61. Concentrato

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«Come sta?»

«Credo bene. Sta dormendo tranquilla, o almeno così sembra. Ha un respiro un po' forte, ma sembra tutto okay.» Sento dei sussurri, uno molto vicino a me.
«Ha la pressione alta, bassa o la febbre?»
Subito dopo delle labbra calde su appoggiano sulla mia fronte, e si tolgono dopo qualche minuto. «Sembra leggermente accaldata, ma forse è sempre dovuto dall'influenza. Zia, tu non preoccuparti per me e per Jenna. Me la caverò bene, non la lascerò a soffrire, e stare male. Mi prendo cura di lei. Tu se devi prendere l'aereo per il Connecticut, vai tranquilla, altrimenti lo perderai.»

Cerco lentamente di aprire i miei occhi, ma la luce me li acceca, e quindi li richiudo di nuovo, stringendo le fessure per il fastidio.

«Non vorrei lasciarti da solo, ma hai anche ragione, devo prendere il mio volo, prima che lo perdo. Se arriva tua madre, fammi sapere, così magari anche lei può aiutarti con la tua ragazza.»
«Zia, non è la m...»

Esteban si interrompe a causa mia, che comincio a muovermi per alzarmi. «Dove mi trovo?»

Non so come sia possibile, ma mi ritrovo di nuovo sdraiata sulle gambe di Esteban. Possibile che sono talmente stanca, da non rendermi conto dei movimenti che faccio?

«Buongiorno, bella addormentata. Come ti senti?» La voce di Esteban si fa sentire sopra di me, mentre mi da una mano per rimettermi seduta al suo fianco.
«Stordita.» Non riuscendo a mantenere l'equilibrio, appoggio abbastanza delicatamente la testa sulla spalla del mio amico, di nuovo. Ho le forze pari a zero, se non di meno. Lui, intanto, mi accarezza la cute e il mio braccio destro.

«Zia, la lascio riposare un altro po', dopo di che devo controllare la sua febbre e la sua pressione. Non è da lei essere così debole. Tu intanto vai, non preoccuparti. Qualsiasi cosa, ti avviso.»
«State attenti. Ci vediamo la settimana prossima, belli. Ciao.» Julien se ne va, ed io chiudo di nuovo gli occhi. Mi sento proprio una pezza vivente, ed ho paura di aver preso proprio il covid. Non posso contagiare anche Esteban, qualunque cosa sia. Nonostante questo pensiero, neanche riesco a muovermi per stare distante da lui e salvaguardarlo.

Poco dopo, sento spostarmi dalla testa, per poi essere appoggiata delicatamente ad un cuscino, mentre Esteban si alza dal divano. Non ho neanche la forza di aprire di nuovo gli occhi.

Sembra che il mio corpo sta per addormentarsi di nuovo, ma Esteban ritorna, e mette un aggeggio freddo sotto al mio braccio. Il termomentro. Nello stesso momento, avvolge anche il mio braccio con la fascia che misura la pressione.

«Beh, 39,5 di temeratura corporea, 95 la massima e 42 la minima, con 45 battiti al minuto. Se questa è influenza, ti sta distruggendo. Io chiamo l'ospedale. Non posso stare senza fare niente, quando tu stai così male.» Io apro gli occhi alle sue affermazioni e tento di alzarmi.
«No, aspetta ancora un po'. Vediamo se almeno migliora un po' la situazione.»
«Aspetto solo un'ora. Ho paura che tu possa peggiorare.» Dopo essere andato a posare gli attrezzi da inefrmiere, torna poco dopo con un panno bagnato, che appoggia sulla mia fronte calda.

Intanto resta al mio fianco, seduto a terra davanti a me, e accende la tv. Che brutto essere così impotente per tutto. Non ho mai permesso a nessuno di vedermi in uno stato pietoso come questo, ed ora c'è lui che si prende cura di me. Devo ammetterlo, il disagio da parte mia c'è, ma comunque non mi da tanto fastidio la sua presenza. Anzi, è persino piacevole.

Intanto, mentre io guardo la tv, Esteban cerca la mia mano, ed io prendo la sua. Gli faccio intendere che sto bene e che sono ancora viva. Si volta verso di me e si avvicina, e nel mentre ci guardiamo negli occhi. Vuole baciarmi?

«Jen, i tuoi occhi si stanno facendo troppo lucidi. Basta, io penso di dover chiamare almeno il dottor Kennedy.»

Okay, non avrei mai voluto ammetterlo, ma il suo cambio mi ha ferita leggermente. No, aspetta... ma cosa mi aspettavo? Che mi baciasse? AHAHAH, ma lui sa meglio di me che lo avrei mandato a quel paese, non è così stupido.

Resto in silenzio mentre lui cerca il numero del dottore online, e avvia la chiamata. Da una parte ha ragione: io mi sto sentendo sempre peggio, e si, potrebbe anche essere tutto dovuto dall'operazione, e dallo sciroppo, ma è tutto troppo strano.

Appena il dottore risponde, Esteban gli spiega ogni cosa nel minimo dettaglio, senza tralasciare nulla, dicendogli anche della febbre, e la pressione molto bassa.

«Riuscite a venire in ospedale fra mezz'ora?» Chiede il dottore?
«Eh, non lo so, perché Jenna si muove molto poco e non ha molta forza.»
«Va bene. Vedo se riesco a venire io da voi. In ogni caso, preparatevi, perché nel caso io non sono disponibile, vi chiamo, e dovrete per forza venire voi. La situazione non è semplice.» Stacca la chiamata e quindi io sono contretta ad alzarmi dal divano, con l'aiuto di Esteban.

Per mia fortuna, riesco ad arrivare in bagno sana e salva, mi cambio molto lentamente, e poi faccio entrare Esteban per aiutarmi ad uscire dalla stanza. Sembra andare tutto abbastanza bene, ma proprio quando sono quasi arrivata ad divano del salone, la mia gamba destra cede, e cado a terra senza sensi. Riesco soltanto a sentire e capire cosa sta succedendo, ma il mio corpo non ne vuole sapere di muoversi.

«Cazzo, io lo sapevo che doveva finire male. Jenna, mi senti? Jenna...» Passa qualche secondo di silenzio, e poi ricomincia a scuotermi e chiamarmi, sperando in un mio segno di vita. Per fortuna, dopo qualche minuto, le mie braccia e il mio volto cominciano a riacquistare il controllo del mio corpo, e il collegamento con i movimenti.

«ES, credo che è meglio se il dottore viene qui.» Nello stesso momento, il mio cellulare squilla, quindi Esteban me lo prende, lo appoggia a terra, e risponde alla domanda, mettendo il vivavoce.

«Pronto?»
«Ma ciao, mia piccola Jenny. Che mi racconti di bello? Come stai, ora che sei uscita dall'ospedale?» Ecco che lo sconosciuto si fa di nuovo vivo.
«Per chiedermelo, vuol dire che mi stai vedendo dalla finestra.»
«In effetti, sta diventando troppo comico e divertente vedere le tue reazioni. Cavolo, devo dire che è stato bello essere un dottore per un'ora. Sono proprio un mito.» Si vanta.

«Aspetta, cosa intendi, ora?»
«Mia cara, a quanto pare le cose te le devo ficcare in bocca con il cucchiaino, ma te lo dico lo stesso, perchè tanto sono cose che hanno funzionato. Dopo l'operazione, dovrei aver inserito un vibratore nella tua gamba destra, e non so se ora è possibile rimuoverlo, ed inoltre lo sciroppo ti ha fatto proprio male. Un bel concentrato di antidolorifico, polvere di ectasi, cocaina e jingle jangle, con un goccio di grappa insapore, e una pirzione di sonnifero hanno fatto il loro dovere. La prossima volta impari a non fare il doppio gioco con me. Buona ripresa, st...» Esteban stacca la chiamata prima che lo sconosciuto possa finire di parlare, e mi guarda scioccato. Io, forse, lo sono più di lui.

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora