70. Vero

11 3 0
                                    

Divertimento, risate, grida, cibo, scherzi... ormai è questo che è diventata la giornata di Natale con Esteban. Tra di noi, è diventato praticamente impossibile comportarci come persone serie e mature, e la parte buona di me dice che è proprio questo aspetto che cerca in una persona con la quale instaurare un rapporto vero, che sia amicizia, o altro. No, solo amicizia. Con le specialità italiane del Natale, lui ha saputo stupirmi nel vero senso della parola. Dopo l'antipasto con il cardone e tutte le stronzate fatte prima di mangiarlo, mi ha messo davanti i cannelloni ripieni di ricotta e zucchine, e poi ancora la carne ripiena al forno. Tutte ricette tipiche italiane, che mi hanno fatto viaggiare con la mente.

Sembra assurdo da dire, ma con Esteban, anche se i pensieri malsani nei confronti del cibo ci sono, riesco a tenerli a bada, e in tutta onestà, anche se tutto questo cibo è stato spaziale, non mi ha fatto neanche tanta paura. Forse è grazie al continuo divertimento durante il pasto che ha distolto la mia mente dalla paura per il cibo.

«Sai, mamma mi ha portato la pasta fresca peri cannelloni, e il cardone che aveva nel congelatore, ma non sapevo di poter cucinare così bene.» Si vanta, facendomi ridere.
«Mh, credo che mi stai solo prendendo per il culo. Secondo me ha preparato tutto tua madre, e vuoi farmi credere di essere un fenomeno mondiale.»

Lui si mette una mano sul cuore, fingendosi deluso. «Vuoi davvero mettere in dubbio le mie abilità, Jen? Fidati che non ti conviene.»
«Ah, si? E cosa sucederà, se ti dico che ne dubito?» Intanto la mia espressione resta comunque divertita.

«Perfetto, lo hai voluto tu. Appena toglierai i gessi e starai un po' meglio, ti sfido in una gara di cucina: stesso piatto, stesso tempo e vedremo chi lo farà meglio.»
«Tutto ciò è così dannatamente stupido.» Scoppio a ridere per la sua scommessa proposta. «Ma perché no? Sono una donna, ed è risaputo che le donne cucinano meglio degli uomini, perché sono cresciute con la cucina.»

«Sfaterò anche questo mito, detesto gli stereotipi. Le donne saranno anche brave, ma non è detto che siano le migliori.»
«Cavolo, stai prendendo seriamente questa cosa.» Rido ancora, e anche lui mi segue.
«Mi batto sempre per quello in cui credo.»

Alla fine, dopo qualche secondo passato a ridere ancora, mi abbraccia. «Grazie per essere con me a Natale. Avevo bisogno di una bella compagnia.» Si confida, riferendosi forse alla mancanza di suo padre.

«Qui ti stai sbagliando, però. Io non sono bella.»
«Ed è qui che ti sbagli tu, perchè lo sei eccome. O meglio, forse non sei solo bella, ma anche spettalocare. Io credo di non aver mai conosciuto una ragazza d'oro come te. Avrai anche un carattere di merda, come vuoi far credere, ma con me hai tirato fuori quella che tu sei davvero. Sei altruista, disponibile e soprattutto divertente. La più minuscola parte di me dice persino che sei speciale. Sono fortunato ad averti incontrato, e mi congratulo con me stesso per aver insistito un po' con te, ma anche con me stesso, per conoscerti. Non mi piace essere invadente, e questa è l'unica volta in cui ho sentito il bisogno di doverlo essere, perché una parte di me sapeva che potevi portarmi qualche gioia.»

«Hey, quindi mi stai solo usando per le tue gioie...» Mi fingo permalosa.

Seriamente, in tutto ciò che ha dichiarato Esteban, tu commenti la parte più inutile del discorso? Secondo me non sei per niente normale. Così lo fai sentire un coglione. Mi rammenta la mia coscienza. 

Lui mi guarda indignato. Ho il sospetto che la mia coscienza ha detto giusto. La prossima volta è meglio se resto in silenzio.
«Non credo che ti sto usando. Ho semplicemente agito secondo quello che sentivo che fosse giusto per me.» Mi guarda negli occhi, e posso notare la sua delusione dentro di essi. «Si, ho detto bene, per me. Posso perfettamente capire che per te non è lo stesso, e non mi importa. Si, mi fa male sapere che non provi lo stesso, ma devo smetterla di nascondermi. Ti sto conoscendo sempre meglio e sul serio, come te non ne ho tr...»

Reagisco senza neanche badare a quel che faccio mentre lui continua a parlare. Mi stupisco anche io di quello che sto facendo, ma si, lo sto davvero baciando. L'ho davvero interrotto con un bacio, per farlo smettere di farfugliare cose a caso per giustificare il suo discorso.

Dal canto suo, lui mi allontana, scioccato. Non capisce cosa sia appena successo, credo.

«Jen, non voglio che tu mi compatisca, e non voglio neanche che fai quello che stai facendo solo perché sono io che lo voglio. Io accetto questa cosa solo se anche tu desidero lo stesso che vorrei io, ma mi è chiaro che non siamo sincronizzati, quindi non voglio sentirmi preso per il culo.»

Okay, basta. É lui, è quello giusto.

Ignorando completamente le sue parole, mentre guardo il profondo dei suoi occhi, lo prendo per il viso e lo bacio di nuovo, e dopo un iniziale restio per la confusione, lo sento sorridere sotto le mie labbra, mentre finalmente ricambia il bacio. Ora è lui ad avere il comando del bacio, e a mantenere il mio volto con le mani, quasi come se avesse paura che io possa scappare da un momento all'altro.

Niente interruzioni, niente mani di troppo, niente tocchi indesiderati... solo lui, le sue mani sulle mie guance, le mie sulle sue, e le sue labbra sulle mie. Troppo santo? Non mi importa, anzi è proprio quello che cercava la parte più nascosta di me. Questo è quello VERO.

Quando il fiato diventa inesistente per entrambi, ci tocca staccarci, e ci guardiamo negli occhi, immergendoci nelle stelle luccicanti delle iridi degli occhi, se così si può dire.

«Credo di non essere più io. Forse questa è la nuova versione di me.» Penso ad alta voce, quasi senza rendermene conto.

Lui scoppia a ridere fortissimo, e a stento riesce a formulare una frase. «Wow, molto normale per dire una cosa a caso.»
«Dai, davvero. Secondo te chi solo?» Okay, ha ragione Esteban. Non sono normale, per uscirmene con una stronzata simile dopo quello che è successo.
«Credo che tu sia sempre Jenna Alisha Sophie Dempsey, e che finalmente tu hai tirato fuori chi sei davvero.»

Sorrido alla sua risposta, e gli lascio un bacio sulla guancia sinistra. Lui, però, divertito dal mio gesto, ferma il mio volto e bacia di nuovo le mie labbra. «Ora può andar bene.»

Subito dopo mi butto sullo schienale del divano, mentre lui continua a guardarmi. «Cosa hai preparato per il dolce?»

«Perchè, questo non andava bene come dolce?» Lo guardo male e lui ride. «Per ora niente dolce. É presto e abbiamo finito poco fa di pranzare, e non voglio farti sentire male.»

Rifletto un po' sulla sua risposta, e alla fine lo ringrazio, capendo le sue buone intenzioni.

«Ti va se adesso parliamo un po' di quel regalo?» Lo guardo tristemente, per avermi ricordato questo argomento, ma alla fine accetto. Prima o poi questa faccenda si deve risolvere.

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora