43. Sparita

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«Che io sappia, no. Sempre stata figlia unica, fin dalla nascita.» Rispondo, ed è la verità. Contrariamente a quel che dice lo sconosciuto, io sono figlia unica, e lo sarò fin quando non mi cascherà il mondo addosso.

«Veramente? Solo ora stavo notando, ma sembra che tu e Jonah avete una forte somiglianza: tanti lineamenti uguali, e persino il carattere, quindi ho pensato che foste fratelli.» Da una motivazione alla sua domanda. Davvero divertente questa cosa.

«Assolutamente no, e menomale, penso che ci saremmo uccisi a vicenda a suon di schiaffi e insulti.»

«Io farò finta di non aver sentito.» Risponde Jonah, ed Esteban e Erika scoppiano a ridere.

«No, sul serio, qual è la tua opinione al riguardo?» Lo incita Julien, curiosa. Cavolo, è proprio convinta della sua teoria. Ma da dove le caccia queste scemenze? Sono cose che non esistono ne in cielo, ne in Terra. Non ho parole, davvero.

«Non mi scoperei mai una sorella.»
«Vaffanculo, neanche mi porterai mai a letto, anche se non abbiamo un legame di sangue. Io non lo faccio con chi mi sta già sulle ovaie.»

«Okay, non mi interessano questi dettagli. Voi altri cosa ne pensate?»
Ma perché deve coinvolgere e chiedere a tutti di questa cosa assurda? Pensavo che fosse una brava donna, ma sinceramente mi sto ricredendo.

«Non sono proprio diversi, insomma anche qualcosa del viso che li accomuna, ma insomma, alla fin dei conti esistono sette sosia al mondo, e non è raro incontrarne uno. Loro due, prima che lei si trasferisse qui, non si conoscevano affatto, ed io le credo.» Erika concorda con quello che dice Esteban, e sua madre sembra mettersi l'anima in pace.

Questa sua eccessiva convinzione mi puzza un po'. Potrebbe essere lei lo sconosciuto. Chi lo sa, su internet esistono anche le applicazioni che modificano la voce, quindi potrebbe tranquillamente trasformare la sua voce femminile in voce maschile. La gente è imprevedibile.

«Aspetta, ma tu sei la figlia di Josie Mendez-Dempsey?»
«Si, infatti io sono una Dempsey.»
«Ah... okay, ho capito. Condoglianze, mi dispiace per quel che è successo.Purtroppo gli incidenti ci sono sempre, ma quando qualcuno perde la vita è orribile. Mi dispiace tanto.»

«Grazie.» Sussurro, con voce talmente bassa che forse sento solo io, e mi alzo subito in piedi.

«Io comunque ho sonno, vorrei andare a dormire.» Dico, facendo in modo di far andare via tutti quanti. Non posso più sostenere delle conversazioni simili, sono stanca di sentirmi sempre parlare di mia madre, di quello che è successo, e tutto il resto. Qualcosa non quadra, e vorrei tanto collegare il tutto, ma l'insieme di tutte le cose successe oggi mi stanno distruggendo mentalmente. Non ce la faccio più.

Mettiamo a posto i disordini, e piano piano se ne vanno tutti, rimanendomi finalmente da sola.

Finalmente libera di mettermi nel letto, indosso il pigiama, e mi metto sotto alle coperte, ma lo squillo del cellulare al mio fianco mi fa spaventare. Ma cavolo, ora è tutto buio e spento e sono le 11:37 di sera. Non si può chiamare e infastidire qualcuno a quest'ora.

«Chi è?» Rispondo, invece di dire pronto. Bene, cominciamo proprio bene. Questa è la prova che adesso devo solo dormire.

«Chi sarà mai, secondo te?» Mi risponde lui, dall'altra parte del telefono. Giusto, avrei dovuto aspettarmelo.
«Ho sonno, non voglio rotture di palle adesso. Non è un caso se ho cacciato di casa le persone che sono state qui fino a poco fa.»

«Io infatti non sto a casa tua, quindi posso parlarti ugualmente. Dunque, cosa vuoi sapere ora?»
«Voglio dormire. Tanto tutto quello che dici tutto è una stronzata. Non voglio perdere tempo appresso ad una persona che non so neanche chi è, e che magari non esiste nemmeno.» Stacco la chiamata, tolgo la suoneria e la vibrazione, e finalmente chiudo gli occhi.

Non so quanto riuscirò a dormire, considerando tutto lo schifo di oggi, ma l'importante è provarci sempre. Magari, considerando che la camera è pulita, il buon profumo che riecheggia nell'aria potrebbe rilassarmi.

———
«Jenna, come stai?» Esteban, vedendomi in lontananza, mi raggiunge di corsa. Per l'ennesima volta, sono ritornata all'università dopo alcuni giorni d'assenza. Il motivo? Ce ne sono tanti, ma l'unico che mi va di dire è l'influenza. O almeno spero che sia stata influenza, perché io non ho fatto nessun tampone per essere sicura che non fosse covid.

Non mi importa, sinceramente, cosa sia stato. Ne ho approfittato per starmene dentro casa al caldo, senza badare a nessuno.

Non ho aperto a nessuno che ha bussato alla porta principale di casa, e su questo sono stata di parola per quello che ho detto durante la serata post-cena con ospiti desiderati e non desiderati.

Ho silenziato il cellulare a tutti gli effetti, tenendolo anche spento per i giorni del fine settimana.

Ho chiuso tutte le persiane delle finestre fi ogni stanza, vietando a chiunque di vedermi dall'esterno di casa e comprendendo che io fossi all'interno. Meglio far pensare che me ne fossi andata, che far capire di star evitando tutti.

Sono stata soltanto a seguire le lezioni registrate, in modo tale da tenermi al passo con il programma, sono riuscita a studiare abbastanza per gli esami che si terranno subito dopo le feste di Natale, e ho consumato tutti i pacchi di pasta che avevo nel mobile, i biscotti, e persino le cose che avevo in congelatore. Mi è rimasta solo una bustina di carne di pollo a straccetti, e un biscotto semplice al cacao.

Mi sono letteralmente segregata in casa, e direi che è stata proprio una pace. Peccato, però, che le  cose belle hanno sempre una fine, quindi eccomi di nuovo qui non pronta per seguire le lezioni in presenza, pronta a dare false spiegazioni a chi me le chiede, inerenti alla mia sparizione, e a fine giornata scolastica mi toccherà anche andare a fare la grande spesa della settimana. Sicuramente preferisco altri modi per ricominciare a vivere.

«Ciao ES, sto alla grande, anche se molto stanca. Tu che mi dici?»
«Non mi interessa parlare di me. Che fine hai fatto? Non sono riuscito a rintracciarti in nessun modo.»

«Mi sono fatta tre settimane a Brighton, quindi ho chiuso tutto in casa, ho dovuto rimettere la vecchia scheda telefonica al cellulare, poiché in Inghilterra c'è il prefisso diverso, e ho fatto lì varie commissioni.» Se mi chiede che tipo di commissioni ho dovuto sbrigare lì, sono fottuta.

Che ne so cosa potrei fare lì. In tutta onestà, considerando quello che è successo a mia madre, al momento tornare a Brighton è l'ultima delle mie intenzioni.

«Ah okay, avrei preferito essere avvisato, perché mi sono preoccupato molto, ma l'importante è che stai bene. Ti accompagno a lezione?»

Acconsento, anche se contro voglia. Intanto il mio telefono, ora acceso, mi avvisa di un nuovo messaggio.

*E che ne dici, se ti dicessi che a casa tua, a Brighton, potrai trovare le prove che confermano che quello che ti dico è vero?*

———
SPAZIO AUTRICE
Ma secondo voi chi è lo sconosciuto che importuna Jenna? E secondo voi parla sul serio? Dice la verità? E cosa pensate di ES?

AHHHH io lo amo, troppa premura😍

Amore tossicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora