79. Vuoi restare fuori?

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No, no. Ditemi solo che non è quello che penso.

«Certo, Jenny, sono io. Chi altro potrei essere, altrimenti?»

Non ho risposto. Ho solo staccato la chiamata in faccia. La voce era quella di Esteban, ma quel nomignolo? Quello non è il suo. Lui mi chiama Jen, e Jenny mi porta a pensare solo ad un altro coglione, ovvero lo sconosciuto.

Il cellulare squilla di nuovo, e sul display appare il nome di Esteban. Provo a rispondere, nella speranza che questa volta sia davvero lui. «Pronto?»

«Jen, so qui davanti la porta, puoi aprirmi?» Okay, si, questa volta è davvero lui.

Come richiesto, vado ad aprire la porta, dopo aver accettato e chiuso la chiamata, ma all'entrata non c'è nessuno.

«ES?» La sua auto è parcheggiata qui davanti, ma lui non c'è. Non vedo neanche la mia gatta. Esco di casa per controllare all'interno della macchina. Può anche essere che Esteban è voluto restare nella macchina perché tira vento e fa freddo. Non mi sorprenderei.

Anche in questo caso, però, le mie previsioni sono sbagliate. Neanche nella macchina di Esteban c'è traccia di lui o di Mal.
«MAL...» Urlo, sperando di sentire almeno il suo miagolio. Non capisco, Esteban mi sta facendo uno scherzo? Se è così, è proprio di cattivo gusto.

Ritorno dentro casa lasciando la porta aperta. Devo solo prendere il cellulare, poi esco di nuovo fuori e provo a chiamarlo.

Come ben detto, seguo i passaggi e avvio la chiamata, e lo squillo del cellulare si sente nel vialetto. Nessuna risposta, però, e la suoneria continua a cantare a vuoto. Comincio a farmi un giro per capire dove si sta nascondendo Esteban, perché è chiaro che mi sta solo facendo uno scherzo. «ES, sei qui?»

Do un occhiata dietro all'albero di pesche, dove riesco a sentire la musica della suoneria più forte e vicina, ma trovo soltanto il suo cellulare. Di lui e della mia gatta non c'è nessuna traccia.

Spaventata e preoccupata, do un'occhiata veloce al resto dello spazio davanti casa, e torno di corsa dentro, sigillando di nuovo la porta.

«Ma ciao, pasticcino.» Mi volto di scatto verso l'ultima persona che vorrei vedere, Jonah. È seduto tranquillamente sul mio divano, e mi sorride quasi in modo beffardo.

«Dov'è Esteban?» Gli chiedo, minacciosa. Ha sicuramente fatto qualcosa di orribile, e il mio in cui mi ha chiamato... Jenny. Dio, lo sapevo che era lui che si stava prendendo gioco di me.
«Chloe lo ha mantenuto un attimo a casa sua, e non so perché, quindi mi ha dato il permesso di venire qui con la sua macchina per portarti la tua gattina. Mi sa che non gli sto molto simpatico.» Mal è accanto a lui, sul divano, e gli ringhia quando lui prova ad accarezzarla.

«Grazie al cazzo. Sei un coglione, e gli animali sono più intelligenti delle persone, e capiscono subito quando una persona non è affidabile. Ora esci da casa mia e non farti vedere mai più.»
«Senti, piccola. So di aver sbagliato di grosso per quello che ho fatto ieri e tutti gli altri giorni. Non ho neanche scuse per quello che ho fatto, ma soprattutto riguardo a ieri, non so neanche cosa mi sia preso. Avevo bevuto un po' per il pranzo di merda fatto con mio padre e la mia matrigna, e forse ho anche fumato qualcosina, ma il mio corpo ha agito completamente da solo. Ti vedevo, eri sexy come ora, e non ho più ragionato. Sul serio, mi dispiace.»

«Non mi interessano neanche le tue scuse, quindi cosa ci fai ancora qui? Stai facendo il coglione con me da quando sono arrivata in questa città, e mi assilli telefonicamente con il nomignolo "Jenny", dicendomi poi tante di quelle stronzate su quello che dovrebbe essere stata la mia vita... Cos'hai in testa? Il fango?»

«Aspetta... hai detto Jenny? Mio padre amava quel nome, me lo diceva sempre. Forse ha amato una donna di nome Jenny durante la sua adolescenza. Forse è proprio la donna che mi ha messo al mondo che si chiama così.»
Ma cosa sta farfugliando, adesso? «Ed è per questo che anche tu ora mi chiami Jenny, solo perché il mio nome è simile?»

«In realtà, non so da dove ti sia saltato in mente questo nome, ma io non ti ho mai chiamata così. Solo ora mi hai fatto ricordare questo aneddoto di mio padre, il che è anche strano.»

Lo guardo confusa, per queste nuove informazioni avute, ma ciò non contribuisce a farmi addolcire nel modo in cui lo guardo. La mia testa ricorda sempre quello che mi stava facendo ieri, e credo che mai dimenticherò questa cosa, a maggior ragione perché sempre di averla già vissuta.

«Bene, ora vattene e fai venire Esteban, che ho bisogno di lui.» Ribatto.
«Mi dispiace che non sia bravo come lui, perché mi piaci sul serio, Jenna.»
«A me va bene così.» Lo spingo verso la porta. «Ora fa quel che ho detto prima che alzo la cornetta e chiamo la polizia per denunciarci per quello che mi hai fatto ieri. E tieni, questo credo proprio che sia il cellulare di Esteban, che a quanto pare te lo sei fottuto e lo hai lasciato a terra.»
«Si, me lo ha dato per permettermi di farmi aprire, ma non ho saputo cogliere l'opportunità. Puoi darmi, sul serio, un'altra occasione per farmi conoscere meglio e in modo più decente?»
«No, dovevi pensarci prima. Ciao, Jo.» Gli sbatto la porta in faccia e mi allontano solo quando sento l'auto allontanarsi da casa mia.

Ora mi tocca solo aspettare Esteban e fargli due cantate per aver mandato un incubo a casa mia. Intanto, finalmente posso sedermi accanto alla mia amata gattina, che comincia a farsi le fusa sulla mia mano. Passano circa una decina di minuti, mentre io sto quasi per crollare con la mia gatta affianco, ma il mio cellulare mi sveglia completamente dal mio stato di dormiveglia. Ho una nuova chiamata in arrivo.

Prendo il cellulare, e controllo il nome prima di rispondere. Bene, forse questa volta è davvero Esteban.

«Vuoi restare fuori?» È la prima cosa che gli chiedo appena accetto la chiamata. Si, adesso non merita neanche lui la mia poca bontà.
«So quello che stai per dire e si, so che sono uno stronzo, ma dev9 darti le mie ragioni e le cose che ho constatato, e direi che sono a dir poco importanti, ed anche tu devi saperle.»
Sbuffo. «Sai come pararti il culo, eh. Bastardo. Ora ti faccio graffiare dalla mia gatta, che ora è più cattiva di me.»

Stacco la chiamata e, come di parola, prendo la mia gatta, e apro la porta, ritrovandomi Esteban davanti. Invece di ringhiargli contro, Mal salta dalle mie braccia per accarezzare le gambe di Esteban. Oggi anche la mia gattina si è dimostrata una traditrice con me.

Lui, felice del gesto, prende in braccio la gatta, ed entra dentro, sorridendo. «È più brava di te. Lei mi vuole bene.»
«Sai quali sono i miei motivi per cui ti odio, adesso.» Incrocio le braccia al petto, dopo aver chiuso la porta.

«Okay, vieni qua.» Si siede sul divano, intimandomi di sedermi sulle sue gambe.
«Mi prendi per il culo?» Nonostante la mia domanda, mi siedo accanto a lui, accarezzando il mio gatto.
«No, perché ciò che è successo è stato sempre per il tuo bene. È Jonah che non sa accettare le change che gli vengono fornite.»
«E allora dammi la dimostrazione di sbagliarmi. Cos'è che riguarda me e il mio bene, adesso?»

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