Resto immobile, ad ascoltare la strana litigata tra Esteban e la persona che non conosco. Faccio quel che riesco, mentre i miei occhi cominciano a mollare. Sento di star perdendo i sensi, e non so per quanto altro tempo riuscirò a resistere.
Tra tutta la conversazione che ho provato ad ascoltare, l'unica cosa che mi è chiara è che il mio amico è convinto che la persona con cui sta parlando sia lo sconosciuto che mi tartassa, ma questa cosa non ha senso, perché, se fosse proprio lui, non avrebbe potuto abbandonare la bicicletta e tornare da me un secondo dopo, e soprattutto mi avrebbe lasciato morire da sola.
«Comunque, se davvero non sei tu, cosa ci facevi lì?» Chiede Esteban, mentre un forte rumore di auto si trascina dietro di lui.
«Stavo tornando a casa. Ho trovato lei a terra e ho capito subito che non era semplicemente caduta, e che quindi non era una situazione semplice.»Improvvisamente la linea cade, quindi la telefonata si stacca, ed io guardo la persona che si avvicina a me. Resto comunque convinta che quest'uomo non sia completamente uno sconosciuto. Sono sicura di averlo già visto da qualche parte.
«Jenna, resisti e resta sveglia. Ora ti portiamo in reparto.» Mi sprona il dottor Kennedy, e quindi cominciamo a spostarci, mentre io vengo trascinata attraverso la barella. Sto provando a restare sveglia, ma sta diventando sempre più complicato. Mi sento intorpidita, ho tutte le ossa rotte e il corpo immobilizzato, e gli occhi si stanno chiudendo per la stanchezza. Sono distrutta.
«Dove si trova Jenna?» Sento urlare, e la voce potrei riconoscerla tra mille. La sua voce alta e chiara è inconfondibile.
«Ragazzo, faccia silenzio, altrimenti la cacceremo.» Gli risponde la segreteria, ma lui non le da retta.
«Oh dio, Jen. Cosa ti è successo?» Dopo una piccola corsa, mi raggiunge e tenta di toccarmi ma il dottore lo ferma. Vorrei tanto rispondere ma, se prima sono riuscita a biascicare qualche suono, ora non riesco neanche a muovere la lingua. È così che sarà la mia fine? Una morte lenta e dolorosa? È meglio un colpo di pistola a questo punto, bersagliato dritto nel cuore. La sofferenza fa schifo.
Finalmente mi lasciano in una stanza, l'uomo che non so chi sia se ne va senza dire nulla, e nella stanza restano soltanto Esteban e il dottor Kennedy oltre a me.
«Ragazzo, se non ti dispiace, ho bisogno di stare da solo con lei per valutare come posso fare per risolvere un po' questo suo stato. Durante le mie operazioni non sono concessi gli spettatori.»
Esteban, quindi, dopo avermi rivolto uno sguardo dispiaciuto, esce dalla stanza. Il dottore, intanto, tra se e se, valuta il da farsi. Il mio deve essere proprio un caso più unico che raro, tanto che neanche il dottore sa esattamente cosa fare.
———
Sono passati tre giorni dal disastro e la situazione comincia a migliorare un po'. La parte negativa? Sono tutta bucherellata per le flebo fatte, visto che neanche riesco a mangiare con la bocca, e soprattutto sono completamente ricoperta di gesso. L'unica cosa che si è salvata, in questo caso, è solo la testa, anche se ho rischiato di spaccarlo in due.Sono riuscita a dire quello che è successo, anche se, principalmente a causa dello shock, ancora non riesco a sostenere lunghe frasi e conversazioni.
Erika non è ancora riuscita a venirmi a trovare. Forse si sente di essere la causa delle mie attuali condizioni, poiché mi ha lasciato andare via da casa sua quella sera senza obiettare. Inoltre, credo che stia anche ultimando le preparazioni delle sue valige prima di essere ricoverata. Le mancano due giorni di libertà.
Oltre Esteban, che è stato giorno e notte con me, e la madre di Erika, che è venuta ieri pomeriggio, anche Jonah ha saputo dell'accaduto. È venuto il giorno dopo, e stranamente non si è comportato da solito coglione. Ha sorpreso persino il suo amico, che lo conosce da tanto. Mi ha dimostrato la sua preoccupazione, il suo dispiacere per l'accaduto, e mi ha anche avvolto la sua mano calda alla mia. Mi ha fatto piacere questa cosa, anche se al momento che lui era qui non ho parlato, e la mia testa pensava solo a volerlo mandare via a calci.
Persino qualche compagno di corso e qualche professore è venuto a trovarmi. Evidentemente hanno pubblicato la notizia sul giornalino locale, altrimenti non mi so spiegare questo passa parola.
Mentre guardo video divertenti su YouTube con Esteban, i suoni si bloccano e sulla schermata appare una chiamata in corso. Esteban, quindi, accetta.
«Pronto?»
«E tu chi saresti?» Risponde la voce dall'altro capo del telefono. Lo sconosciuto.
«Io sono Esteban, al momento la spalla destra di Jenna. Più che altro, tu chi sei?»«Oh, mio caro Stefan, so esattamente chi sei, ma io non ho chiamato per parlare con te. Non a caso il numero è proprio quello della piccola Jenny.»
«Sai quello che hai fatto, c'è la tua firma sopra, e sai perfettamente che lei non può parlare a causa di quello che le hai fatto. Tanto per chiarire, poi, il suo nome è Jenna, rimbambito. E probabilmente non sai neanche chi sono io, perché non mi chiamo Stefan.» Esteban si sta già innervosendo.Ma in quel modo mi ha chiamato il dottore... è lui?
«Non mi interessano i nomi. Io dico quelli che mi piacciono, anche se li so. Inoltre, so che sta ricominciando a parlare, quindi fammela sentire, altrimenti sai bene cosa sono capace di fare.»
Ecco che ricomincia con le sue minacce.
«Che- che vuoi?» La mia voce è distrutta ma riesco comunque a risultare antipatica contro di lui.
«Non lo so, volevo sapere se volevi un mio regalino, o se vuoi farlo prima tu a me, ma ti ricordo che l'ultima volta non ti è andata bene.»
«Non ho neanche l'opportunità di fartela pagare, per colpa tua.» Mi sto già sentendo il petto che si blocca.«Allora decidi, vuoi continuare a sentire la storia, o preferisci una visita in ospedale, Jenny?»
«Vieni in ospedale, così posso spaccarti la faccia, coglione.» Sbotta Esteban.«Perfetto, allora continuiamo la storia. Mi dispiace, caro bambino, ma non ho chiesto a te.»
Sbuffo per la beffardagine di quest'uomo. Non può tartassarmi anche ora che non ho vie di scampo.
«Dunque, il tuo fratellino nacque, e dopo averlo accudito per i primi due anni, lei ha deciso di sposarsi con tuo padre. Dopo qualche mese, in cui il primo figlio è stato lasciato a me, io e Josie abbiamo continuato a vederci alle spalle di Ricky, ma è rimasta incinta di nuovo e da lì non abbiamo più avuto modo di vederci, per evitare scandali, o distruzioni. Sei nata tu, vivendo con loro due, e dopo due anni abbiamo avuto di nuovo modo di vederci, e ricucire i rapporti.»
«E in tutto ciò cosa centri tu con me? Mia madre stava con mio padre e tu eri solo una terza persona intrusa, che aveva un figlio illegittimo da mia madre.» Respiro affannosamente per quel che ho detto sotto sforzo.
«Non hai capito niente, eh. Non sei figlia unica.»
Jonah entra nella stanza, salutando, ed Esteban toglie il cellulare da me vicino.
«Mh, sto avendo un deja-vu. Presto la storia si ripeterà, Jenny.» Dice lo sconosciuto, proprio mentre Esteban sta per staccare la chiamata.
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Amore tossico
RomanceIl bisogno di avere una persona da amare, che sia un nerd o un bad boy; un migliore amico sul quale poter contare sempre, poter raccontare ogni cosa, e vivere tante folli avventure insieme; diventare qualcuno nella vita, sentirsi realizzata, avere u...