parevano diventate più chiare. Concentrati Charlotte, è l'alcol a parlare!
Continuammo a tenere lo sguardo fisso, per un attimo avrei potuto scommettere si fosse scostate di un millimetro nella mia direzione, ma si fermò all'istante. Volevo un abbraccio, un semplice abbraccio su quel letto fin troppo grande, per concedermi di sentire il suo profumo e fissare in silenzio la parete.
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Thunders
FanfictionCharlotte e Jason si odiano, da sempre. Insomma... nemici per la pelle. Entrambi sono sicuri di conoscere l'altro. Lei ha sempre visto lui come un ragazzo instabile, interessato soltanto a ragazze, droghe e casini. Lui ha sempre visto lei come una...