75. Bomba

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Credo che, se in tutti questi giorni ho avuto dei sonni disturbati, incompleti e orribili, questa notte é stata proprio un sogno, quasi come se mi trovassi sulla luna. Sono stata particolarmente tranquilla, ho dormito molto bene, svegliandomi solo una volta alle 3 di notte, e non ho avuto paura. Il segreto? Nessuno, credo. Semplicemente Esteban mi ha fatto compagnia nella sua stanza, sdraiandosi a terra. Non so, ma credo che, da quando ha visto la meschinità del suo migliore amico, ha paura di terrorizzarmi come lo ero con Jonah. È stata sua, infatti, l'idea di mettersi a terra, al lato del suo letto. Io gli ho ribadito di poter stare sul suo letto, perché potevo andare a dormire sul divano, oppure poteva mettermi ad un lato del letto senza paura, ma niente, non si è fidato, e non so perché. So solo che io ho dormito bene, sapendo comunque della sua presenza.

Prima di esporre i miei occhi alla luce, ripercorro con la mente tutta la mia giornata di Natale, quella di ieri. Se non fosse esistito Jonah, sarebbe stata la giornata più bella e simpatica della mia vita.

Mi giro dall'altra parte del letto, in modo da poter aprire gli occhi più liberamente ma, appena lo faccio, tiro un urlo ed Esteban si alza di colpo, spaventato. È accanto a me sul letto.

«Cristo, scusa Jen, non sapevo di essermi messo sul letto. Forse stanotte sono andato in bagno e l'abitudine mi ha fatto mettere qui. Mi tolgo subito.»
Come risposta, io scoppio a ridere, mettendomi seduta. «L'importante è che sei riuscito a dormire.»
«Oh, questo si. Sicuramente sul letto ho dormito meglio, ma devo dire che anche a terra ho dormito bene, ed è strano, perché l'ultima volta che mi è capitato di dormire a terra a casa di Erika, sono rimasto a fare la veglia.» Ride anche lui.

Cerco di sistemare le coperte del letto disfatto, e poi prendo la maglia che devo indossare. Ho dormito con un pigiama ridicolo di Erika, e devo indossare di nuovo i miei panni. Poi dovrò sicuramente tornare a casa a mettere dei panni puliti.

«Ti dispiace girarti?» Gli chiedo, mentre io mi giro verso la finestra. Non voglio andare in bagno, considerando che ho i gessi. Preferisco appoggiarmi al letto.

«Si, tranquilla.» Assicurandomi che si sia girato davvero, mi tolgo la maglia, la ripiego e sistemo quella che devo mettere.

«Oh cazzo.» Mi giro di colpo verso Esteban, che mi guarda scioccato.
«Ti avevo detto di girarti e non vedermi.» Sbotto, quasi arrabbiata.
«Io mi sono girato, ma ho lo specchio di fronte a me, e quel che ho visto non è il tuo corpo, ma la tua schiena.»

«Cosa ho sulla schiena? Non credo che mi si veda la spina dorsale.» Ribatto.
«Con quel che è successo con il ciclista, ti sei fatta una cicatrice?» Confusa per le paure, non bado neanche al fatto di essere in reggiseno, e vado allo specchio, cercando di vedere la mia schiena.

«Ma è troppo vecchia per essere recente. Ed è troppo perfetta per essere stata fatta da una bici in corsa.» Esteban si sta preoccupando quasi più di me.
«Cazzo, non riesco neanche a vederla. Puoi indicarmi il punto dove si trova?»
«Devo toccarti il punto?» Domanda, per non sbagliare.
«Si, te lo permetto.»

Mi indica proprio il centro della schiena, all'incavatura della spina dorsale, alla discesa che arriva allo sterno, e allo specchio non si vede.

«Puoi farmi una foto che si vede? Cazzo, ES, che mi sono combinata?»
«Non credo che hai combinato qualcosa. Credo che qualcuno ti abbia fatto qualcosa.»

La mia ansia aumenta dentro di me, mentre Esteban prende il cellulare e scatta una foto. Subito dopo, senza esitare, guardo la foto.

«Oddio... è una Z.»
«Sì, è una Z.» Conferma, ed io corro a mettere la maglia, spaventata.

«Quindi Zach ha avuto un contatto con me, e no, non intendo quello che è successo con la bicicletta.» La mia non è una domanda, ma un ragionamento terrorizzato.

«Cazzo, Jen. Vieni qua.» Esteban mi stringe forte a se, capendo al volo quello che mi sta passando per la testa.
«No, ES. Secondo me è ancora presto per saltare a conclusioni affrettate. Non posso essere sicura di questa ipotesi, perché come ti ho detto non ricordo niente di quel periodo.»

«Preferisco preoccuparmi, anche se fosse per un motivo che non esiste. Voglio tenermi già pronto per avere una conferma o una smentita, così che la notizia non sarà una cosa inaspettata, come una bomba che colpisce noi in pieno.»

«É un ragionamento un po' stupido, però dai, ci sta.» Stringo le mie braccia attorno a lui. «Grazie per esserci.»
«Non devi ringraziarmi, Jen, perché fino a prova contraria non ti ho salvata da tutto questo schifo che hai dovuto affrontare. Avrei voluto conoscerti prima, quando eri più piccola, così che avrei potuto tenerti alla larga da ogni male.»
«Io ti dico di stare un po' zitto. Nel tuo piccolo, hai fatto molto di più di quello che potevi, e di quello che mi merito, perciò grazie.»

Per mia fortuna, questa volta mi ascolta, restando quindi in silenzio, senza controbattere ancora. Restiamo solo abbracciati davanti allo specchio, con il suo fiato sui miei capelli, e il mio orecchio destro sul suo petto. Solo ora mi rendo conto che non ha la maglietta addosso, e che quindi è a petto nudo.

Mi stacco dal suo corpo, quasi imbarazzata, e prima che lui potesse lasciare un commento, il mio cellulare comincia a squillare, facendomi quasi sobbalzare. Gesù, ma chi è la persona che chiama di prima mattina il giorno di Santo Stefano? Oh cazzo...

«ES... ma il tuo nome è una versione straniera di Stefano?»
Oddio, Jen, mi hai quasi fatto prendere un infarto. Pensavo che chissà cosa mi dovevi dire.» Si mette la mano sul petto per respirare, visibilmente spaventato.
«Dai, allora?» Lo incito ugualmente a rispondermi.
«Si, in Italia mi chiamo Stefano, ma mi hanno dato la versione spagnola, ma questo che centra? Rispondi al telefono prima che la chiamata si stacca.»

Come non detto, la chiamata si stacca due secondi dopo, quindi ignoro completamente il mio cellulare, evitando anche di andare a prenderlo sul comodino, e ritorno da Esteban. Gli do un bacio sulla guancia, e lo guardo con il sorriso. «Allora auguri di nuovo.»

Nel mentre lui mi ringrazia, ricambiando il bacio e il sorriso, il mio cellulare comincia a squillare di nuovo, quindi questa volta corro a prenderlo. Chiunque sia che mi sta chiamando, deve essere importante, siccome è mattina, è giorno di festa, ed è già la seconda volta che chiama.

«Natale, onomastico, dimissione, ricovero, mio figlio... volete avere qualche altro motivo per festeggiare, Jenny?» Io guardo Esteban, quasi intimorita. So che non è Esteban il figlio di cui parla, però... Cavolo, avrebbe senso anche così, però.

Lui mi guarda, come per chiedere cosa mi sta dicendo lo sconosciuto, ma io resto in silenzio, elaborando la risposta nella mia testa. Come se avesse seguito in diretta le dinamiche che sono successe in questa casa tra ieri e oggi, ecco che si ripresenta per sganciare un'altra delle sue bombe.

Oggi si torna in Italia, intanto nuovo capitolo online😍
Ho visto che qualche giorno fa AMORE TOSSICO è arrivato al secondo posto in categoria Thriller, e seriamente non so come ringraziarvi🥹❤️

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