21. Tossico

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Okay, sì. Lo ammetto. Questo sarà un vero e proprio problema. Se Erika verrà ricoverata, chi ci sarà ad aiutarmi a capire le spiegazioni delle lezioni? Sarà una vera impresa riuscirci da sola, e per di più, non posso e non voglio continuare il recupero con Esteban e Jonah. Mi danno sui nervi entrambi.

Ammettilo che stai parlando solo di Jonah in questo momento. Esteban, a differenza sua, non è snervante. Mi precisa la mia coscienza, ma io non le do corda. Voglio stare da sola, non voglio distrazioni, ed Esteban è una di queste, quindi è meglio per entrambi stare lontani.

Poi, quello che anche mi chiedo è: come farà Erika a seguire le lezioni se sarà ricoverata? Non può neanche perdere i soldi spesi per lo studio e perdere l'anno. Non oso immaginare lei.

Quando io sono stata ricoverata, è stato durante il periodo del liceo, e per non ripetere l'anno mi hanno fatto fare delle lezioni di recupero avanzato, per poi sostenere un esame a luglio, per poter essere ammessa alla classe successiva.

«Jenna, ci sei? Ho bisogno che tu sia presente sulla Terra. Non mi va di parlare con il muro.» Erika mi risveglia dai miei pensieri e ritorno con la testa in casa mia.

Ricordo che dopo la seduta dalla psicologa, per non tornare nel posto dove è successo quel che è successo, ci siamo spostati nel mio appartamento, ed è probabile che abbiamo cominciato un po' a bere.

Forse, precisando bene, solo io ho bevuto e sto continuando a bere. Erika non ha voluto toccare neanche la bottiglia, ed Esteban ha ben pensato di aver bisogno di un pisolino. Forse non lo ha detto ad alta voce, ma era sottinteso che non gli piace l'alcool e non approva molto chi beve. Amen, non mi interessa. Io non devo dare conto a nessuno.

«Ma hai visto quanto è bello l'universo?» Affermo, sognante.
«Si, è stupendo. Ora puoi tornare in te?»
«E dai, lasciami sognare un altro paio di minuti...» Imploro, con una voce da bambina.

«Cavolo Jenna, sei già ubriaca e sono soltanto le 7 di sera. Perché bevi così tanto?»
«E tu perché continui a mangiare come un pulcino e a tagliarti?» Ribatto, con tono acido, ma appena vedo la sua espressione scioccata e delusa, mi rendo conto di quello che ho appena detto e che le ho rinfacciato. Non ho la forza di chiederle scusa e rinfacciarmi quello che le ho detto.

«Almeno tu dovresti capire le mie azioni, visto che hai passato le stesse identiche cose, magari con motivazioni diverse.» Sbotta, si alza dalla sedia accanto alla mia e se ne va.

Io resto comunque in silenzio. Non c'è bisogno di dire niente. Che sono una persona di merda, con un carattere altrettanto di merda, è ormai risaputo, quindi le persone che mi conoscono dovrebbero sapere quali possono essere le mie possibili reazioni.

Sto prendendo di nuovo la mia bottiglia di vodka al melone, ma la suoneria del mio cellulare mi ferma. E ora chi è che mi rompe i coglioni?

Fisso il display, scocciata. Sconosciuto. Non rispondo e faccio un sorso dalla bottiglia che, nonostante l'abitudine, continua a far bruciare la mia gola.

Faccio una smorfia quasi disgustata e lo squillo del cellulare si fa di nuovo sentire. Sconosciuto. Ma chi è che mi cerca? E poi perché mi chiamano sempre numeri sconosciuti? Ceh, dove lo trovano il mio numero? Sulla lapide di mio padre? Al giorno d'oggi, sinceramente tutto è possibile.

Nonostante la mia forte tentazione ad ignorare nuovamente la chiamata, rispondo, appoggiandomi il cellulare all'orecchio sinistro.

«Jenna e tutti i santi nomi appresso?» Chiede la voce dall'altro capo della linea, senza aspettare il mio cortese "pronto". Ma che modi sono questi?

«Tutti gli altri santi nomi sono sacri, coglione.» Borbotto. Ma la gente strana non ha mai fine?

«Non mi interessa che siano sacri o meno. Mi rompo le palle di pronunciare tutto il tuo certificato anagrafico, signorina Dempsey.»
«Allora potevi anche evitare di chiamarmi. Sai, è più rompipalle scrivere un numero di cellulare.»

«Infatti lo avevo già registrato in rubrica. Non sei sveglia come pensavo, Dempsey.» Mi beffeggia, sicuramente con un ghigno stampato in volto.

«Chi sei?» Chiedo. Non ho paura degli stalker, ma mi danno sui nervi.
«Beh, mi fa strano che non riesci a capire chi sono dalla mia voce. Cavolo, è cambiata così tanto, o sei tu che sei diventata una rimbambita?» Ma che cazzo? Come diamine si permette?

«Rimbambito forse lo stai dicendo a te stesso. Quale persona sana di mente chiama con lo sconosciuto? Che c'è, hai paura di essere rintracciato e ti nascondi?» Wow, ammiro la mia abilità di rimanere stronza anche in situazioni del genere. Sono più inquietante io o lui? Sicuramente non stiamo sullo stesso livello.

«Tu dici che mi sto nascondendo? Bene, pensa quello che vuoi. Intanto io so bene chi sono io, e so ancora meglio chi sei tu. Dio, eri cosi deliziosa da piccola, e non ho il minimo dubbio su quanto sarai deliziosa adesso che sei cresciuta. Tanti saluti, piccola selvaggia. Al prima possibile, baci.»

Stacca la chiamata ancor prima che io possa rispondere, e per la prima volta, durante tutta la chiamata, sono scioccata e confusa. Forse non so neanche se è così, ma avverto persino un po' di ansia dentro di me. Io non sono una tipa da ansia o paura, cazzo. Non sono più quella persona debole.

Il mio istinto mi fa buttare la bottiglia di vodka mezza vuota a terra, creando una superficie di frantumi di vetro e una piccola pozza che vorrei fosse sangue.

Prendo l'occorrente dal mio armadietto delle medicine, prendo l'occorrente ed esco di casa, restando all'entrata ma nascondendomi dietro al mio albero di albicocche.

Compongo la mia sigaretta "speciale", e la accendo. Finalmente la mia vera ancora di salvezza. L'alcool non ci passa neanche per vicino. Non vedo l'ora di finire questa giornata di merda, così arriva il momento di integrare una bella dose di ecstasy. È il momento di gioia delle giornate di merda.

Persa nel mio mondo, non mi ero accorta che qualcuno era uscito di casa, e ritorno in me soltanto quando avverto una presenza accanto a me.

«Cazzo, Jen. Adesso ti fai anche le canne? Sai che tutto ciò non ti fa per niente bene?» Cos'ha in testa Esteban, adesso? Vuole farmi una lezione di scuola elementare? No, grazie, non ne ho bisogno.

«A me non importa se una cosa non fa bene. Mi importa solo delle cose che mi "fanno sentire" bene.»
«È solo l'apparenza che ti fa sentire bene. Queste cose sono tossiche, e rovineranno anche te.» È preoccupato.

«Io già sono tossica. Queste migliorano solo le mie doti di essere come tale.» Sorrido.
«Abbiamo appena assistito ad un urgente bisogno di ricovero per Erika, ma mi sa che quella che deve essere spedita in manicomio sei proprio tu.» Furioso, se ne va, lasciandomi inorridita.

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Spazio autrice
Nuovo aggiornamentooooo.

Per chi seguiva MS, vi ringrazio infinitamente per i 250k, perché sono passati 6 anni e non mi aspettavo una cosa simile. Grazie infinite. Io spero di cuore che anche questa storia riesca ad appassionarvi. 

Thank you, bears
Mary

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