16. Paura

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Torno a casa esausta, difatti mi butto sul divano e chiudo gli occhi, nella speranza di riposarmi un po'.

Dopo che Esteban ha pensato di dire quella frase, ne sono rimasta esterrefatta, di certo non mi aspettavo che ricordasse questa cosa così inutile e folle, ma mi ha lasciata sorpresa. Inutile dire che non sono riuscita a dire una parola, se non abbozzare un piccolo sorriso. Dopo di che, mi sono allontanata dalla vetrata e, seguita da lui, siamo ritornati a Malibu.

«Allora ci vediamo domani all'università?»
Mi ha chiesto, prima di andare verso casa sua.
«Beh, dipende se avró voglia di svegliarmi.»
Lui ha riso un po' e poi le nostre strade si sono divise.

Adesso dovrei prepararmi qualcosa per cenare, ma non ho la minima voglia di alzarmi dal divano. Sto tanto bene qui.

Dopo un po', peró, il mio stomaco comincia a brontolare, quindi sono costretta ad alzarmi e dirigermi in cucina. Se non ingerisco qualcosa, mi ritroveró a svegliarmi stanotte solo per farmi un'abbuffata, o in casi peggiori domani vedró solo cibo, altro che libri e studio.

Do un'occhiata a tutto quello che abbiamo comprato io e mia madre, e alla fine opto per una piadina con mozzarella, tonno e pomodorini, e dopo cena la voglia di dolce si fa già sentire.

Dubbiosa, alla fine deciso di ascoltarmi, perciò, senza cambiarmi, esco di casa e mi incammino per il corso, sperando di trovare qualche posto che vende dolci decenti.

Appena i miei occhi catturano una yogurteria, subito decido di entrare. Non mi piace molto lo yogurt, ma il frozen yogurt è la vita. Sperando che sia buono come quello che fanno a Londra.

Scelgo base pistacchio, yogurt medio, e sopra sciroppo di kinder cereali e granella di oreo.

«Jenna.» Sento chiamarmi mentre sto per uscire, quindi alzo la testa verso il bancone e Erika sta proprio lì dietro.

«Hey, lavori qui?»
«Si, ho bisogno di soldi se voglio trovarmi una casa mia.»
«Cavolo, oggi scopro tutti che lavorano e io faccio la fessa in giro.» Ridacchio. Non che mi dispiaccia, anche perché mia madre mi aiuta molto dal punto di vista economico, ma non posso dipendere sempre da lei. Prima o poi mi toccherà cominciare.

«Sei disponibile ad aspettarmi? Fra mezz'ora finisco il mio turno, magari ci facciamo una passeggiata insieme.» Propone.

Sono tentata a dire di no, soprattutto dopo quello che è successo l'altro giorno, ma vedere la sua espressione implorante, mi sciolgo un po'.
«Va bene, ti aspetto fuori.» Esco dal locale, dopo che lei mi ha rivolto un sorriso felice, e finalmente, dopo essermi seduta ad un tavolino, mi gusto il mio yogurt, il quale si rivela molto più buono delle mie aspettative. Ormai ho capito che gli Stati Uniti sono una bomba per i dolci.

Finito, butto la coppetta, e siccome mancano ancora una decina di minuti alle 9, mi metto un po' sul cellulare, navigando tra la home di Instagram. Seguo pochissime persone, la maggior parte personaggi famosi, perciò ci sono pochi post da vedere.

«Eccomi qua, ho appena finito.»
«Ottimo, cosa vuoi fare?» Chiedo. Io non ho la minima idea.
«Se non ti dispiace, ho prima bisogno di prendermi qualcosa da mangiare, anche se non mi va molto. Se chiama mia madre, mi uccide anche solo con le parole.»

«Come mai non ti va? Non hai fame? Se la risposta è no, non devi forzarti, altrimenti è peggio.»
«Il punto è un altro. Io ho fame, ma mi fa paura il cibo.»
Abbassa la testa, visibilmente imbarazzata per la sua confessione.

«Se non te la senti di parlarne, non sei costretta a farlo.» La avverto. Non mi va di toccare corde sensibili.

«Nono, tranquilla, posso farcela. Parlarne con qualcuno può farmi sentire un po' meglio.» Fa un respiro profondo e riprende a parlare. «Sono stata ricoverata per anoressia un anno fa, e sono stata in struttura per cinque mesi. Ho fatto tanti passi avanti da allora, ma la paura per il cibo, qualche comportamento disfunzionale, e gli schemi mentali sono ancora nella mia testa, e ultimamente si stanno facendo sentire molto.»

«Sai, ti capisco perfettamente. Io sono stata ricoverata in psichiatria per depressione e anoressia, mettendo anche il sondino, e sono stata lì per sette mesi, perché non volevano mandarmi in una struttura, visto che nel mio paese non ce ne sono qualificate. Non sono guarita, nonostante il tanto tempo di cura, ma i miglioramenti ci sono. Sai cosa posso consigliarti? Se hai paura di qualcosa e vuoi far in modo di uscirne vincitrice, devi affrontare questa paura facendo esattamente ciò che ti terrorizza. Se necessario, fallo più volte, fino a quando la paura non diventerà solo un lontano ricordo. È questo che significa vincere e crescere.»

Erika, dopo aver ascoltato tutto il mio discorso, mi rivolge un sorriso gigantesco. «Sapevo che avevi qualcosa di oscuro nella tua vita, per questo ho avuto un'attrazione per te fin dal principio.»

Okay, adesso sono io quella imbarazzata.

Dopo che lei ha preso coraggio e si è presa un trancio di pizza margherita, ci facciamo una passeggiata e poi ci dividiamo.

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Mi sveglio di soprassalto appena il mio telefono squilla. Rispondo senza vedere chi è il cretino che mi chiama la mattina, e una voce femminile si fa sentire attraverso il cellulare.

«Jenna, il professore mi ha appena detto che oggi, nel pomeriggio, dobbiamo iniziare le lezioni di recupero, quindi ti conviene venire a lezione.»
«Cazzo Erika, e ora me lo dici? Che ore sono?» Mi giro per la stanza inutilmente. Perché non ho messo un benedetto orologio in camera?

«Sono le 11 e ti sei già persa la prima lezione. Sbrigati se non vuoi perderti anche l'altra.»
Stacca la chiamata prima che io possa rispondere, quindi balzo giu dal letto, mi vesto con i primi panni che trovo nell'armadio, e senza neanche prendere qualcosa per colazione, corro verso la Pepperdine. Mangerò a pranzo, e fortunatamente non manca proprio molto all'una.

Arrivo in tempo per l'ora e mezza di laboratorio, e in mensa prendo una lasagna di zucchine, mai mangiata prima, le chele di granchio e un po' di lattuga. Mangio insieme a Erika, che come me ha preso la lasagna e la lattuga, mentre come secondo ha optato per le costolette maiale.

Appena finiamo il pranzo, ci dirigiamo velocemente verso l'aula del recupero, sperando che il ragazzo o la ragazza che ci darà ripetizioni non sia ancora arrivata.

«Buongiorno ragazze, noi siamo i ragazzi che vi seguiranno per mettervi al pari con il programma. Prendete posto e cominciamo.

Io e Erika ci fissiamo, dopo aver visto i due ragazzi dietro la cattedra. Stiamo inguaiati.

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Giusto una sorpresa di San Valentino, anche se io non sono fidanzata AHAHAHA, innamora chi lo sa, auguri a voi<3

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