69. Spaziale

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«A dir la verità, ho fame.» Ora sono io a cambiare discorso, e non perché per me è una conversazione scomoda, ma perché è Natale, ed anche se non è una cosa a cui credo, è un giorno di festa per tutti, e voglio tenermi lontana dai drama psicologici per un giorno. Beh, in questo caso escludo i disturbi alimentari, che nei giorni di festa si fanno più insistenti.

«No, non provarci. Dobbiamo valutare co... no, va bene. Devo cucinare. Si sono fatte quasi le 2, e in realtà anche io sto cominciando ad avere fame.» Si alza dal divano, ed insieme scoppiamo a ridere. 

Faccio per seguirlo in cucina, ma lui, notando il mio intendo, si volta verso di me, quasi con un volto minaccioso. «Tu devi restare qui, ferma. Non voglio vederti soffrire per i dolori in un giorno di festa, e soprattutto non devi origliare cosa comporterà il mio meraviglioso pranzo di Natale.»

«Chissà che schifezza ne uscirà fuori, allora. L'alto ego rovina sempre.» Lo prendo in giro, ridendo.
«Non azzardarti a mandarmi brutte sentenze, e no, il mio pranzo sarà stellato, pronto per occupare una puntata di Masterchef. Ti ricordo che sono per metà italiano, e l'Italia è conosciuta per avere il cibo migliore in termini di preparazioni.» Continua ad aumentare il suo livello di vanità.

Alla fine decido di non dire nient'altro, così che finalmente Esteban comincia a preparare qualcosa per il pranzo. Nell'attesa, chiedo ad Esteban di prendermi il telecomando della tv di fronte a me, e quindi avvio un po' di musica da YouTube. Il bello delle televisioni smart è proprio il vantaggio di poter vedere Netflix o YouTube mettendo un volume alto, senza doverlo mettere al suo massimo. Il volume dei cellulari, degli iPad, o degli altri apparecchi simili, è troppo basso per capirci qualcosa.

Nonostante la mia intenzione iniziale era quella di ascoltare semplicemente un po' di musica per rilassarmi, guardo prima un paio di youtuber, e poi metto la musica, ma invece di rilassarmi silenziosamente, finisco per cantare a squarciagola, guadagnandomi anche qualche forte risata da parte di Esteban, anche se si trova nella cucina. Devo tenere presente, però, che ha anche cantato in qualche canzone insieme a me. Non lo credevo possibile. 

«Minchia, Jen. Ho i timpani distrutti.» Ora è lui a prendermi in giro, appena entra nel salone con la tovaglia in mano.
«Non puoi immaginare i miei. Stai attento, ancora ne trovi uno a terra.» Non capendo la mia battuta, guarda davvero a terra in cerca di qualcosa, ma poco dopo realizza, scoppiando in una risata che coinvolge anche me. 

«Dio santo, Jen. Tu sei illegale... dovrebbero bannarti dalla vita reale.» Copre il tavolino di fronte al divano dove sono seduta con la tovaglia che ha in mano.
«E dove dovrei stare? Nei cartoni animati?»
«No, meglio nel mio videogame preferito della PlayStation.»

«Oddio, non dirmi che vuoi mettermi a fare la mignotta in quel gioco delle macchine... giuro che me ne vado, se stai pensando a quello.»
«Menomale che non ho pensato a quello, allora. Si tratta sempre di Driver, ma ti avevo immaginato come mia complice e compagna di furti e fughe.» Ride.

Intanto, torna in cucina, e ritorna subito dopo con i bicchieri, la bottiglia d'acqua, e una bottiglia di vino. Li lascia sulla tavola, e ritorna ancora in cucina. Io sistemo le cose che ha lasciato sul tavolino, posizionando le posate a destra del posto.

Finalmente, il passo finale è arrivato. Esteban ritorna al tavolino, lasciando sopra di esso due piatti fondi, con all'interno una verdura verde tagliata a pezzettini, in brodo. Insieme a questo brodino, sembra che ci sia anche la carne sfilacciata e... delle polpette? Cos'è questa roba gialla a pallini? No, precisiamo... cos'è questo miscuglio? Non ho mai visto un pasticcio del genere, da dove l'ha ripescata questa ricetta?

Vedendo la mia espressione confusa e quasi disgustata, ridacchia. «Non cominciare a fare le tue battute stupide, perché potresti fare un errore colossale. Questo è uno dei piatti tipici del Natale in Italia, servito solitamente come antipasto caldo. Viene chiamato "cardone" preso dal nome della verdura usata, ed è amato per l'uso del mix di fonti di proteine, e per il sapore delicato della verdura stessa. Viene utilizzato il brodo della cottura del pollo, che viene sfilacciato, e vengono aggiunte delle semplici polpettine di carne di vitello, cubetti di prosciutto crudo di maiale, ed infine vengono aggiunte le uova sbattute. ed ecco l'effetto finale in tutta la sua bellezza e la sua bontà, il Cardone Italiano. Provare per credere.» Fa la descrizione del suo "capolavoro".

Niente, non riesco a convincermi. L'aspetto proprio non mi attira. Sembra un ciambotto.

«Perché dobbiamo mangiare sul divano?» Cambio nuovamente discorso. Forse oggi stiamo facendo una gara a chi riesce a parlare di più cose diverse in poco tempo.
«Perché è Natale, e a Natale puoi.»
«Ma così sporchi le cose di valore.»
«Lo avrò pagato massimo 150 dollari, tanto di valore non è.» Si mette a ridere.

«Poi, a te ci vuole un po' di comodità, e questo fa 'proprio al tuo caso. Dai, dimmi cosa ne pensi di questo primo pasto del pranzo che ho preparato.» Ritorna al discorso di prima.
Niente da fare, non si lascia sconfiggere.

Guardo di nuovo i piatti sul tavolino, mentre Esteban li prende e mette il mio sulle mie gambe, passandomi anche la fotrchetta. Il mio sguardo è ancora schifato, ma quasi rassegnato. Mi sa che sono costretta ad accontentare il mio amico. L a mia comicità vuole che non riesca neanche a prendere la forchetta con la mano. Anche il mio corpo si sta rifiutando.

«E va bene, Jenna, non sapevo che fossi ritornata una bambina.» Prende la mia forchetta al posto mio, e prende un po' di verdura con qualche straccetto di carne dal mio piatto, e mettendo la mano sotto alla forchetta per evitare che gli sgoccioli finiscono addosso a me, avvicina la forchetta alla mia bocca, mentre ride, facendo ridere anche me. Vuole seriamente imboccarmi?

«Apri la boccuccia, piccola. Ti aspetta una sorpresa.» Cerca di convincermi, facendomi ridere ancora di più. Di conseguenza, metto la mano davanti alla bocca.

«Non mi aspetta nessuna sorpresa, papà. Mi stai prendendo per il culo.» Faccio la voce da bambina.
«Non si dicono le parolacce al tuo paparino. Forza, brum, arriva l'aeroplanino. Sta volando e vuole atterrare nella tua bocca. Sta arrivando l'aeroplanino.» Dondola la forchetta in aria e alla fine, proprio come farebbe una bambina, apro la bocca e l'aeroplano attera sulla mia lingua.

«Non credo che l'aeroplano faccia brum, ES.» Rido, prendendo in giro.
«Boh, non lo so nemmeno. Però ha funzionato.» Festeggia, mentre ridiamo insieme.
«Allora, com'è il mio primo Italian Meal?»
Continuo ad assaporare il boccone. «Ti dirò, me lo aspettavo davvero orribile,e invece cazzo, è favoloso.»
«Non si dicono le parolacce al tuo papà.» Mi punta il dito contro, e scoppiamo entrambi a ridere di nuovo.

«Minchia, mi sa che siamo entrambi fuori dal comune.» Ragiona a voce alta.
«Papà cattivone, hai detto una parolaccia?»

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