85. Fotografie

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Depressione. È questo che sto provando da quando mi sono svegliata e ho aperto gli occhi nella mia camera d'infanzia. Esteban non è più vicino a me, e questo contribuisce a farmi sentire male, perché se c'è un motivo per cui stanotte sono riuscita a dormire, il motivo è proprio lui. È stato perfettamente in grado di fermare sul principio i miei attacchi di panico, e no, non ho avuto bisogno del sesso, perché a me va più che bene anche solo un suo abbraccio.

Ora sono sola, ancora a terra, dove ho avuto la stupida idea di dormire, e il mio sguardo sta passando da una foto all'altra che sono sulla mia parete. Quella con entrambi i miei geniotori, ed io a soli 4 anni, è stupenda, ma anche un sacco malinconica. Mi porta solo a pensare che neanche metà anno dopo... no, niente. Bata pensarci. Sono qui per un motivo, e appena tutto sarà finito, torno a Malibu e mi butterò questa storia alle spalle, perché non ne posso più.

Mi alzo di scatto dalla coperta utilizzata come materasso, quindi, e tolgo le coperte velocemente, ripiegandole dopo averle un po' sventolate. Scendo di sotto poco dopo, facendo prima la mia sosta in bagno, ed Esteban sta mettendo le tovagliette per la colazione sul tavolo della cucina, mettendo sopra di esse delle tazze larghe.

«Buondì, Jen. Sono passato in un bar qui vicino e ho preso il porridge, visto che qui non c'è nulla di buono. Credo che dovrai buttare un sacco di roba scaduta.»
Ridacchio. «Mi mancava il porridge.» Mi siedo al tavolo, e cominciamo a mangiare insieme, dopo avergli dato un bacio, che lui ha richiesto come ringraziamento. Inutile dire che mi fa ridere questo suo lato sdolcinato, ma è anche carino. Non mi da fastidio, stranamente.

«Come hai dormito?» Gli chiedo, curiosa.
«Non è a me che devi chiederlo. Tu sei stata tutta la notte tesa, e credo di non esserti stato molto d'aiuto.»
«Insomma, ti sbagli. Ho dormito solo perché ci sei stato tu.» Ora è lui a ridere per la mia risposta.

Nonostante la conversazione, nello stesso tempo do un'occhiata al porridge, che Esteban ha scelto di farlo fare con il miele, un pezzo di cioccolato fondente, granella di pistacchio e qualche mirtillo. Una grande confusione di roba, ma abbastanza buono e accettabile per cominciare la giornata.

Finita la colazione con tanti pensieri e un po' di difficoltà, buttiamo le tazze monouso date dal bar, come anche i cucchiaini, e poi ci organizziamo. La prima cosa che faccio è recuperare il mio cellulare nella mia camera, e accenderlo, considerando che lo spengo quasi sempre durante la notte, per evitare di avere un sonno disturbato.

Scendendo di nuovo al piano terra, il telefono si riavvia e cominciano ad arrivare le solite notifiche. Mi ritrovo una chiamata persa da Erika con un suo messaggio in segreteria, e circa tre messaggi dallo sconosciuto. Apro subito il messaggio vocale di Erika.

*Ciao, Jen. Non so che ora dovrebbe essere ora dove sei, ma comunque sia, appena ascolti questo messaggio, richiamami. Voglio sapere come stai e voglio tenermi in contatto e sapere che va tutto bene.*

Al momento ignoro la sua richiesta, e passo alla lettura dell'inferno, gli immancabili messaggi dello sconosciuto, che più che assillarmi non sa fare altro.

*Quanto è carina la dimora di famiglia? abbandonata lo è ancora di più.*

Passo al secondo. *Casa dolce casa, si dice. Ma so che per te non è così, ma neanche mi interessa. Devi prima trovare i segreti, e poi sparirà tutto. Buona fortuna, piccola Jenny!*

Nonostante tutto l'odio che sto provado per i suoi messaggi "intimidatori", in cui non si capisce neanche cosa abbia in mente di fare, passo all'ultimo messaggio, nella speranza che sia l'ultimo di questa giornata appena cominciata. *Buon ultimo giorno dell'anno, piccola stellina. Oggi è un giorno speciale per te e per me, perché l'anno finirà col botto. Buona ricerca, a presto, o a mai più.*

Non capisco il senso esatto di questi messaggi: a presto, a mai più, buona fortuna... io dico che l'unica cosa che mi è chiara è che oggi è l'ultimo giorno dell'anno, il 31 dicembre, e che fra meno di 20 ore entreremo del 2023 senza neanche sapere se ci arriveremo come vivi o come morti. Questa cosa mi mette agitazione? Tanta, ma neanche mi importa. Se muoio oggi, meglio per tutti quanti.

Mando un semplice messaggio di saluto ad Erika, come per comunicare che ci sono ancora, e poi io ed Esteban ci mettiamo subito al lavoro.

Controlliamo prima nelle zone più a vista, ovvero tra gli scaffali di una biblioteca, sulle mensole delle foto di famiglia, e negli album di famiglia, ma qui non c'è nulla di segreto, nulla che io non sappia, visto che riguardano proprio me, mamma e papà da piccoli.

L'unica cosa compromettente, o almeno credo che lo sia, è l'album di matrimonio dei miei genitori: Esteban mi ha fatto notale un sacco di fotografie mancanti all'interno dell'album, e qualcuno persino strappata. Stranita, do qualche occhiata pù approfondita al mio album di battesimo, ma qui ci manca solo qualche foto con i parenti e la torta. Forse sono solo andate perse.

Lascio l'album del matrimonio a portata di mano, e passo a vedere il piccolo album con le foto ricordo. Ci sono foto di mia madre con mio padre da giovanissimi, forse risalenti al liceo, quando si sono conosciuti. Ci sono persino delle foto con due ragazzi abbastanza simili, in cui si mostrano molto felici mentre abbracciano mia madre. Ci sono tante altre foto molto belle: Mamma con i miei nonni, papà che fa la proposta di matrimonio a mia madre, una dove le pacia la pancia, una con zia Maya, e un'altra, forse la più bella, che raffigura mia madre incinta mentre gioca con un altro bambino.

«Oddio, mi ricordo che giocavo sempre con questo bambino, anche se non ricordo neanche come si chiama. Ero troppo piccola per saperlo. Ricordo solo che forse è il figlio di zia Maya.»
«Aspetta, mica ci sono altre foto di questo bambino? Magari possiamo collegarlo a Zach.» Chiede Esteban, quindi cominciamo a dare una controllata a tutte le altre foto, dove però il bambino si vede sempre di profilo, e solo una volta con un altro ragazzo, quello simile a mio padre.

Okay, credo che lui è il fratello di mio padre, perché è l'unico che gli somiglia. Il suo viso, però, non mi dice niente. Non capisco, eppure c'è una parte di me che dice di conoscerlo. Ha una faccia di cazzo.» Esteban scoppia a ridere, facendo ridacchiare anche me. Intanto, continuo a confrontare il profilo del bambino con il presunto Zach. Hanno, effettivamente, un sacco di cose in comune: capelli castano quasi scuro, occhi chiari, corporatura esile. Credo che una cosa è confermata: il bambino è il figlio di Zach e Maya.

«Jenna.» Mi chiama Esteban, anche se è seduto vicino a me.
«Che c'è?»
«Guarda questa foto... sembra il sorriso di tua madre.»

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