Sbuffo e mi allontano dal bancone senza proferire parola. Mi ha fatto passare anche la fame.
Mi siedo ad un tavolo, mettendomi con il cellulare a vagare tra i vari social, e un cameriere si avvicina.
«Signorina, desidera qualcosa?» La scritta "Drug of breakfast" risalta sulla sua maglia nera. Deve essere il nome del bar.
«No, grazie. Mi è passata la fame.» Ammetto, anche se così sembrerà alludere che in questo locale la roba non è per niente invitante.
«Se non prende nulla, non può restare qui allora.» Seriamente mi sta cacciando fuori? Da quando c'è l'obbligo di consumare per usufruire dei tavoli?
«Okay, allora adesso me ne vado.» Mi alzo dalla sedia ma una voce mi fa bloccare.
«Aspetta, lei sta con me.» Dice Esteban a voce alta, per poi raggiungere il tavolo e sedersi, appoggiando un vassoio davanti a noi.Lo guardo stranita, e lui mi sorride, rispondendo ai miei dubbi.
«Ti ho preso la focaccia con il salame piccante, insalata e pomodori. Ti ho vista che eri quasi tentata a prenderlo.»
Ma, come fa ad intuire così bene? Okay, non lo ammetterò mai, però.«Credo che tu ti sia sbagliato. Non voglio nulla, e per di più ho anche mal di stomaco.»
«Allora vuol dire che hai fame, e che questa focaccia ti sta chiamando. Andiamo, non resisterle, altrimenti non vedi che sta per mettersi a piangere?»Questa sua risposta mi strappa un sorriso, ma lo nascondo subito. Il suo sguardo implorante, però, mi fa un po' tenerezza.
Dopo qualche secondo passato a pensare a cosa fosse la cosa migliore da fare, alla fine decido di ascoltare unicamente il mio stomaco e quello di cui ha bisogno. Mi sta implorando quasi quanto Esteban.
Prendo la focaccia e mi faccio un pezzettino per assaggiarla, e appena la metto in bocca, una miriade di sapori mi invade le papille gustative. Dio che bontà.
Vedendo la mia espressione, Esteban scoppia a ridere, e ciò mi fa tornare seria, e d'istinto poso la focaccia sul piatto. Non posso rendermi ridicola.
«Hey, vedi che non sto ridendo perché ti sto prendendo in giro, sei buffa mentre mangi qualcosa che ti fa volare in paradiso, e ciò conferma che so consigliare bene.» Dice subito, placando la sua risata, ed io lo guardo dubbiosa.
«Mh, non so se darti ragione. In fondo non è poi così speciale...»
«Peccato, peró, che la tua espressione ha dimostrato tutto il contrario.» Si vanta per il suo essere intelligente e sveglio, ed io ridacchio.
«Touchè»Riprendo a mangiare la focaccia, e appena la finisco, ecco che lo stomaco si sente appagato e soddisfatto. Peccato per la mia testa, che mi dice di mangiare ancora. No, non devo abbuffarmi.
«Comunque io vado, che fra pochissimo ho lezione.» Mi alzo dalla sedia e mi avvio verso l'uscita. Ho bisogno di una piccola passeggiata in solitudine.
«No, aspetta. Vengo con te.» Risponde nell'immediato, facendomi quasi sobbalzare.
«Non ti preoccupare, so la strada per ritornare in università.»
«Lo so che hai una buona memoria, ma non ti lascio andartene da sola. Voglio accompagnati.»Resto in silenzio, mentre esco dal bar. Voglio evitare di dare spettacolo. Mi avvio, e lui si posiziona al mio fianco, senza invadere il mio sguardo.
«Dunque, ti sta piacendo questa città?»
«Diciamo che sono una tipa molto negativa, e la pioggia è fatta apposta per me, quindi Brighton è la mia ancora, ma devo ammettere che questa città, il ritmo di vita, lo spirito, i colori, sono davvero molto accoglienti. Un po' meno le persone che ci sono, ma questo dovrebbe essere irrilevante.» Ammetto.
«Quindi vorresti dire che anche io non sono accogliente e non sono un bravo ragazzo?» Mi chiede con tono triste, ed io lo guardo, cercando di comprenderlo.«Non ho detto questo, ma sono una tipa anaffettiva. Non mi interessa avere amici e le persone che ho conosciuto fino ad ora sono un sacco invadenti, e questo mi da altamente sui nervi.»
«Quindi anche io sono invadente?»
«Oddio, ti dico la verità. Un pochino si.» Faccio una piccola risata per smorzare la situazione.«E mia cugina?»
«Erika?»
«Si.»
«È una brava ragazza, disponibile, e persino bella, ma anche per lei è lo stesso discorso.»
«Lei è così perché ne ha passate davvero tante, e nel profondo è una ragazza molto delicata.»
«Ció non cambia comunque il mio pensiero.» Che insensibile che sono.«Okay, quindi tutti abbiamo qualcosa da cambiare e migliorare quindi.» Non è offeso.
«Si, ma alla fine non si puó essere perfetti in tutto.»«Questo è vero, però alla fine ognuno è perfetto in modo soggettivo.»
Sorrido sinceramente. Mi piace il suo modo di pensare.«Allora, quindi me la darai un'opportunità per dimostrarti che, alla fin dei conti, la mia compagnia può essere piacevole, e soprattutto che so anche non essere invadente?» Mi fa gli occhi dolci, appena arriviamo all'entrata dell'uni, e a me viene da ridere per la sua buffa espressione.
Non è per gli occhi dolci, ma questa volta ci penso, e la mia testa mi porta solo in una direzione: «Ho bisogno di tempo per pensarci.»
Me ne vado prima di sentirmi in colpa per quanto ho detto, e prima di vederlo probabilmente deluso. Prendo i miei libri nell'armadietto e vado a lezione.
A pranzo mi faccio dare di nuovo il quaderno degli appunti da Erika, e anziché mangiare, comincio a leggerli e dare un'occhiata. Non ho per niente fame, avendo fatto la colazione appena due ore fa, quindi né approfitto per tenermi al passo.
Ad un certo punto, però, vedo Erika in lontananza, seduta ad un tavolino in disparte, da sola. D'istinto mi alzo dal mio posto e mi incammino.
«Hey, ciao. Vuoi un po' di compagnia?»

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Amore tossico
DragosteIl bisogno di avere una persona da amare, che sia un nerd o un bad boy; un migliore amico sul quale poter contare sempre, poter raccontare ogni cosa, e vivere tante folli avventure insieme; diventare qualcuno nella vita, sentirsi realizzata, avere u...