84. Brighton

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Vi prego di leggere lo spazio autrice alla fine, dopo la lettura del capitolo. Intanto, buona lettura a tutti/e😍🥹

Tra Esteban che ha fatto tante polemiche per un posto vicino a me, la gente che chiedeva di continuo quando arrivasse il turno del nostro volo, e la security che non sopportava più tutte le lamentele messe insieme, ce l'abbiamo ugualmente fatta a mettere piede nell'aereo.

La fortuna ha anche voluto che il posto alla mia destra fosse libero, lasciando occupato solo il mio al centro e quello di un signore sulla quarantina alla mia sinistra, dalla parte del corridoio dell'aereo, quindi, dopo aver superato il decollo, Esteban ne ha approfittato e ha cambiato posto, occupando quello vicino al finestrino libero accanto a me. Come se non bastasse, non è neanche riuscito a concentrarsi per vedere un film o per dormire un po', dicendo che il signore alla mia sinistra provava sempre a toccarmi.

Okay, mi rendo conto che stava solo scherzando, anche quando ha fatto la stupidata di far mettere me vicino al finestrino, però certe volte la gelosia mi da sui nervi. Nel profondo, però, gli sono anche grata: quell'uomo mi trasmetteva troppa ansia.

Dopo aver dormito un po' dopo la cena di lusso in aereo, considerando che due piatti di spaghetti con le polpette li abbiamo pagati 35 dollari l'uno, arriviamo a destinazione, e riesco a vedere l'agitazione e un po' di felicità nello sguardo di Esteban.

«È bella Brighton come città?» Chiede, dopo aver dato un piccolo sguardo all'aeroporto fuori dal finestrino.
«Lo scoprirai domani.» Lo scimmiotto, consapevole che ora è passata la mezzanotte, quindi è anche impossibile vedere come sia esteticamente la città di notte.

«Sembra bella.» Commenta, ridendo. Ora è lui che mi sta prendendo per il culo. Non l'ha neanche vista, la città, quindi è palese.

La prima cosa che facciamo, appena scendiamo dall'aereo e recuperiamo i nostri bagagli, è prendere un taxi e andare subito a casa mia, anche se la mia mente sta solo a ripetermi che conviene di più andare in un hotel. Casa mia sarà un trauma, adesso.

Nonostante i pensieri negativi che vagheggiano nella mia testa, entriamo nel taxi, mettendoci entrambi sui sedili posteriori, e finalmente accendo il mio cellulare, tenuto spento per tutto il tempo.

Non appena recupera il segnale, una bizzeffa di messaggi intasano le notifiche, e apro solo l'ultimo, visto che comunque tutti i messaggi sono stati inviati dallo sconosciuto.

*Jen, ho sperato per tutto il tempo del viaggio che l'aereo che ti ha portato a bordo avesse un brutto incidente, perché non so se in effetti devi essere a conoscenza della verità, ma è andato tutto liscio, a quanto pare, quindi ti auguro di trovare quello che cerchi. Buona fortuna, figliola, e buonanotte.*

Non dico nulla ad Esteban del messaggio, anche se mi lascia un sacco di domande nella mia testa. Non capisco, ha seguito in diretta tutto il volo? Che razza di stalker è questo tizio? Un robot?

Guardo fuori dai finestrini i vialetti che frecciano dietro di noi. Riconosco le strade: circa altri quindici isolati e siamo arrivati a casa.

Come se fossi stata proprio un navigatore, esattamente quindici isolati dopo arriviamo a casa, ed io quasi non riesco ad alzare lo sguardo verso di essa per i ricordi. Intanto, Esteban mi abbraccia appena scendiamo dal taxi, paga l'autista e prendiamo i nostri bagagli quindi, trasferendomi un po' del suo coraggio, guardo la casa della mia intera vita. Guardo Jessie, il nome che mio padre regalò alla nostra prima casa, in tutta la sua semplicità: giallo chiaro, non molto grande, e un largo giardino che la abbraccia.

Finalmente riusciamo ad entrare all'interno dopo un po' di tentativi. Dopo aver dato un'occhiata in ogni angolo, ho trovato la copia della chiave originale all'interno della corona della mini statua della libertà, il regalo di mio padre a mia madre per il loro terzo anniversario di matrimonio.

La casa è completamente in ordine, con un po' di puzza di polvere che echeggia nell'aria, poiché ormai si considera una casa inabitata. «Wow, ma è molto simile a quella che hai preso a Malibu.» Commenta Esteban, ed io rido.
«Si, abbastanza. Questa ha più stanze, ed è più grande, però.»

Lasciamo le valigie all'ingresso, ed io salgo direttamente al piano di sopra, per vedere la mia camera. Io dormirò qui, ovviamente, perché non ho il coraggio di dormire nel letto matrimoniale di mia madre.

Esteban mi segue, ma questa volta non rilascia nessun commento. Si limita solo a vedere ogni angolo della casa.

Intanto, la mia camera ha tutto al suo posto, le mie cose sulla scrivania, i miei libri sulle mensole, e i miei pupazzi sopra ad un altra mensola. L'unica cosa diversa è il mio letto, completamente privo delle lenzuola. Ovvio, non ci ha dormito più nessuno, quindi non c'era motivo di mettere le lenzuola pulite.

Come pensato, quindi, mi dirigo subito nella camera di mia madre pre prendere le lenzuola pulite, e la coperta pesante, considerando che non mi va di accendere il fuoco a quest'ora, ma resto incantata a vedere il letto dei miei genitori ormai in paradiso, se davvero esiste.

I ricordi si fanno vivi nella mia mente, e le lacrime scorrono da sole, mentre io faccio di tutto per farle sparire dalle mie guance. Non voglio che questi giorni di sosta qui si rivelino un inferno, quindi devo darmi un contegno. Voglio che questa diventi la mia occasione per dire addio ad entrambi, o almeno per provare a farlo.

Con l'aiuto di Esteban, che distoglie i miei brutti pensieri con i suoi baci teneri sulle labbra, riesco a riprendermi abbastanza per prendere le lenzuola e tornare nella mia camera a fare il letto. I ricordi ci sono ugualmente, ma devo essere più forte.

«Tu dove vuoi dormire?» Domando ad Esteban, che, come me, sembra quasi che sta per addormentarsi stando in piedi. È quasi l'una e mezza di notte, e stamattina ci siamo svegliati abbastanza presto, quindi abbiamo entrambi bisogno di una bella dormita. Si sa, poi: i viaggi stancano più delle giornate stesse.

«Dormo con te, anche a costo di stare a terra. Non ti lascio stare da sola qui dentro.»

Il mio letto è piccolo, quindi è impossibile entrarci in due. «Aspetta, allora. Vado a prenderti la coperta nell'armadio di prima.» Mi avvio di nuovo verso la stanza di mia madre, ma Esteban mi ferma.
«No, vado io. Tu comincia a mettere il pigiama, se vuoi.»

Corre via dalla stanza, quindi io mi guardo attorno e prendo un pigiama dal mio armadio. Dopo di che prendo la coperta che ho messo sul mio letto, e i cuscini appena coperti.

Esteban ritorna con la sua coperta in mano, e mi vede mentre metto la mia a terra, posizionando i due cuscini.

«Cosa stai facendo?» Mi chiede, confuso. Sta pensando che gli ho fatto prendere la coperta senza motivo.
«Dormiamo entrambi a terra. È meglio se stiamo vicini.»

Ridacchia per il mio pensiero, e intanto si cambia, e si distende sulla coperta, mettendo quella che ha preso sopra, e la stessa cosa faccio io, sdraiandomi accanto a lui. Ci diamo l'ultimo bacio, quello della buonanotte, e chiudiamo gli occhi. Domani ci aspetta una lunga ricerca.

Ebbene, notiziona:
Intanto che qui continuo a pubblicare la prima versione, vi comunico che AMORE TOSSICO è ufficialmente uscito in una nuova versione su Amazon, migliorata e corretta, con una copertina più azzeccata. (Per chi vorrebbe il cartaceo, bisogna pazientare un po' in quanto amazon continua a darmi problemi per le misure delle scritte sulla copertina, ma entrò domani spero sarà disponibile, per ora c'è per certo l'ebook)😍
Spero che qualcuno di voi possa sostenermi anche lì, come autrice❤️
Se avete video edit o post in cui taggarmi, vi lascio i miei Insta e Tiktok:
IG: mariacarmelachianca
TT: mariacarmela01
Sono emozionatissima😍❤️

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