19. Siti

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Sorrido all'affermazione di Erika. Forse non sarei dovuta venire io, forse non voleva neanche vedermi, ma almeno adesso, grazie al mio piccolo aiuto, è viva. Sarebbe andata molto peggio, in caso contrario.

Prima di metterle la maglia a maniche lunghe, ritorno all'armadietto nel bagno, dove ho trovato l'acqua ossigenata e l'ovatta, e mi metto alla ricerca di una garza che possa proteggerle le braccia.

Ritorno in camera, ma di Erika non c'è più nessuna traccia. Dove se n'è andata ora? Possibile che non ho sentito un minimo rumore?

Con la garza e gli atri accessori medici tra le mani, faccio il giro delle stanze, senza permettermi di entrare, e non trovandola torno al piano di sotto, dove presumo du trovare Esteban.

Davanti a me trovo una scena quasi carina per i miei gusti. Esteban sta abbracciando forte Erika, con qualche lacrima tra gli occhi, e lei che continua a scusarsi, piangendo.

«Non è con me che dovresti scusarti. Pensa se ti avrebbero trovata tua madre o il tuo fratellino in quelle condizioni? È stata una scema orribile quando ti ho trovata stesa davanti al camino in quel modo.»

«Lo so, mi dispiace così tanto.» Continua lei.
«Menomale che ho avuto l'idea di chiamare Jenna, altrimenti non sapevo proprio cosa fare. Ho avuto soltanto la forza di portarti in camera tua.»

«Grazie di nuovo, Jen. Mi dispiace tanto per quello a cui avete dovuto assistere.»

«Promettimi che non lo farai mai più.» Scongiura Esteban, e lei annuisce. «Si, te lo prometto.»

«Ora vieni qua, Erika. Devo disinfettarti di nuovo le braccia per potertele fasciare.»
Lascia fare a me, cercando di non imprecare per il dolore e per il bruciore. Dopo di che, le permetto di indossare l'altra maglia.

«Credo di aver bisogno di parlare con la mia psicologa.» Ammette, abbassando la testa, ed io mi faccio coraggio e le trasmetto un po' di forza con un abbraccio.

«Vuoi chiamarla? O preferisci che ci parliamo noi?»
«Veramente pensavo di andare direttamente al suo studio. Non ce la farò a sostenere un no come risposta, e credo che, trovandomi direttamente lì, avrà poche change per cacciarmi via.»

Ha ancora molta intelligenza nel modo di pensare.

Io ed Esteban ci guardiamo, e capiamo al volo cosa fare, quindi lui si mette subito in azione.

«Erika, però non puoi uscire in questo modo, che fa freddo. Vado a prenderti un giubbotto.»
Lei annuisce, e intanto si avvicina a me.

Dopo un po', Esteban ritorna da noi, con il giubbotto tra una mano, e il cellulare di Erika dall'altra. Chissà cosa è riuscito a fare.

«Okay, ora tocca solo a me mettere il giubbotto, e poi ce ne possiamo andare. Tu sei sicura che la dottoressa ti farà entrare?»
«Presumo di si, o almeno ci sto sperando con tutta me stessa. Ho seriamente bisogno di parlarle.» La sua voce si incrina leggermente.

Guardo Esteban in cerca di una sua risposta, e lui annuisce. Menomale, allora siamo sicuri di non fare un viaggio a vuoto.

Usciamo e ci incamminiamo.

«Andiamo a piedi? Ma non sarà lontano?» Chiedo, ma Erika mi risponde subito.
«No, tranquilla. Il suo studio è molto vicino, almeno, quando ne ho bisogno, posso andarci anche da sola.»

Continuiamo il tragitto e, appena entriamo nella struttura, attendiamo che la dottoressa esce dalla sua stanza. Noto con dispiacere che, nonostante proprio lei ha detto di avere un'urgenza di parlare con la sua psicologa, si sta crogiolando dall'ansia. Ha tanta paura, per quello che potrà dirle la dottoressa, ma probabilmente c'è anche qualcos'altro che la preoccupa.

Intanto, passano dieci minuti buoni, ma la dottoressa ancora non esce. Strano.
A quanto pare, la forte ansia di Erika la porta ad avvicinarsi alla porta per bussare, ma proprio nel momento in cui stava per farlo, ecco che questa si spalanca, facendo uscire una bambina, seguita da una donna giovane, forse sulla trentina d'anni.

«Ciao, dottoressa. Scusa se piombo qui senza preavviso e senza appuntamento, ma ho urgentemente bisogno di parlarle.»

«Ma mi...» Ci guarda ed Esteban le fa subito cenno di non dire nulla riguardo alla chiamata.
«Certo, Erika, entra. Voi aspettate in sala d'attesa, non è possibile assistere ad una seduta privata.»

Noi annuiamo e, mentre Erika entra nella stanzetta, io ed Esteban usciamo dallo studio.

«Quindi? Dimmi tutto.» Lo incito e lui si prepara psicologicamente a parlare. Perché ho l'impressione che non mi piacerà tutto quello che ha da dirmi?

«Tu e lei state insieme?» Chiede come prima cosa. Eh?
«E ora da dove ti esce questa cazzata? L'ha pensata il tuo culo?»
«Veramente mi riferisco a quello che ha detto prima di andare via dal recupero.» Ribatte, ovvio.
«Lo ha detto solo per tirarmi fuori da quello strano intreccio che si era creato.»

«Ciò non toglie che lo abbia detto con un tono di verità. Ho trovato un sito d'incontri sul suo cellulare, dedicato proprio alle persone gay. C'è un grande collegamento.»
«Io sono etero, anche se veramente non mi interessa niente.» Ribatto. Perché è così convinto che sia gay anche io?

«Vabbeh, tralasciando il discorso del tuo orientamento sessuale, ho visto sull'app che parlava con alcune ragazze, alcune delle quali l'hanno derisa per il suo aspetto esile, o anche per appunto il suo orientamento.»

«Pensi che potrebbe essere stato il motivo che ha scatenato la sua crisi, facendole fare quello che ha fatto?» Domando, schifata dal comportamento irresponsabile di certe persone. Come fanno ad avere il coraggio di dire certe cose? E parlo io che ne dico di tutti i colori, ma sicuramente non mi metterei mai a deridere e insultare una persona che non mi ha fatto nulla di male.

«Aspetta, perché non è tutto.»
«Cos'altro c'è da dire? Questo mi sembra più che sufficiente.»
«Invece no, perché c'è un'altra cosa oltre il limite del peggio.» Resta in silenzio, ed io aspetto, aspettando il continuo che non arriva. Vuole farmi spazientire.

«Se non ti sbrighi a parlare, ti faccio capo e breccia.» Lo minaccio, e lui alza le braccia in aria, divertito dal mio comportamento.

«Ho trovato una pagina aperta di Google, dove era aperto un sito strano, con frasi deprimenti, che incitano a comportamenti strani con il cibo, con le persone e con il proprio corpo, e quello che ho trovato in prima pagina mi ha ghiacciayo. Era proprio un post dove diceva di dover tagliarsi le proprie braccia con l'obbiettivo di sentirsi meglio.»

Resto senza parole. Se non ho capito male, Erika è succube di un sito Pro Ana.

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Vi sta piacendo Amore Tossico? Io amo Esteban, sul serio😍

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